“Il ministro Orlando dice che da oggi i cittadini sono più tutelati? Direi il contrario, sono meno tutelati da giudici meno sereni”. Anna Canepa, segretario generale di Magistratura democratica e consigliere della Direzione nazionale antimafia boccia non solo la nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati, approvata ieri definitivamente dalla Camera, ma anche il messaggio che manda: “Preocupa il segnale culturale e politico, come se il problema della giustizia italiana fossero i giudici, non la mafia e la corruzione”.
Lei ha twittato: “Si realizza così il sogno di molti: una giustizia forte coi deboli e debole coi forti”. Che cosa intende dire?
Il giudice starà più attento a dare torto alla parte più ‘forte’, quella dotata degli strumenti economici per affrontare un ulteriore giudizio contro chi l’ha condannata. Tutti si concentrano sui processi penali, ma il problema più grosso sarà sul civile, dove spesso ci sono soggetti piccoli che hanno subito un torto da soggetti grandi, come le aziende con i loro avvocati. E perché il giudice dovrebbe decidere seguendo una giurisprudenza innovativa, cercando soluzioni che sappiano dare tutela ai nuovi diritti, quando ha addosso i cannoni puntati di un’azione di responsabilità civile che non deve neppure più passare per un’udienza filtro di ammissibilità, come avveniva con la legge precedente? E’ quasi un quarto grado di giudizio.
L’eliminazione dell’udienza filtro è uno dei punti centrali della riforma. Che cosa cambia in concreto?
In tutti i processi, civili e penali, c’è una parte soccombente. E la parte soccombente cercherà sempre di adire a questa possibilità. Senza il filtro di ammissibilità, ora chiunque lo ritenga sarà incentivato a fare il ricorso, indipendentemente dall’esito finale che potrebbe avere.
L’azione per la responsabilità civile può essere intrapresa anche durante le indagini, per esempio nel caso di un ordine di custodia cautelare che si ritiene infondato, anche se tutti i ricorsi previsti dalla legge hanno dato ragione al pm. A questo punto un indagato si troverebbe lo stesso pm come avversario in una causa civile, e magari chiedere di ricusarlo.
La nuova legge non dice nulla su questo punto, dunque lo si vedrà nell’applicazione pratica. Ma certo che in un caso del genere può scattare la richiesta di ricusazione. Senza il ‘filtro’, una richiesta di risarcimento per responsabilità civile si traduce automaticamente nell’apertura di un procedimento.
Quali sono gli altri punti che contesta nella riforma?
La riforma amplia anche i casi nei quali il magistrato può essere chiamato a rispondere al “travisamento del fatto o delle prove”. Qui si va a valutare l’essenza stessa della giurisdizione, del lavoro del magistrato. Che quando decide deve essere indipendente obiettivo.
Il ministro Orlando ha spiegato però che la riforma era necessaria, non solo per le richieste dell’Europa, ma perché in più di vent’anni la legge Vassalli aveva prodotto pochissimi risarcimenti.
La richiesta europea è stata strumentalizzata. L’Europa chiedeva altro: la responsabilità dello Stato per la non applicazione del diritto comunitario. In Italia, a differenza che in altri paesi europei, la responsabilità dei giudici esisteva già, così come la rivalsa dello Stato nei loro confronti in caso di condanna a risarcire. Poi i cittadini hanno altre risorse, come il risarcimento per ingiusta detenzione e la legge Pinto in caso di irragionevole durata del processo, sia penale che civile. Quanto ai numeri, ricordo che anche in Francia i casi di risarcimento si contano sulle dita di una mano: l’azione civile contro il magistrato non può essere la norma, caso mai l’eccezione. Il problema non è il filtro, ma andare a vedere quante richieste sono davvero fondate.
Secondo lei c’è anche il rischio che i tribunali civili s’ingolfino di nuove cause?
Questa è un’altra contraddizione del governo. Il nostro grande problema è il ritardo nel chiudere i procedimenti dovuto a un’elevata “domanda” di giustizia. Finora l’esecutivo si è adoperato per contenerla, ma adesso introduce un elemento che l’aumenta. In sintesi: davvero ora i cittadini sono più tutelati, come sostiene il ministro Orlando? Io direi meno tutelati da giudici meno sereni.