Dalla campagna elettorale urlata sui palchi a quella porta a porta. Beppe Grillo comparirà a sorpresa poco prima del voto, ma sarà in un mercato o per un’assemblea o semplicemente per la riunione di un Meetup. La strategia del Movimento 5 Stelle per le elezioni Regionali di maggio si nasconde in una frase del leader al Corriere della Sera: “La piazza da sola non funziona più. Io faccio gli autogrill”. Che sia un riparo o un nuovo inizio, è il cambio di passo di chi non è davvero “stanchino”, ma cerca di far sopravvivere il suo progetto politico. “Torniamo alle origini”, dice il candidato in Veneto Jacopo Berti. “Andremo a stringere le mani casa per casa. Andremo dalle persone a spiegare che non abbiamo la bacchetta magica, ma vogliamo sporcarci le mani”. Nella sua Regione sfida la Lega Nord di Luca Zaia e il Pd di ladylike Alessandra Moretti e parlare ai suoi è forse la parte più facile del gioco. “La piazza non serve più” per i 5 stelle è una nuova strategia: andare a prendere elettori dove non ce n’erano, farsi vedere della stessa pasta e parlare con i territori. Più vecchi e più consapevoli: i grillini cambiano la pelle e il pensiero è alle prossime elezioni dove il rischio è di essere, per una volta di troppo, sotto le aspettative. “Prima era la fase elettorale”, dice il deputato e membro del direttorio Carlo Sibilia, “adesso sono le proposte di legge e i contenuti. C’è stato un boom e siamo entrati in Parlamento. Ora ci stiamo radicando e usiamo il sistema per risolvere i problemi dei cittadini. Questa è la nostra strategia per il futuro”.

I 5 Stelle si presentano alle elezioni in Veneto, Liguria, Toscana, Campania, Marche, Umbria e Puglia. I comizi saranno tematici e si incontreranno le associazioni del territorio, ci saranno più agorà e più comizi con deputati e senatori venuti da Roma: questo a grandi linee è il piano. “La piazza non funziona più”, continua Sibilia, “ha ragione Grillo. Alle manifestazioni serve dare seguito politico. I leader degli altri partiti vengono gonfiati dai media e poi si sgonfiano non appena si scopre che non sono stati capaci di fare nulla. Noi non vogliamo fare la stessa fine”. Sibilia parla di una nuova campagna per incontrare gli elettori che hanno preferito tornare all’astensionismo e per portare loro proposte concrete: “E’ vero ci sono meno persone in piazza, ma sono più consapevoli dell’effetto che possono avere partecipando. Noi stiamo mettendo radici nel modo giusto: stiamo cercando di entrare nel sistema culturale senza contaminarci con gli altri poteri”. Non è detto che basti, ma le alternative sono poche. Tra le sfide più difficili alle prossime Regionali c’è proprio quella in Veneto dove il Movimento se la vede con la Lega Nord là dove è più forte: “Noi siamo persone tra le persone”, conclude il candidato Berti, “questo ha voluto dire Grillo. La gente è disillusa: noi andremo a fargli vedere che cosa proponiamo: non faremo Tweet come Renzi”.

Non cambia nulla eppure cambia tutto. Almeno nell’immaginario di chi li guarda dall’esterno. Le piazze strabordanti dello Tsunami Tour del 2013, quando poi ottennero il 25 per cento alle elezioni, erano l’inizio della storia del Movimento 5 Stelle. E anche i protagonisti erano diversi, facce che ora ci aspettiamo un po’ meno: Vito Crimi, Roberto Fico, Laura Castelli. Massimo Bugani, Vittorio Bertola e addirittura l’espulso Giovanni Favia. Erano le piazze degli inizi, Meetup allargati e agorà improvvisate. “Certo che mi ricordo le facce di quando tutto è cominciato”, commenta Davide Bono, uno che è partito nel 2009 e ora occupa i seggi del consiglio regionale in Piemonte. “Oggi siamo semplicemente più esperti. Sappiamo come muoverci dentro le istituzioni ed essere incisivi. E non mi stupiscono le parole di Grillo: significa essere sul territorio con più agorà e meno palchi, senza dimenticare il rapporto uno a uno. Il Movimento 5 Stelle è questo”.

Anche le piazze dei “vaffanculo” sono nate dai piccoli comizi a bordo campo. Nel tour alla diga del Vajont, a pochi giorni dalle politiche del 2013, Grillo si fermò in cinque piccoli paesi prima del comizio finale: erano spianate di pochi abitanti con i banchetti del mercato, ma non ne saltò una. Il segreto è tutto lì: a fare più rumore sono state le provocazioni gridate dal palco, ma a portare in Parlamento il Movimento 5 stelle è stata l’attività dei Meetup e la partecipazione volontaria degli attivisti. “La piazza per noi”, dice il senatore Nicola Morra, “è sempre stata il luogo della comunicazione politica per eccellenza. Ma a venirci a sentire ogni volta sono persone che già ci conoscono. Per questo dobbiamo andare oltre i nostri confini e arricchire le offerte comunicative. Quindi non solo la rete, ma anche la radio e la televisione”. Grillo li ha accompagnati nella prima fase, adesso viene un nuovo momento. “Ora abbiamo il compito di andare e presentare un messaggio propositivo e fatto di contenuti. Ci è stato messo addosso l’abito degli ‘incompetenti’: dobbiamo smentire questo falso mito con i fatti”. Insomma facce “reali”, contenuti e il leader giù da un palco: i parlamentari 5 Stelle tornano a seminare sul territorio con la speranza di essere ancora in tempo.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Lega Nord, consiglieri vicini a Tosi creano nuovo gruppo in Regione Veneto

next
Articolo Successivo

M5S, la semiologa: “La piazza non è in crisi. E’ Grillo che deve riorientarsi”

next