“Annullare l’assoluzione per Silvio Berlusconi“. Il procuratore generale della Cassazione, Eduardo Scardaccione, chiede ai supremi giudici di rinviare gli atti a Milano per un nuovo processo di secondo grado. Per i giudici di primo grado infatti fu concussione e fu prostituzione minorile. Ma per quelli di secondo grado la telefonata in Questura fu un abuso, ma non costituisce reato e non era stato provato il sesso con l’allora 17enne Ruby. Nel giorno in cui Silvio Berlusconi ha invocato i suoi di votare no alle riforme si è aperta davanti alla VI sezione penale della Cassazione l’udienza del processo Ruby che lo vede imputato per prostituzione minorile e concussione.
Per il pg sono “pienamente provate” le accuse a carico dell’ex premier per cui, a suo avviso, la Corte di Appello non dovrà riaprire il dibattimento vero e proprio ma solo rideterminare la pena stabilita in primo grado (sette anni di reclusione: sei anni per la concussione e uno per la prostituzione minorile). Secondo l’accusa “non c’è dubbio sull’età (di Ruby, ndr) perché l’affido è richiesto e si usa solo per i minori”.Ma non solo la circostanza che Noemi Letizia e Ruby fossero due minorenni “non è una coincidenza” e rende “non credibile” che solo Silvio Berlusconi non sapesse della minore età di Ruby quando tutto il suo entourage ne era al corrente”. Il pg ha ricordato quello che ha detto Ruby: “Noemi è la sua pupilla e io il suo culo”. Quella per le minori era una “passione del drago“: così l’ex moglie di Berlusconi Veronica Lario aveva definito il marito e il pg lo ha ricordato. “L’episodio nel quale Silvio Berlusconi racconta che Ruby è la nipote di Mubarak è degno di un film di Mel Brooks e tutto il mondo ci ha riso dietro”.
La telefonata di Silvio Berlusconi al capo di gabinetto della Questura di Milano Pietro Ostuni, fatta mentre l’ex premier era in visita ufficiale a Parigi, ebbe l’effetto di esercitare “una pressione irresistibile ed è stata di una violenza grave, perdurante e inammissibile per la sproporzione” tra la persona che chiamava e quella che riceveva la chiamata. Secondo il pg, “non c’è alcun dubbio sul fatto che ci sia stata costrizione e che abbia ottenuto la indebita prestazione in un settore delicatissimo quale è quello della custodia dei minori”. La prestazione indebita – ha detto il pg – è stata aver ottenuto “il rilascio di Ruby, rimessa sulla strada”.
“La sentenza della Corte d’Appello ammette che ad Arcore avvenivano fatti di prostituzione con compensi, cosa che non contestiamo nemmeno noi difensori, ma manca, in fatto, la prova che Berlusconi prima del 27 maggio sapesse che Ruby era minorenne” dice il professor Franco Coppi nella sua arringa in Cassazione. Ruby ha detto sfacciate bugie su Carfagna e Gelmini, che sarebbero andate a letto con Berlusconi quando la prima non è mai stata ad Arcore e la Gelmini ha smentito in tutti i modi. Ha poi caricato la dose di bugie dicendo che nelle orge di Arcore sarebbe arrivato anche George Clooney il quale ad Arcore, anche lui, non ci ha mai messo piede: sulla credibilità di Ruby siamo a zero'”.
E poi Silvio Berlusconi non era al corrente della minore età di Ruby, almeno fino a quel 27 maggio quando venne effettuata la prima telefonata al questore di Milano, Piero Ostuni affinché la ragazza, fermata per un furto nel 2010, fosse lasciata andare: “Berlusconi scoprirà dell’età di Ruby solo successivamente e a quel punto non la vuole più ricevere ad Arcore – prosegue Coppi – La sentenza d’appello riconosce che è stata puntualmente rispettata la prassi al momento dell’affidamento di Ruby. Non è stato fatto nulla che non fosse previsto dalle regole”. Coppi, inoltre parlando di “errori macroscopici” nei quali sarebbe incorsa la Procura di Milano evidenzia come la stessa sentenza d’appello metta in evidenza le bugie di Ruby. “Basti pensare – ha evidenziato Coppi – che Ruby sentita due volte dal pm nella stessa giornata ha dato due versioni diverse dei fatti. La sentenza parla di sterminate falsità dette da Ruby e, assolvendo Berlusconi, ha detto chiaramente che Berlusconi non era al corrente della minore età della marocchina. Anche la storia sulla nipote di ‘Mubarak’ – ha evidenziato ancora il difensore – è stata completamente inventata da Ruby e quando Berlusconi lo è venuto a sapere si è arrabbiato moltissimo con lei facendole duri rimproveri”.
Nella vicenda Ruby “è stata rispettata puntualmente la prassi dell’affido seguita dalla Questura di Milano, che poi Ostuni e la Iafrate (Giorgia, funzionario di turno quella notte ndr) fossero contenti di aver fatto un favore a Berlusconi, questo ve lo concediamo, ma quanto venne fatto è solo quanto previsto dalla prassi in vigore: identificazione, foto segnalazione e ricerca di una comunità per l’affido. L’idea di affidare Ruby nasce in questura, dal colloquio tra Iafrate e la Minetti, e non è un’idea di Berlusconi, il fatto che poi la Minetti si sia comportata con disinvoltura e la abbia riportata nella casa dove abitava, è un rimprovero che va mosso alla sola Minetti”.
Ad avviso del legale, inoltre, “non pareva vero alla Iafrate e a tutti gli altri funzionari della questura, di essere riusciti a ‘sbolognare’ la minore senza tenersela la notte tra i piedi, con il problema di dover trovare il giorno dopo una comunità dove inserirla”. L’avvocato, infine, ha insistito sull‘assenza di minaccia nella telefonata di Berlusconi a Ostuni. In proposito, secondo Coppi, “a tutto voler concedere all’accusa, c’è solo stata una telefonata nella quale Berlusconi dice che c’è una consigliera regionale pronta a prendersi carico di Ruby. Niente di più. La Minetti – ha proseguito Coppi – si rivelerà poi per quel che è, ma quella sera come consigliere regionale aveva tutti i numeri per l’affido”. I giudici si sono ritirati in camera di consiglio. La lettura della sentenza è prevista in serata.