Sindaco decaduto, candidato governatore della Campania “dimezzato”. Vincenzo De Luca vince le primarie del centrosinistra in Campania e su di lui, condannato in primo grado per abuso d’ufficio, pende già l’ombra della legge Severino. Ma l’ex viceministro del governo Letta, fu bersaniano e ora renziano, non ha intenzione di fare passi indietro. “Il governo”, ha detto a “L’aria che tira” su La7, “prenda atto del fatto che c’è un aspetto del provvedimento che è demenziale”. E poi in conferenza stampa ha aggiunto: “Se fossi sospeso, farei ricorso al Tar un minuto dopo. Sono fiducioso che ci sarà un intervento entro maggio”. La sua candidatura fa però molto discutere anche dentro il partito: “Se sai che una legge ti impedisce di assumere una carica pubblica“, ha detto la vicepresidente Pd del Senato Valeria Fedeli, “non candidarti è tua responsabilità, non solo delle regole”.
De Luca però parla di “rivoluzione democratica” e su questo punto non sente ragioni: “Gradirei che la questione di Silvio Berlusconi (decaduto per la Severino ndr) non fosse accomunata alla mia. Intendo usare la mia posizione per una battaglia di rinnovamento e di civiltà del diritto: non è possibile che la vita dei cittadini sia rovinata per imbecillità. La legge mi consente di candidarmi, il Parlamento risolva la questione della mia elezione: non è un problema mio“. Condannato in primo grado, De Luca se vincesse le elezioni Regionali dovrebbe fare i conti con il provvedimento che prevede la decadenza. Rispetto alla carica di sindaco, il Tar ha sospeso l’applicazione in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale. Lui è tranquillo e passa la palla infuocata direttamente al partito nazionale. “La mia una vittoria contro Renzi?”, ha concluso, “sono il principale elettore in Campania e l’azionista di riferimento di Renzi. Io mi sono mosso nell’ambito delle regole dello statuto del partito”.
#lariachetira Se sai che una legge ti impedisce di assumere una carica pubblica, non candidarti è tua responsabilità, non solo delle regole.
— valeria fedeli (@valeriafedeli) March 2, 2015
Si chiude così la lunga saga delle primarie in Campania. Data rinviata per tre volte, due candidati ritirati sul fotofinish (i nomi di Migliore e Di Nardo erano lo stesso sulle schede che erano già stata stampate) e poi finalmente i gazebo. Come già in altre regioni, anche qui gli occhi sono puntati sulle irregolarità. Un giornalista del Mattino ha votato cinque volte con una carta d’identità scaduta e nessuno gli ha fatto problemi. De Luca ha festeggiato nella notte, quando ancora arrivavano le prime proiezioni. Con lui nella sede di Napoli, tra cori e champagne c’era anche Tommaso Barbato, ex senatore Udeur, diventato famoso per lo sputo al collega che non votò la sfiducia Prodi. De Luca vince con il 52 per cento dei consensi, mentre il suo sfidante Andrea Cozzolino si è fermato al 44 per cento dei voti. In coda Marco Di Lello al 4 per cento. L’affluenza è stata di 157mila votanti. Poche ore prima del voto, è intervenuto anche lo scrittore Roberto Saviano che ha invitato “al non voto” nella sua Regione. A festeggiare alla fine della tarantella è proprio De Luca. Il politico convertito al renzianesimo in occasione delle primarie del dicembre 2013 non ha avuto un posto nel governo del sindaco di Firenze e ora potrebbe riscattarsi con la corsa per la Regione.
Ma la storia del primo cittadino “sceriffo” in Campania è travagliata. De Luca è già decaduto da sindaco di Salerno. Il 3 febbraio la Corte d’appello di Napoli, con sentenza immediatamente esecutiva, ha dichiarato De Luca decaduto dalla carica di sindaco di Salerno, sancendo l’incompatibilità tra la carica di primo cittadino e il ruolo di viceministro delle Infrastrutture ricoperto dall’interessato a suo tempo nel governo Letta. De Luca ha annunciato ricorso in Cassazione. La posizione del possibile sfidante dell’attuale governatore di centrodestra Stefano Caldoro è ulteriormente complicata dalla recente condanna in primo grado a un anno per abuso d’ufficio – un caso legato alla realizzazione di un termovalorizzatore – che aveva fatto scattare per lui un’altra decadenza, quella prevista dalla legge Severino, la stessa che ha espulso dal Senato Silvio Berlusconi. Ma se la Prefettura di Salerno aveva provveduto ad applicarla a tempo di record, altrettanto rapidamente il Tar della Campania aveva accolto il ricorso di De Luca, reintegrandolo sulla poltrona più alta del Comune in attesa che la Corte costituzionale si pronunci sulla Severino, anche dopo l’analogo caso del sindaco di Napoli Luigi De Magistris. A novembre 2014 inoltre De Luca è stato rinviato a giudizio con le accuse di falso ideologico, abuso d’ufficio e lottizzazione abusiva nell’ambito delle indagini sulle presunte irregolarità nella realizzazione del Crescent, il complesso urbanistico a forma di mezzaluna progettato dall’architetto catalano Riccardo Bofill.
De Luca in mattinata ha convocato una conferenza stampa e non ha scartato la possibilità di una candidatura unica per il centrosinistra: “Ribadisco”, ha detto, “il ringraziamento alla segreteria nazionale del Pd per l’atto di fiducia nei confronti della Campania. Venivamo da esperienze molto critiche nelle scorse primarie a Napoli, c’erano preoccupazioni, c’era un clima generale che era fatto anche di tensioni”. Il sindaco decaduto ha poi parlato della sua “rivoluzione democratica”: “Intendo fare in modo che non ci sia mai più in Campania un solo cittadino che si senta obbligato a trovarsi padroni e padrini politici, che si senta obbligato a trovarsi protettori per poter vivere, per poter lavorare, per poter vedere approvato un progetto. Si apre la stagione della civiltà“. E ha concluso attaccando i “poteri criminali”: “Sanno tutti che non intendo chiedere voti inquinati perché chi prende i voti della camorra prima delle elezioni poi deve pagare le cambiali, e io non intendo pagare cambiali a nessuno. Con me non ci sarà nessun mercato politico: vorrei che si aprisse una nuova stagione di serietà e consapevolezza, e credo sia anche arrivato il momento di finirla con i luoghi comuni quando parliamo di Napoli e della Campania, perché noi abbiamo qui fior di farabutti e di notabili malati di clientelismo ma abbiamo anche mille esperienze di grande amministrazione e di grande cultura, di competenza e spirito civico che vanno rispettate”.