Una serata intitolata “Venerdì credici” e definita “scaramantica e blasfema”. Un post-serata documentato da una serie di foto di persone in costume, ritratte tra tuniche da prete, croci di legno e corone di spine. Così una festa dell’Arcigay di Bologna, organizzata venerdì 13 marzo, è riuscita a scatenare l’ira bipartisan, e a unire sulla stessa linea esponenti di centrodestra, di centrosinistra e del Movimento 5 stelle. Consiglieri comunali e regionali. Compresa la giunta guidata dal sindaco Pd Virginio Merola, che in una nota, pur escludendo qualsiasi tipo di “censura”, descrive l’iniziativa come una “grave offesa”, che “ha molto più del volgare e provocatorio”.
A puntare il dito per prima è Raffaella Santi Casali, consigliere comunale del Pd, appartenente all’area cattolica del partito. Qualche giorno dopo la festa, sul suo profilo Facebook pubblica una foto di quella notte. È presa dall’album del Cassero, il circolo dell’Arcigay bolognese, e ritrae tre persone in costume, travestite da Gesù, mentre mimano atti sessuali con una croce di legno glitterata. Il riferimento è alla passione di Cristo. “Non trovo una sola ragione per cui questa roba debba avere luogo in una sede del Comune e finanziata coi soldi di tutti” è il commento del consigliere, che in questo modo solleva una polemica non nuova nel capoluogo emiliano, ossia quella sulla convenzione con Palazzo d’Accursio e sulla concessione gratuita dell’ex Salara.
Le fa eco, sempre su Facebook, Giuseppe Paruolo, consigliere regionale del Pd, che parla di “ un’iniziativa discutibile se fatta a casa e spese proprie”, ma “certamente indegna di essere sostenuta da risorse pubbliche”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’opposizione. In prima fila Michele Facci, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale. “La convenzione tra Comune di Bologna e l’Arcigay scadrà a maggio 2015. Pretendiamo un giro di vite nei confronti di chi utilizza i soldi pubblici per offendere senza alcun ritegno le altrui credenze”. Marco Lisei, sempre di Forza Italia, va oltre e annuncia un esposto in Procura a Bologna, per “denunciare quanto accaduto all’interno del Cassero, un immobile del Comune a canone zero”.
Sotto accusa anche lo “sbattezzo point” , uno sportello dove raccogliere informazioni per abbandonare la religione cattolica, organizzato dell’Uaar (l’unione atei e agnostici razionalisti) all’interno del Cassero proprio in occasione della festa. “Un’idea triste” secondo Lucia Borgonzoni, della Lega Nord. Mentre il Movimento 5 stelle, attraverso il consigliere Massimo Bugani, chiede un passo indietro del presidente dell’Arcigay di Bologna, Vincenzo Branà. “Non mi scandalizzo davanti alle immagini della serata , ma parlo da amico di tante persone omosessuali che sentono, a mio avviso giustamente, le loro battaglie svilite e depotenziate da queste goliardate. L’Arcigay, per il suo grande valore sociale e culturale, merita di essere rappresentato e guidato da persone di grande spessore che sappiano onorare quel ruolo”.
Ma l’Arcigay si difende, e in un comunicato parla di “polemiche strumentali e pretestuose”. “Durante quella festa ricorreva il travestimento che riprendeva i simboli della religione cattolica e in quel contesto sono state scattate foto evidentemente blasfeme, poi pubblicate sulla pagina Facebook del circolo. Il conflitto tra comunità lgbt e la parte politicizzata dei cattolici preesiste alla nostra festa e alle famigerate immagini, questo è un dato indispensabile per comprendere perché una persona omosessuale decida di dissacrare o irridere un simbolo religioso. Quel gesto rappresenta una liberazione rispetto a un simbolo che quelle persone percepiscono come oppressivo. E sono gli stessi cattolici a inserire il tema religioso a ostacolo e preclusione del riconoscimento dei diritti alle persone lgbt. Quel conflitto esiste, insomma, e occorre che tutte e tutti ce ne facciamo carico, cattolici in primis”.