Khalifa Haftar, ex generale dell’esercito di Muammar Gheddafi, è stato nominato “comandante generale” dell’esercito libico. Come riferiscono fonti libiche, lo ha dichiarato il portavoce delle Forze armate, Mohamed El Hegazi. L’incarico è stato creato attraverso un emendamento alla legge sull’esercito libico e servirà a “supervisionare tutte le componenti” delle Forze armate, precisano le fonti citando un deputato. Il comandante generale avrà “tutte le prerogative” del ministro della Difesa e del Capo di Stato maggiore, viene aggiunto. La nomina conferma l’aumento della già nota, ma finora contrastata influenza del generale Haftar sul parlamento e governo insediati a Tobruk e riconosciuti dalla comunità internazionale.

Con la nomina di Haftar si crea “un coordinamento totale ed esaustivo fra le autorità libiche ed egiziane per lottare contro il terrorismo”, riferiscono fonti che citano ancora El Hegazi. Saranno varate “nuove leggi” per la ristrutturazione dell’esercito libico “al fine di creare un’istituzione militare disciplinata” e “nuove unità militari specializzate nella lotta contro il terrorismo”. E’ prevista anche la fornitura, alle forze armate libiche, di “nuovi aerei militari” e “armi sofisticate”, viene aggiunto senza esplicitare il fornitore.

Chi è Khalifa Haftar
Haftar guida le operazioni dell’esercito regolare che nelle ultime settimane a combattuto le milizie jihadiste di Ansar al Sharia da Bengasi, ha provato ad attaccare l’Isis del suo califfato a Derna e ha affrontato le milizie filo-islamiche della coalizione Fajr Libya al comando nell’ex-capitale, Tripoli. Il governo di Tobruk viene definito da settimane “de facto” sotto il controllo di Haftar e la Bbc il mese scorso aveva intitolato una sua rara video-intervista con un’eloquente domanda: “Questo generale sara’ il nuovo leader della Libia?”.

Haftar e’ un ex-ufficiale dell’era Gheddafi, disertore negli anni Ottanta e rientrato in Libia alla caduta del dittatore nel 2011. Nel maggio scorso lanciò una campagna militare “privata” (l'”Operazione dignità“) per scacciare jihadisti da Bengasi e arginare gli islamisti nel Paese. Per questo ruolo “informale”, a lungo era stato definito “ex-generale” o “generale in pensione” ma poi e’ stato reintegrato a tutti gli effetti in dicembre. A seguirlo sono unita’ militari deluse, uomini della sicurezza del passato regime, capi di tribu’ autonomisti (dell’est) ma anche milizie di Zintan e altre città occidentali.

Se si imponesse, si tratterebbe di una soluzione “egiziana” con un militare, come il presidente Abdel Fattah Al Sisi, che prende il potere dopo una turbolenta Primavera araba: il parallelo pero’ non viene ancora esplicitato perche’ la situazione in Libia e’ ancora molto in bilico anche a causa della presenza dell’Isis. La sua presa sul governo di Tobruk, quello su cui sta puntando il mondo, non e’ totale come si e’ visto attorno alla metà di febbraio con le dimissioni annunciate e smentite a piu’ di riprese del ministro dell’Interno, Omar Al-Sinki, che dieci giorni prima in un’intervista a Le Monde aveva definito il generale una sorta di “dittatore”.

O se non proprio un tiranno, un protagonista con un’agenda indipendente: proprio mentre l’Onu cercava di metter attorno a un tavolo Tobruk e Tripoli, Haftar alla Bbc annunciava di aver piani per attaccare la capitale.

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