Un passaggio chiave nelle complesse dinamiche discografia è la promozione dell’artista e del suo lavoro. Chi, a vario titolo, lavora nel settore sa benissimo che un talento non veicolato attraverso i canali adatti difficilmente raggiungerà il pubblico cui ambisce e che il successo non è mai, tranne alcuni rarissimi casi, un risultato casuale. Ruolo centrale in questo senso è rappresentato dalle agenzie di promozione il cui lavoro consiste appunto nel cercare la massima esposizione mediatica del prodotto “artista” in un periodo circoscritto e normalmente correlato all’uscita di un disco. Se volessimo basarci soltanto su lasso temporale mediamente recente, è un dato di fatto che tutti i nomi più in voga nel panorama indipendente nazionale vengano supportati fin dagli esordi da uffici stampa e organismi di promozione operanti a vari livelli.
Per citarne soltanto alcuni, e’ il caso del Teatro degli Orrori e de Le Luci Della Centrale Elettrica con Lunatik, dei NoBraino e del Management Del Dolore Post-Operatorio con Martepress e degli Zen Circus e dei Fast Animal and Slow Kids con Promorama. Tre agenzie, tra le più rappresentative del settore, che ogni anno curano in media la promozione di 30 – 40 uscite discografiche. Numeri altissimi che inducono a due immediate riflessioni. La prima è che nonostante i cambiamenti in atto, la promozione regga ancora il ruolo focale che da sempre gli è stato riconosciuto. La seconda è che in una miriade di proposte, in un anno, solo qualche nome riesca ad imprimersi maggiormente nella nostra memoria e nelle nostre orecchie. Partendo dal presupposto che il lavoro svolto sia qualitativamente identico per ogni artista, qual è dunque la discriminante? “Sicuramente, al di là di quanto si possa lavorare bene su un artista, personalità, qualità ed un lavoro costante sono le caratteristiche che mettono in condizione di avere maggiore visibilità.”, è quanto sostiene Alessandro Favilli di Promorama. Un nome tra tutti, quello di Vasco Brondi e Le Luci della Centrale Elettrica, è l’esempio cui fa riferimento GianPaolo Giabini di Lunatik “un artista interessante fin dal primo disco, con una proposta originale. Un reset della tradizione del cantautore italiano riveduto e corretto con la testa di un ragazzo negli anni zero. Più pragmatica è la visione di Francesco Lo Brutto di Martepress, che afferma “quello che spesso fa la differenza è il manager e la sua capacità di inventarsi una serie di azioni strategiche che poi se l’ufficio stampa sfrutta bene portano a grandi risultati.”lunatik
Dunque, personalità, originalità ed intelligenti azioni strategiche. Una combinazione che con buona probabilità rappresenta un buon punto di partenza per il successo di un artista. Ma, allo stesso tempo, un’ulteriore riflessione emerge immediata. Le famose riviste di settore cartacee tendono a sparire in favore di una bulimia di contenuti digitali veicolati da un proliferare di webzines, blog e portali tematici, gestiti anche da rinomati giornalisti musicali. I videoclip trovano collocazione quasi esclusivamente su web, e le radio indipendenti continuano ad essere una prerogativa di una nicchia, quali sono, allora, i canali da battere maggiormente affinchè venga stimolata una certa curiosità nel pubblico? Per Giabini e Lo Brutto, dipende essenzialmente dalla proposta . “Per esempio -continua Giabini per un gruppo indie/alternativo agli esordi è importante crearsi una buona rassegna stampa sia sulle riviste cartacee che sulle webzines. Per gruppi a metà strada tra indie e pop/mainstream più importanti diventano radio e tv.”
“Un mix di tutte queste cose”, secondo Favilli, con una propensione ai videoclip “perché ormai la musica viene consumata principalmente sul web e in buona parte attraverso i video che si prestano ad essere condivisi in rete e sui social network”. E non è un caso, dunque, che proprio YouTube sia stato il trampolino di lancio di alcuni progetti musicali e sia diventato, per molti artisti emergenti sostenitori del DIY, una vetrina ed uno strumento dal potenziale promozionale elevatissimo. Tirando le somme, quel che colpisce è che sostanzialmente il settore della promozione discografica, nonostante i cambiamenti in atto, è più che vitale. Mentre l’artista può decidere di auto produrre un disco –come sempre più spesso avviene – altrettanto sceglie poi di affidarne la divulgazione ad esperti del settore. Ed è anche per questo motivo che tante etichette indipendenti hanno spostato il baricentro delle loro attività sulla promozione, trasformandosi in agenzie di servizi.