Ero abbastanza scettico nei confronti del nuovo Apple Watch, principalmente a causa delle dimensioni dello schermo: mantenerlo piccolo quanto basta per non rendere grottesco l’orologio, implica di rendere estremamente scomode le attività più comuni di uno uno smartphone (a questo proposito ricordiamo che a partire dall’iPhone 6, la casa di Cupertino ha dato atto che “le dimensioni contano” con il modello plus) e viceversa.

Poi mi sono fermato un istante a pensare e ho ricordato che circa vent’anni fa ero scettico anche sulla necessità di avere un telefono cellulare e avevo accettato di farmi regalare un enorme Motorola solo perché la prima casa in affitto da studente universitario non aveva una linea fissa. A parziale difesa della mia miopia dell’epoca c’è da dire che, in quel mondo preistorico, internet ed email erano roba da nerd, gli sms una novità sconosciuta ai più ed era pratica comune far collezione di schede telefoniche prepagate per i telefoni pubblici

Questi due aneddoti offrono la possibilità di una riflessione su quanto rilevante sia l’innovazione per la crescita economica, che si guardi a un’azienda o una nazione e di come la lente del passato sia inadeguata per comprenderne gli sviluppi presenti e le prospettive future.

Aziende come Google, Amazon, Apple e Facebook non devono il loro successo all’aver soddisfatto esigenze tradizionali, di cui i consumatori erano già consapevoli, quanto piuttosto ad aver offerto l’opportunità di provare esperienze nuove che sono poi entrate nel nostro quotidiano al punto di non poterne più fare a meno.

Provando a ripensare smartwatch possiamo ipotizzare che ben presto potrebbe sostituire le chiavi di casa e dell’auto, oltre che, probabilmente, la carta di credito con in più la garanzia di sicurezza di verifiche basate su parametri biometrici. A quel punto è chiaro che le mie remore sulla dimensione dello schermo non sono più fondate di quelle di vent’anni fa sui cellulari. Per chi volesse una conferma di questo fenomeno, meno elettronica e immateriale, si può semplicemente guardare ai successi tangibilissimi della Ferrero.

Chi avrebbe detto 50 anni fa che si sarebbe potuto mangiare cioccolato tutti i giorni? Eppure la geniale innovazione della crema spalmabile ha conquistato il mondo ed è diventata un fenomeno di costume quando i computer ancora mangiavano schede perforate e i fondatori di Google e facebook non erano ancora nati. Dall’ovetto Kinder ai pocket coffee, passando per la Nutella, il successo mondiale dell’ azienda di Alba si è fondato sulla capacità di proporci delle novità (e assumersi il rischio di sbagliare) che hanno modificato in modo permanente il nostro quotidiano.

Che considerazioni trarre a parte lo spot pubblicitario gratuito? Primo, non si tratta affatto di propaganda: queste aziende operano in mercati estremamente competitivi senza aiuti di Stato o protezioni garantite dal primato della politica pertanto dall’osservazione del loro successo possiamo trarre utili indicazioni per leggere il presente e guardare al futuro del nostro Paese. Secondo, le indicazioni riguardano l’importanza della capacità di innovare (e quindi di assumere i rischi connessi all’innovazione) e di adeguarsi al mutamento rapido che caratterizza la società contemporanea: 15 anni fa era normale recarsi ad uno sportello bancario per fare operazioni, tra 15 anni bancomat evoluti e canali diretti  avranno probabilmente reso inutile la maggior parte degli sportelli fisici presenti oggi.

Possiamo allora chiederci se la burocrazia e le istituzioni corporative capaci di soffocare sul nascere qualsiasi slancio d’innovazione non siano una delle determinanti del declino del nostro Paese. Se la chiave per invertire questa tendenza non stia nel constatare che in Italia si può essere intellettuali (e classe dirigente) avendo fatto il liceo senza finire l’università, mentre un premio Nobel per la fisica o la medicina rimane uno straordinario ‘tecnico’.

La lezione dell’apple watch (o del nuovo snack Ferrero B-ready, se preferite) è che le possibilità di crescita e di sviluppo per il nostro Paese dipendono dalla capacità di superare gli schemi mentali del passato e nello smettere di illuderci che potremo sopravvivere in futuro senza adeguarci ai cambiamenti del mondo che ci circonda.

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