Le dichiarazioni di ieri del presidente Anac Cantone sui ritardi eccessivi nella destinazione d’uso dei beni confiscati alla camorra e del silenzio complice dei cittadini in terra dei Fuochi merita alcune considerazioni personali.
L’ultima immagine che ho di Carmine Schiavone è il suo pianto disperato (mi venne in mente proprio quello dei traditori di Gesu’) mentre stringeva forte tra le mani il povero Crocifisso in legno che padre Maurizio Patriciello gli aveva donato, in silenzio, non riuscendo a proferire una sola parola nel salutarlo.
Avevo accompagnato padre Maurizio a quell’incontro che era stato sollecitato dal camorrista pentito: mi aveva supplicato di non lasciarlo solo. Avevo tanta paura ma anche una curiosità fortissima di sentire quel criminale pentito. Furono varie ore di sproloquio pressoché ininterrotto, nello stile ormai immortalato dalle interviste televisive, in cui ascoltammo atterriti descrizioni di azioni criminali e di omicidi con la stessa apparente “nonchalance” che abbiamo noi nel descrivere una partita di calcio.
Criminali così ignoranti ma potenti e ricchi “tombavano profondo” proprio per essere certi di non avere problemi con i prodotti agroalimentari da coltivare in superficie. Schiavone mi fece così ricordare un episodio già sentito raccontare ad una conferenza dal magistrato Cristina Ribera quando descriveva una intercettazione telefonica fatta nel corso di una indagine in cui un ecomafioso particolarmente ignorante comunicava alla moglie non solo che entro 15 giorni avrebbe dormito su un letto tutto d’oro ma soprattutto che quella sera avrebbe mangiato una ottima insalatina di pomodori coltivati proprio sul terreno dove stavano sversando in profondità. Il magistrato Ribera dichiarò che impiegarono diversi mesi per cercare di comprendere il significato di quelle dichiarazioni cosi apparentemente tanto contraddittorie da sembrare in codice.
Avere oggi certezza che la quasi totalità dei nostri prodotti agroalimentari coltivati su terreno di copertura di discarica non a norma di rifiuti tossici tombati in profondità non siano inquinati, ci fa certo piacere ma conferma anche la bontà della consulenza, profumatamente pagata, fatta ai casalesi, e alza di gran lunga l’asticella della valenza criminale di queste azioni e dei rapporti che questi criminali avevano non solo con la politica, ma anche con le professioni, i famosi quanto occulti “colletti bianchi”.
Ma questo non significa che ci siamo fermati, tutt’altro: abbiamo intrapreso la strada giusta, costringendo tutti, criminali e Stato, a cominciare a fare chiarezza in terra dei Fuochi e di Gomorra.
Nella mia terra come in tutta Italia non servono eroi che sacrifichino la propria vita per combattere un mostro infinitamente grande e potente, né costanti manifestazioni di piazza, ma questo mostro si abbatte semplicemente con la trasparenza nello Stato, spezzando il muro di omertà e di silenzio dei cittadini che questo silenzio dello Stato induce.
Dobbiamo chiedere ed ottenere i dati dallo Stato e la loro trasparente diffusione in modo che ci sia una presa di coscienza da parte di tutti i cittadini della semplice verità di quello che accade.
All’epoca di Carmine Schiavone (1993-94) i rifiuti industriali da smaltire illegalmente erano circa un terzo di quelli che circolano oggi, e grazie al nostro impegno, oggi lo Stato, attraverso i suoi inquirenti come la Guardia Forestale, è costretto ad ammettere che in tutta Italia non meno di 25 milioni di tonnellate l’anno di rifiuti speciali, industriali e tossici vengono prodotti in regime di evasione fiscale e smaltiti scorrettamente non solo in Campania ma in tutta Italia e in tutto il mondo.
Noi in Campania abbiamo cominciato la nostra operazione di trasparenza e di comunicazione corretta del danno e quindi del rischio. Il resto di Italia sta ancora “dormendo”, pensando che terra dei Fuochi e Gomorra siano un problema criminale che riguarda solo la Campania e solo i suoi prodotti agroalimentari.
Tutto quello che si tomba o si brucia finisce nel terreno e quindi in falda, e non ci sono solo i rifiuti tossici a danneggiare i prodotti agroalimentari. La mia terra che non ha mai smesso un solo secondo di essere “Campania Felix” cioè fertile, e per questo viene “bombardata” ufficialmente da meno di un terzo dei pesticidi che invece colpiscono le falde acquifere di tutto il resto di Italia (dati ISPRA 2014).
Le segnalazioni riportate in questi giorni dalla “Relazione sul sistema di allerta europeo” (figura 9) attestano senza alcun dubbio che la Campania viene molto dopo delle altre regioni di Italia in termini di segnalazioni di prodotti interessati dall’allerta, specie rispetto a tutte le regioni industrializzate del nord : Veneto, Lombardia, Emilia Romagna. Si dimostra una evidente correlazione tra segnalazioni effettuate di “allerta” agroalimentare e produzione procapite/anno non già di rifiuti urbani, ma, come ovvio, di rifiuti speciali, industriali, tossici e consumo di pesticidi (tabella).
Chi ha la maggiore produzione industriale pro capite e il maggiore uso di pesticidi mostra il maggior rischio e numero di segnalazioni di “allerta” agroalimentare. E tutto quello che viene illegalmente sversato nella terra o sulla terra (roghi tossici) finisce nell’acqua e nel mare, come appunto confermano le segnalazioni ricevute (figure 8 e tabella ISPRA) .
Dobbiamo esserne lieti? Se potessimo dire che anche oggi in Campania non saranno prodotti non meno di seimila tonnellate di rifiuti speciali, industriali e tossici in regime di evasione fiscale che quindi saranno anche oggi smaltiti illegalmente in qualche modo e da qualche parte, potremmo dire di si.
Non siamo eroi, siamo milioni di cittadini che hanno detto basta e che hanno compreso che la guerra si vince non con un singolo atto di eroismo o sacrificio, ma con la fatica immensa di costringere lo Stato a fare il suo dovere di controllo, trasparenza e verità.
Secondo Sant’Ignazio (Esercizi Spirituali, reg. 326): “quando il nemico della natura umana vuole ingannare con le sue astuzie e suasioni l’anima giusta, desidera e vuole che siano ricevute e tenute in segreto.”
Per uscire da Terra dei Fuochi e da Gomorra, è indispensabile che tutti i pezzi dello Stato Italiano (Economia, Salute, Ambiente e Agricoltura) si parlino e si coordinino in trasparenza e comunichino a noi cittadini i dati che sono tenuti a produrre: dai flussi dei rifiuti industriali, al loro monitoraggio alle industrie che li producono, al registro dei tumori.
Non è per me un caso che tra tutte le regioni Italiane, la regione che oggi ha sui temi ambientali la migliore trasparenza e la migliore comunicazione, la Toscana, sia anche la regione che mostra il migliore rapporto produzione pro capite di rifiuti speciali/segnalazioni di “allerta” agroalimentare sul proprio territorio.
Non abbiamo paura di niente altro se non del silenzio, che sinora era assordante in Terra dei Fuochi, non dei cittadini, ma dello Stato italiano.