Quando è in gioco l’interesse pubblico al cronista può e deve essere consentito anche l’uso di telecamere e di microfoni “nascosti”. Lo ha deciso la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) in una sentenza del 24 febbraio scorso e riportata e commentata, tra gli altri, dalla professoressa Marina Castellaneta dell’Università di Bari sul suo blog.
La Corte era chiamata a pronunciarsi sulla decisione di un tribunale svizzero che aveva condannato al pagamento di una multa due cronisti, che avevano raccolto delle dichiarazioni usando delle telecamere nascoste. I due stavano conducendo una inchiesta su eventuali pratiche illecite, nel settore delle assicurazioni, a danno dei consumatori.

Per questa ragione avevano deciso di usare microfoni e telecamere occultate per carpire ad un broker eventuali informazioni riservate e di indiscutibile rilevanza sociale. La persona coinvolta, peraltro, non aveva ritenuto di accogliere il successivo invito ad essere presente in studio per esercitare il diritto di replica.
Al contrario aveva deciso di denunciare i due cronisti e, alla fine, aveva vinto la sua battaglia nel tribunale “nazionale”.
La Cedu, invece, ha ribaltato la decisione e ha annullato la condanna con relativa sanzione pecuniaria, lo ha fatto ribadendo la priorità del dovere ad informare del cronista e del diritto ad essere informato del cittadino.
Quelle notizie, pur ottenute con microfoni nascosti, andavano date perché riguardavano l’interesse pubblico e, in questo caso, persino il diritto alla riservatezza deve cedere il passo rispetto all’interesse generale.
La multa è stata annullata, perché, per quanto lieve, poteva e può rappresentare una forma di intimidazione nei confronti del diritto di cronaca.
Dal momento che in Italia già si pensa, invece, a nuove leggi su diffamazione ed intercettazione che aumentino multe e sanzioni ed estendano i divieti, sarà il caso di spedire questa sentenza a tutte le Autorità di garanzia affinché fermino per tempo decisioni che avrebbero l’unica conseguenza di sfregiare l’Articolo 21 della Costituzione e di far precipitare ancora di più l’Italia nelle graduatorie internazionali in materia di libertà di informazione.
Beppe Giulietti
Giornalista
Media & Regime - 2 Marzo 2015
Libertà d’informazione: alla Corte europea dei diritti dell’uomo non piacciono i bavagli
Quando è in gioco l’interesse pubblico al cronista può e deve essere consentito anche l’uso di telecamere e di microfoni “nascosti”. Lo ha deciso la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) in una sentenza del 24 febbraio scorso e riportata e commentata, tra gli altri, dalla professoressa Marina Castellaneta dell’Università di Bari sul suo blog.
La Corte era chiamata a pronunciarsi sulla decisione di un tribunale svizzero che aveva condannato al pagamento di una multa due cronisti, che avevano raccolto delle dichiarazioni usando delle telecamere nascoste. I due stavano conducendo una inchiesta su eventuali pratiche illecite, nel settore delle assicurazioni, a danno dei consumatori.
Per questa ragione avevano deciso di usare microfoni e telecamere occultate per carpire ad un broker eventuali informazioni riservate e di indiscutibile rilevanza sociale. La persona coinvolta, peraltro, non aveva ritenuto di accogliere il successivo invito ad essere presente in studio per esercitare il diritto di replica.
Al contrario aveva deciso di denunciare i due cronisti e, alla fine, aveva vinto la sua battaglia nel tribunale “nazionale”.
La Cedu, invece, ha ribaltato la decisione e ha annullato la condanna con relativa sanzione pecuniaria, lo ha fatto ribadendo la priorità del dovere ad informare del cronista e del diritto ad essere informato del cittadino.
Quelle notizie, pur ottenute con microfoni nascosti, andavano date perché riguardavano l’interesse pubblico e, in questo caso, persino il diritto alla riservatezza deve cedere il passo rispetto all’interesse generale.
La multa è stata annullata, perché, per quanto lieve, poteva e può rappresentare una forma di intimidazione nei confronti del diritto di cronaca.
Dal momento che in Italia già si pensa, invece, a nuove leggi su diffamazione ed intercettazione che aumentino multe e sanzioni ed estendano i divieti, sarà il caso di spedire questa sentenza a tutte le Autorità di garanzia affinché fermino per tempo decisioni che avrebbero l’unica conseguenza di sfregiare l’Articolo 21 della Costituzione e di far precipitare ancora di più l’Italia nelle graduatorie internazionali in materia di libertà di informazione.
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Milano, 18 mar. (Adnkronos) - Condanna ridotta in appello per il trapper Shiva. La Corte d'Appello di Milano ha accolto la proposta di concordato raggiunta dalla procura generale e dalla difesa del cantante, nome d'arte Andrea Arrigoni, di una pena a 4 anni e 7 mesi per aver sparato e ferito l'11 luglio 2023 due presunti aggressori all'interno del cortile degli uffici della casa discografica a Settimo Milanese.
