Giovedì 19 febbraio, Roma. Gli otre 6mila tifosi del Feyenoord arrivati in Italia per seguire l’andata dei sedicesimi di Europa League mettono a ferro e fuoco la città. Le forze dell’ordine italiane rispondono come possono (cariche e lacrimogeni), ma non riescono a evitare danni – specie alla fontana della Barcaccia in Piazza di Spagna – magra figura e polemiche. Giovedì 26 febbraio, Rotterdam. Nella vigilia della gara di ritorno, i quasi 3mila ultras al seguito di Totti e compagni sono messi nelle condizioni di non nuocere: perquisiti, scortati, 83 di loro “sequestrati” nel garage di una caserma adiacente allo stadio (un arresto) e privati della facoltà di muoversi liberamente per la città.
Due modi diversi di prevenire i disordini da stadio e di considerare il fattore-rischio legato alle manifestazioni sportive. Risultato: a Rotterdam con tutta probabilità non ci saranno conseguenze né per la città né per la quiete degli abitanti. Le polemiche, invece, non mancano, ma sono tutte made in Italy. Nel mirino il comportamento delle forze dell’ordine, che agiscono facendo rispettare un’ordinanza speciale firmata dal sindaco: poteri speciali alla polizia per evitare disordini. A quale costo? La libertà del movimento dei cittadini italiani arrivati in Olanda per la partita. Alla faccia degli accordi di Schengen, usati dagli inquirenti italiani per rispedire al mittente le accuse di impotenza di fronte alla devastazione olandese.
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E intanto gli ultras della Roma si lamentano. “Qualcosa di inaudito e allucinante per un Paese civile”, denunciano a ilfattoquotidiano.it dall’Olanda i tifosi giunti oggi a Rotterdam per il match di Europa League. La polizia locale ha riservato loro un’accoglienza molto poco amichevole. All’andata gli ultrà olandesi avevano messo a ferro e fuoco la capitale italiana e in vista del ritorno c’erano timori di possibili ritorsioni e scontri. La città olandese ha risolto in maniera radicale il problema: “Ci hanno trattato come criminali senza alcun motivo”. Anche se dalle prime ricostruzioni emerge che le forze dell’ordine avrebbero trovato oggetti contundenti a bordo dei pullman giallorossi, circostanza però smentita dai loro legali. Fatto sta che 83 persone sono state fermate preventivamente (e uno di loro arrestato un arresto) dalla polizia di Rotterdam.
L’incubo dei sostenitori giallorossi (dovrebbero essere circa 2500 in totale stasera allo stadio) è cominciato nella tarda mattinata, in particolare per quelli giunti in Olanda con un volo Roma-Amsterdam: non appena scesi dall’aereo, sono stati fermati sulla pista dell’aeroporto di Amsterdam e fatti salire su dei pullman. Ufficialmente per essere scortati fino allo Stadion Feijenoord (luogo della partita), in realtà per essere perquisiti e schedati uno a uno in aperta campagna. C’è chi è stato lasciato per ore sotto la pioggia, chi è stato costretto a urinare davanti a un albero sotto gli occhi dei poliziotti, un padre è stato separato dai propri figli. Poi per diverse ore i tifosi sono stati trattenuti nello scantinato della più vicina caserma allo stadio in stato di “arresto preventivo”, spiega Lorenzo Contucci, legale storico dei sostenitori giallorossi: una sorta di fermo che impedisce loro di andare in giro, anche per evitare – secondo le spiegazioni ufficiali – che potessero entrare in contatto con gli hooligan locali.
Dalla caserma Fabio ha raccontato la situazione a ilfattoquotidiano.it: “Non ci sono servizi adeguati, ci sono ragazze che sono costrette ad andare in bagno davanti ai poliziotti, senza alcuna privacy. Di fatto – prosegue – siamo sotto sequestro da ore senza che ci fosse notificato nulla di ufficiale. Ci hanno detto che la legge emanata dal sindaco permette loro di fare ciò che vogliono. E che se ci fossimo ribellati saremmo stati arrestati immediatamente per resistenza a pubblico ufficiale”. Solo dopo le 18 la situazione ha cominciato a migliorare grazie all’intervento dei legali e delle istituzioni italiane: i tifosi sono stati trasferiti alla spicciolata verso lo stadio, entro l’orario d’inizio della partita tutti dovrebbero essere all’interno dell’impianto.
Appunto: è legale tutto questo? Apparentemente sì: ieri il sindaco di Rotterdam, Ahmed Aboutaleb, ha emanato un’ordinanza di emergenza (“Noodbevel”, in olandese) che assegna poteri speciali alle forze dell’ordine, che avrebbero dovuto avere la facoltà di fermare e rispedire a casa i tifosi che prima, durante e dopo la partita si fossero comportati in maniera violenta. Ma le cose sono andate diversamente: la polizia non è intervenuta in seguito a scontri o pericoli ma in maniera preventiva. “Era tutto pianificato – spiega Fabio – perché quando siamo arrivati qui abbiamo trovato dei cartoni con dei panini destinati a noi. Ma non è successo nulla che giustificasse questo trattamento: nessuna violenza, nessuna turbolenza in aereo, anche la perquisizione non ha trovato niente di illegale”.
Secondo alcune voci, però, le forze dell’ordine avrebbero recuperato nei bagagli dei tifosi vari oggetti contundenti, come tirapugni, tubi di plastica e bastoni. “Fandonie”, ribatte dall’Italia l’avvocato Contucci. “Da quanto ci è stato detto tutte le perquisizioni sono risultate negative. E poi sono arrivati in Olanda in aereo, come avrebbero potuto portarsi dietro certi oggetti?”. Altre tensioni si sono avvertite nella zona del Porto Vecchio, dove un gruppetto di tifosi ha tentato di forzare il presidio urlando slogan inneggianti il duce e “boia chi molla”, ma venendo respinto dalla polizia senza ulteriori conseguenze. E un italiano è stato arrestato per aver tentato di lasciare la zona.
Insomma, se qualcuno si chiedeva quale sarebbe stato il comportamento delle forze dell’ordine all’estero in caso di una partita ad alto rischio ha avuto risposta. Intanto l’orario d’inizio del match si avvicina, e questo sembra aver migliorato la situazione. Anche se per il momento i diretti interessati vengono lasciati all’oscuro di tutto: “Non sappiamo cosa aspettarci per le prossime ore, anche perché hanno cambiato spesso la loro versione”, conclude Fabio. “Speriamo di riuscire a vedere la partita e poi di tornare subito in Italia. Vogliamo che questo incubo finisca presto”.
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