Evasione fiscale per 1 miliardo di euro. Un rapporto stilato da un’Ong e una coalizione di sindacati europei e americani accusa McDonald’s di aver pagato, tra il 2009 e il 2013, solo 16 milioni di tasse in Europa e, in particolar modo, in Italia, Spagna, Francia e Regno Unito. La denuncia, denominata “Unhappy meal” (leggi qui il documento), parafrasando il nome di un noto menù prodotto dalla multinazionale, delinea la strategia della catena di fast food per eludere il fisco, in base alla quale McDonald’s avrebbe trasferito la sede europea dalla Gran Bretagna alla Svizzera e utilizzato un sistema di pagamenti incrociati di royalties, tutti incanalati attraverso una piccola filiale della casa madre elvetica, basata però in Lussemburgo.
La struttura creata nel Granducato, la McD Europe Franchising Sárl, con 13 impiegati in tutto, ha registrato 3,7 miliardi di euro di profitti nel periodo preso in esame. L’aliquota, a fronte dei 16 milioni pagati al fisco, sarebbe quindi inferiore allo 0,45 per cento. Il rapporto poi entra nel merito della situazione in Italia. Nella Penisola la multinazionale opera tramite la McDonald’s Development Italy, società registrata negli Stati Uniti, che per quel quinquennio avrebbe pagato royalties per 237.800.000 euro, pari a circa il 5 per cento delle vendite. Se questa somma – si legge nella denuncia – fosse stata girata in Lussemburgo, la multinazionale dovrebbe al fisco italiano 74,7 milioni di euro. In più, McDonald’s può subire sanzioni fino al 200 per cento rispetto al dovuto, ossia una cifra pari a 149.300.000 euro.
McDonald’s Italia ha però prontamente smentito le accuse, negando “categoricamente di aver mai avuto rapporti finanziari con alcuna società operante in Lussemburgo. Le supposizioni riportate dal rapporto – si legge in una nota – non hanno nulla a che vedere con McDonald’s Italia, che rispetta le normative vigenti e paga regolarmente le tasse al fisco italiano. Pertanto il rapporto sopra menzionato – concludono – è totalmente inesatto”.
Gli autori della denuncia, ossia l’organizzazione non governativa “War on Want” e l’unione dei sindacati americani (Seiu) ed europei (Epsu), si sono rivolti alle autorità continentali per chiarire la situazione dei conti della multinazionale: “Chiediamo alla Commissione europea, alla Commissione speciale del Parlamento sui tax rulings e alla autorità tributarie dei singoli paesi – ha scritto in una nota Jan Willem Goudrian, segretario generale della Epsu – di indagare attentamente sulle pratiche fiscali di McDonald’s e di prendere misure appropriate. E’ vergognoso – ha aggiunto – vedere che una compagnia europea multimiliardaria, che già paga bassi salari alla sua forza lavoro, cerca pure di evitare le sue responsabilità di pagare un’equa parte delle tasse più che necessarie per finanziare i servizi pubblici sui quali contiamo tutti”.