In primo grado, lo scorso 10 luglio, i giudici del tribunale di Milano avevano condannato il trapper a sei anni, sei mesi e 20 giorni per il reato di tentato omicidio, porto abusivo di arma da fuoco ed esplosioni pericolose per la sparatoria avvenuta in via Cusago, a Settimo Milanese, nel corso della quale due giovani milanesi erano stati gambizzati. Il 24enne si era difeso con lunghe dichiarazioni spontanee, oggi invece 'festeggia' con una storia Instagram con la scritta 'free' (libero, ndr). La riduzione della condanna gli consente di concentrarsi solo sulla musica.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Sia un po' più sovranista, perché mi pare che lei stia cercando il bacio della pantofola con Trump: è andata più volte a incontrare Trump in occasioni non ufficiali, ma ancora non l'hanno invitata alla Casa Bianca come hanno fatto con Macron e Starmer, spero che accada presto. Ma sia sovranista, anziché inseguire Trump riprenda la lezione di Alcide De Gasperi del 1951 sulla difesa comune europea. Lei ha un grande statista che non appartiene alla sua storia politica ma noi lo apprezziamo; si chiama Alcide De Gasperi, quando dice non può essere soltanto una questione di armi ma di giustizia sociale, di libertà. Questo è il modello a cui deve guardare l'Italia non inseguire Trump come sta facendo lei". Lo ha affermato Matteo Renzi, intervenendo in Senato dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Confindustria, la sua base, quelli che hanno votato per lei, sono terrorizzati dai dazi, non dia retta a Salvini e a Lollobrigida, lei -ha aggiunto l'ex premier- non può rispondere li mette Trump, dazi vostri. Sono dazi amari, una cosa un po' diversa".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Una risoluzione che dimostra che se il Pd discute sa fare la sintesi. Spendere di più per la difesa europea in linea con libro bianco che ottiene il via libera e impegno a non aumentare i bilanci nazionali senza condizionalità che spingano verso la difesa comune”. Lo scrive Simona Malpezzi, senatrice del Pd, sui social.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni oggi ha parlato di tutto tranne che del ruolo che l’Europa deve avere. Ha però parlato molto di Trump, a cui si è affidata per la soluzione della guerra in Ucraina. In pratica, sulle grandi questioni internazionali, Meloni scarica l’Europa e, politicamente, consegna l’Italia totalmente nelle mani degli Usa, omettendo tra l’altro che le proposte da lei avanzate sono state tutte puntualmente ignorate dal presidente americano. Altro che sovranismo, autorevolezza e ruolo ritrovato dell’Italia”. Lo afferma il segretario di +Europa, Riccardo Magi.
“L’Europa che vuole Meloni è una Europa vassalla di Trump e di Musk, che non costruisce una propria difesa, che accetta passivamente i dazi e che osserva immobile che Russia e Usa si spartiscano l’Ucraina. In questo scenario, Meloni non disegna nè immagina un ruolo dell’Europa, sperando che la zatterina Italia non affondi nell’Atlantico. Tutto l’opposto di quello che chiediamo noi: Europa federale fino agli Stati Uniti d’Europa, esercito comune, politica estera comune, e più integrazione europea. In due parole: più Europa”, conclude Magi.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Nel valzer di poltrone Rai, che inizierà giovedì con una prima tornata di nomine, entrerà presto anche Roberto Genovesi, in procinto di assumere l'incarico di direttore di Rai Kids. A quanto apprende l'Adnkronos, lo scrittore e docente, attuale direttore di Rai Libri (la casa editrice della Rai), prenderà presto la guida di Rai Kids, quando Luca Milano (67 anni il 31 marzo) andrà in pensione. La nomina di Genovesi dunque dovrebbe riguardare una delle prossime sedute del Cda ma non quella di giovedì prossimo.
In pensione, a maggio, dovrebbe andare, a quanto si apprende, anche Marco Varvello, corrispondente Rai da Londra. E al suo posto andrà con ogni probabilità Nicoletta Manzione che lascerà la sede di Parigi, per la quale sarebbe in pole position Gennaro Sangiuliano.
Al momento non è stato ancora deciso chi a Rai Libri prenderà il posto di Genovesi, che ricopre il ruolo da luglio 2023: il nome verrà infatti scelto, successivamente, dal Cda di RaiCom. E l'incarico potrebbe anche essere affidato momentaneamente ad interim ad un dirigente di RaiCom.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Un ulteriore punto di cui ci occuperemo al Consiglio europeo sarà il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali, un passo decisivo e allo stesso tempo una necessità improcrastinabile per dotare l’Europa di un’infrastruttura finanziaria capace di stimolare quegli investimenti privati di cui non possiamo più fare a meno se vogliamo sostenere la competitività. Non possiamo più fingere di non vedere come ogni anno oltre 300 miliardi di euro di liquidità europea finiscano in investimenti extra Ue. Sono investimenti che abbiamo la possibilità, e il dovere, di intercettare. Il Vertice Euro, in agenda per giovedì pomeriggio, ci darà l’occasione di approfondire questi temi". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - La procura di Roma ha chiesto il processo per quattro medici in relazione alla morte di Andrea Purgatori, avvenuta nel luglio 2023. L’accusa contestata è di omicidio colposo. I pm di piazzale Clodio avevano chiuso le indagini lo scorso dicembre nei confronti del radiologo Gianfranco Gualdi, l’assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, e il cardiologo Guido Laudani. Ora la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare che prenderà il via il prossimo 19 settembre.