Il suo colore è l’arancione, ma non ha nulla a che vedere con quel che fu la Rivoluzione civile di Antonio Ingroia. La prima volta che Ciudadanos appare nelle alte sfere delle politica iberica risale al 2006. Il suo leader, l’allora giovane avvocato di 27 anni Albert Rivera, si era fatto fotografare nudo – anticipando la performance di Matteo Salvini – in una campagna per promuovere il suo movimento nei comizi elettorali della Catalogna. Già, perché Ciudadanos nasce a Barcellona come movimento regionale anti-indipendentista che fa della trasparenza e della legalità la sua bandiera. Allora il motto era: “È nato il tuo partito. Ci importano solo le persone”. Con questo messaggio Ciutadans per i catalani, Ciudadanos per gli spagnoli, riuscì ad entrare nel Parlamento della Catalogna con tre deputati.
Solo nel 2014 il movimento, che si definisce né di destra né di sinistra, ma che del pensiero di un centrodestra moderato, condito da forte europeismo e liberalismo sociale, si fa forza, ha deciso di mettersi in gioco e correre alle elezioni politiche generali di fine anno. Da allora, il partito di Albert Rivera, oggi 35enne carismatico, sempre in giacca e cravatta, è responsabile insieme a Podemos della frammentazione di un panorama politico spagnolo che fin dagli anni Ottanta si è basato sul duello incontrastato tra il Partito popolare e il Partito socialista.
A dirlo l’ultimo sondaggio di marzo di Metroscopía per il quotidiano El País, che colloca Ciudadanos come quarta forza politica per intenzioni di voto (18,4%) ma a parità tecnica con il partito di Pablo Iglesias (22,5%). Il Psoe ottiene un 20,2% e il Partito popolare dell’attuale premier Mariano Rajoy si ferma a un 18,6%. Quattro partiti politici con poca distanza l’uno dall’altro che si dividono quasi l’80% dei voti. Il trend di Ciudadanos sembra crescere a ritmo pieno, tanto che per molti è diventato il controaltare di Podemos: se questi attirano l’elettorato deluso dai socialisti, Ciudadanos sembra una calamita per chi non sopporta più Rajoy e i popolari, soprattutto dopo gli scandali di corruzione che hanno investito a pieno il partito leader del Paese.
Tanto più che Albert Rivera, esperto di internet ed ex giocatore di pallanuoto, è uno dei politici più stimati nei sondaggi spagnoli. Secondo gli analisti, il giovane avvocato piace perché è una persona completamente nuova, che non proviene dai tradizionali circuiti della politica, e vive fuori dall’establishment: Rivera dice di rivolgersi soprattutto ad un elettorato moderato e di essere a favore dei matrimoni omosessuali. Dai dibattiti televisivi su reti catalane, Ciudadanos ha abbandonato l’agone regionale per passare a quello nazionale con sempre più enfasi, tanto che perfino il Partito popolare comincia a preoccuparsi. In vista delle elezioni in Andalusia del prossimo 22 marzo le critiche da parte del partito di governo non sono mancate: i dirigenti si sono scagliati contro il leader di Ciudadanos, avvertendo gli andalusi che votare per questo partito finirà per essere, in pratica, come dare il voto al Psoe e che l’Andalusia non può essere governata dalla Catalogna.
Il giovane Rivera non si è fatto intimidire: “Il Pp non ha capito che nella Spagna del XXI secolo non importa da dove vieni, ma cosa proponi” e ha aggiunto “invece di cercare colpevoli fuori, faccia autocritica sui tagli, sull’aumento delle tasse e sulla corruzione che dilaga nel partito” perché “ci sono molti spagnoli che soffrono e non riescono a sopportare più superbia e incompetenza”. Insomma Ciudadanos, per gli analisti, potrebbe essere “un gioco d’azzardo più sicuro” per far saltare il banco de Las Cortes. E chissà, a fine anno, Podemos e Ciudadanos potrebbero occupare un numero di scranni tali da cambiare per sempre il volto politico di Madrid.
@si_ragu