Il processo Eternit poteva finire con una condanna, anche con le leggi in vigore, anche con l’attuale disciplina della prescrizione. I giudici di Cassazione hanno fatto una scelta interpretativa che ha portato alla prescrizione e al colpo di spugna sulle responsabilità per 2000 vittime dell’amianto, mandando assolto l’unico imputato, il numero uno di Eternit Stephan Schmidheiny. Ma avrebbero avuto tutti i presupposti di legge per condannarlo. Ne è convinto Felice Casson, senatore Pd, promotore di una nuova legge sulla questione amianto, candidato sindaco di Venezia ed ex magistrato che ha istruito fra l’altro l’inchiesta sui veleni del Petrolchimico di Porto Marghera. Proprio in questi giorni esce “Le fabbriche dei veleni” (La Toletta Edizioni), aggiornamento del suo libro del 2007. Casson parla addirittura di una sentenza “contra lavoratorem”.
Senatore Casson, nelle motivazioni i giudici di Cassazione sostengono che il reato di distastro ambientale è terminato quando Eternit ha chiuso lo stabilimento di Casale Monferrato, nel 1986, e che quindi era prescritto addirittura prima che cominciasse il processo. Che ne pensa?
Sono state confermate le previsioni negative della vigilia. I giudici hanno fatto una scelta interpretativa che non era assolutamete vincolata e potevano benissimo decidere come i colleghi di primo e secondo grado (che avevano condannato Schmidheiny a 18 anni di reclusione, ndr). La decisione di questi ultimi è stata maggiormente conforme alla Carta costituzionale, che in più punti dà per prioritaria la tutela della salute e dei lavoratori. Quando ci sono più opzioni bisogna leggere secondo l’ottica costituzionale. Sul caso Eternit c’è stata una scelta “contra lavoratorem”.
E adesso? Dopo la pubblicazione delle motivazioni, la Procura di Torino ha chiesto un nuovo rinvio a giudizio per Schmidheiny, con la nuova accusa di omicidio volontario. Secondo lei è una strada praticabile? La difesa già invoca il “ne bis in idem”, cioè nessuno può essere giudicato due volte per lo stesso fatto.
Certo, le difese lo sosterranno, ma secondo me il “ne bis in idem” è assurdo perché nei due casi sono giudicati beni giuridici diversi e reati diversi. Le morti colpose e le malattie più recenti provocate dall’amianto non sono prescritte.
Il Senato dovrebbe approvare a breve, forse già domani, la nuova legge contro gli ecoreati. Secondo lei diventerà più facile perseguirli?
Se il nuovo testo fosse già legge sarebbe stato più facile per i giudici perseguire un caso come quello di Eternit e chiuderlo senza incorrere nella prescrizione. Fra l’altro è stato approvato un mio emendamento specifico sulle vittime del lavoro e sulla tutela rispetto alle malattie professionali.
Lei ha istruito l’inchiesta sui morti di tumore del Petrolchimico di Porto Marghera, e il processo si è concluso in Cassazione nel 2006 con diverse condanne di dirigenti Montedison, anche se le contravvenzioni ambientali andarono prescritte. I giudici di Eternit citano in sentenza anche quel caso. Vede un parallelo?
Anche in relazione a quel caso furono citate sentenze contrapposte delle Sezioni unite della Cassazione. E’ la conferma che la decisione finale spetta alla coscienza dei giudici.