Puglia chiama, Rocco Palese risponde. Il governo trasforma le 10 grandi banche popolari italiane in spa, e Palese, deputato di Forza Italia, vicecapogruppo alla Camera, leccese ed eletto in Puglia, tenta di sottrarre alla riforma la Banca popolare di Bari. All’insegna del più classico localismo elettorale, l’esponente di Forza Italia ha infatti presentato un emendamento al decreto Banche, poi bocciato in commissione, che avrebbe sottratto la BpB dall’obbligo di trasformazione previsto dal governo. La riforma delle banche popolari voluta da Matteo Renzi prevede che gli istituti che abbiano più di 8 miliardi di attivi debbano, entro 18 mesi, trasformarsi in spa. La trasformazione riguarderà Banco Popolare, Ubi Banca, Popolare Emilia Romagna, Popolare di Milano, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Popolare di Sondrio, Credito valtellinese, Popolare di Bari e Popolare dell’Etruria e del Lazio (quella che ai vertici aveva il padre del ministro Maria Elena Boschi).
La trasformazione comporta un cambio di statuto e di natura per questi istituti. Dovranno ad esempio dire addio al voto capitario (il principio in base al quale ogni socio ha un voto indipendentemente dal numero di azioni possedute). Inoltre la Banca d’Italia potrà porre dei limiti al diritto di recesso dei soci (tranne in caso di morte), “anche in deroga a norme di legge” se dovesse essere necessario per scongiurare una riduzione del capitale sotto l’asticella fissata dalla Vigilanza bancaria esercitata dalla Banca centrale europea.
Trasformazioni a cui le banche popolari si sono strenuamente opposte. A quella di Bari ha tentato (non riuscendoci) di pensarci Palese. Che ha presentato alla Camera un emendamento (bocciato dalle commissioni Finanze e Attività produttive) per esentare dalla trasformazione in spa le popolari che abbiano “effettuato acquisizioni e/o fusioni a decorrere dal 2014” e che abbiano meno di 30 miliardi di attivo. E chi corrisponde a questa esatta descrizione? Proprio la Banca popolare di Bari, che a febbraio del 2014 ha assorbito la Tercas di Teramo e ha 14,9 miliardi di attivi e, a catena, anche il Credito Valtellinese, fuso da agosto 2014 con Mediocreval Spa di Sondrio e ha 27 miliardi di attivi.
L’onorevole Palese in commissione si è battuto fino all’ultimo per far passare questo emendamento, tentando di mediare con il governo e di spuntare più tempo per l’istituto di Bari in modo da rimandare il momento della trasformazione in Spa. “Invece niente da fare – spiega amareggiato – l’emendamento è stato bocciato”. Con suo grande dispiacere anche se, lui, per il suo collegio elettorale, può ben dire di avercela messa tutto.