“E’ stato semplicemente un cattivo standard di giornalismo”. Il ministro greco delle Finanze, Yanis Varoufakis, ha così così commentato l’incidente avvenuto con il Corriere della Sera relativamente a un’intervista pubblicata domenica 8 marzo dal giornale della Fiat e dell’ex salotto buono italiano. Del resto il titolo apparso sulla prima pagina del Corsera, secondo cui Varoufakis evocava la possibilità di un referendum greco sull’euro, ha fatto infuriare molte personalità in Europa e nella stessa Grecia. Il ministro se ne è detto “scioccato” aggiungendo appunto che “si è trattato di una grave incomprensione, spero non intenzionale” e di “standard di giornalismo molto bassi”. Varoukafis, che già domenica aveva smentito l’affermazione a stretto giro, ha quindi spiegato che il giornalista che lo ha intervistato gli aveva fatto una domanda ipotetica sull’eventualità che ”l’Eurogruppo potesse rifiutare tutte le riforme proposte dalla Grecia”. Dopo aver spiegato che riteneva improbabile l’ipotesi, “perché l’Eurogruppo ha già approvato alcune riforme”, ha raccontato che “il giornalista ha insistito ed io ho risposto che in quell’improbabile caso ci saremmo rivolti al popolo con un referendum o elezioni”. Il ministro ha quindi sottolineato che “chi mi ha intervistato è un professionista perbene, ma probabilmente qualcuno nel board editoriale ha deciso che il ministro greco delle Finanze doveva aver chiesto un referendum sull’euro. E’ stato un giorno molto triste nella storia del giornalismo, ma non dovremmo dargli l’ossigeno della pubblicità che non merita”. Non solo. Secondo Varoufakis “qualche dirigente del Corriere della Sera dovrebbe sentire la necessità di scusarsi: leggete il testo dell’articolo, rispondo alla domanda altamente ipotetica se ‘tutte le nostre proposte saranno respinte’. Ma finora nessuna è stata respinta e vi assicuro saranno tutte accettate”. Il ministro ha quindi concluso che “sarà un bel giorno per il giornalismo” quello in cui “non ci sarà la stupida volontà di fare distorsioni“.
Del resto l’uscita del Corriere non aveva certo contribuito a rassenerare gli animi alla vigilia di un vertice che si preannunciava già molto teso. Come poi è stato, con l’Eurogruppo che nelle due ore scarse d’incontro è tornato a fare pressione sulla Grecia e Atene che ha accettato di riprendere i negoziati con l’ex Troika: il confronto sulle riforme che assicureranno lo sblocco degli aiuti europei ripartirà mercoledì e sarà a Bruxelles, come voleva il governo ellenico che non vuole più esponenti dei creditori a casa propria, ma alcuni rappresentanti saranno anche ad Atene come vuole l’Eurogruppo che ha bisogno di controllare le mosse dei greci. L’Europa, irritata dal “troppo tempo perso” nel negoziato sulle riforme greche, non è in fase di concessioni e il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, ricordando che l’estensione del programma di aiuti è solo per quattro mesi, ha ribadito che non ci sarà alcun pagamento prima che ci sia “un accordo generale” sulle riforme e “ne sia cominciata la messa in atto”. E anche se Varoufakis ha sostenuto che “siamo stati molto rapidi a rispondere alle circostanze che abbiamo ereditato”, di fatto nonostante le due lettere del governo greco, finora il vero negoziato non è ancora partito. Il dialogo tra autorità greche e tecnici della ex Troika, l’unico tavolo che conta per l’Eurogruppo, è fermo per volere dell’esecutivo Tsipras che ha privilegiato invece il canale più politico, attraverso le lettere di Varoufakis e le telefonate del premier a Juncker che è riuscito a spuntare un incontro venerdì a Bruxelles. Varoufakis non è arretrato dalle sue posizioni: “La Troika intesa come un gruppo che arriva nei ministeri ed impone politica che hanno fallito è finita”. Ma l’Eurogruppo ha ribadito che non è quello il canale giusto, perché solo i tecnici sono in grado di valutare i dati di bilancio e le riforme di cui ha bisogno il Paese. L’Ue, in ogni caso, è disponibile ad andare incontro alla Grecia che vorrebbe anticipare l’esborso dell’ultima tranche di aiuti, ma chiede in cambio impegni precisi. Dijsselbloem ha detto che si può “dividere i pagamenti in due tranche”, ma “prima ci deve essere l’accordo e l’implementazione” dell’accordo sulle riforme. “Siamo pronti ad aiutare a condizione che ci sia un accordo sull’intero pacchetto e ne cominci la messa in atto”, ha spiegato. E il fatto che il governo greco sia in difficoltà di cassa perché le scadenze di marzo sono arrivate, per Dijsselbloem può essere un’opportunità: “Se c’è pressione” per la mancanza di liquidità, questo “può aiutare per tornare sulla strada giusta e comunque non si parla di esborsi anticipati senza accordo e implementazione”.