Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi resta incollato alla poltrona. Nella serata di ieri era stato il sottosegretario Delrio ad avanzare l’ipotesi dimissioni. Da qui l’indiscrezione di un imminente faccia a faccia serale con Renzi, che in realtà sembra non esserci stato. I retroscena politici raccontano del gelo del premier, che però non vuole cacciare direttamente Lupi (anche perché i voti di Ncd al Senato sono vitali per il governo). E’ lo stesso Lupi a confermarlo: “Renzi non mi ha chiesto un gesto spontaneo”. Il ministro si definisce tranquillo perché il governo “mi appoggia sicuramente”. Se il governo non si muove, è il Nuovo Centrodestra a fare quadrato attorno al suo ministro. “Partito compatto e pieno sostegno a Lupi”. E’ l’indirizzo emerso dal confronto al vertice di Ncd tra Angelino Alfano, Gaetano Quagliariello e lo stesso Lupi. Una linea ribadita e rafforzata questa mattina dal ministro dell’Interno: “Noi lo sosteniamo, abbiamo piena fiducia in lui e Lupi non ha pensato a dare le dimissioni”.
Lupi alla Camera, proteste M5s: “Ministro Rolex”
L’attesa per il question time, l’interrogazione a risposta immediata, si è risolta praticamente in niente. E’ stata Mirella Liuzzi (M5s) a presentare in Aula la richiesta di chiarimenti al ministro (“Il portavoce del ministro” lo definisce la deputata), usando parole anche molto dure: “Lei, ministro, è un bugiardo” ha gridato tra l’altro. Ma Lupi non è entrato nel merito delle questioni sulle quali si sta basando il problema politico per il quale da più parti è stata auspicata l’opportunità di un passo indietro: “Rispetto alle legittime richieste di chiarimento dei gruppi parlamentari – ha dichiarato il ministro dei Trasporti a Montecitorio – ritengo doveroso e urgente che questo avvenga quanto prima in Parlamento, nelle modalità che la presidenza riterrà opportuna”. Gli obiettivi del ministero, ha aggiunto Lupi, sono “da una parte garantire rapida ed efficiente realizzazione delle opere ritenute necessarie per il Paese, dall’altra garantire la massima trasparenza di questo processo”. Tra le questioni chiarite dal ministro il fatto che “l’ingegner Incalza dal 31 dicembre 2014 non è più direttore dell’unità tecnica di missione e non ha né un rapporto di consulenza né di collaborazione con il ministero”.
La notizia alla fine diventa solo l’espulsione di Carlo Sibilia, richiamato più volte dal presidente di turno Roberto Giachetti durante l’intervento di Lupi: “Dimissioni, dimissioni” hanno urlato i deputati M5s. “L’intervento lo ha scritto lei o Incalza” chiede la Liuzzi mentre i colleghi di gruppo aggiungono “Ministro Rolex“. L’intervento del presidente di turno smorza poco dopo la manifestazione di dissenso del gruppo M5s che chiude la protesta con il grido “Dimissioni”. I deputati M5s hanno agitato gli orologi, facendo riferimento al Rolex che sarebbe stato regalato al figlio del ministro da Stefano Perotti, l’imprenditore coinvolto nell’inchiesta fiorentina sulle grandi opere.
Espulso dall’aula di @Montecitorio perché volevo dare un #casio al @Maurizio_Lupi…e non un #Rolex
— carlo sibilia (@carlosibilia) 18 Marzo 2015
Così ora non resta che aspettare il voto sulle mozioni di sfiducia presentate da Lega Nord, Movimento Cinque Stelle e Sel. “Ora a maggior ragione chiediamo che non solo sia calendarizzata al più presto ma che sia votata da tutti la mozione di sfiducia contro il ministro Maurizio Lupi – afferma Giulia Sarti (M5s) – E’ indecente che non faccia un passo indietro, in altri Paesi ci si dimette per una tesi di laurea”. Stessa richiesta è stata esposta in Aula dalla parlamentare di Sel Serena Pellegrino.
Guerini: “Spieghi”. Fassina: “Renzi lo convinca a lasciare”
Renzi, raccontano i giornali, ha sentito più volte il suo ministro, perché la vicenda è diventata in poche ore bufera politica, con Sel, Lega e M5s che hanno presentato una mozione di sfiducia. Intanto anche la minoranza Pd fa pressione affinchè il ministro faccia un passo indietro: “Il presidente del Consiglio credo abbia chiara la gravità della situazione e ritengo che dovrebbe convincere Lupi ad assumersi le sue responsabilità” dice Stefano Fassina, in un’intervista a Repubblica. In ogni caso, quella del “chiarimento” è una linea invocata da tutto il Pd. Su questo si sbilancia anche il cuore renziano del partito. Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, dice: “E’ giusto che lupi spieghi in Parlamento”. Matteo Orfini, presidente del Pd, ha aggiunto che “quando avremo ascoltato i suoi chiarimenti, le sue spiegazioni faremo le nostre valutazioni. farle oggi sulla base di quanto emerso lo trovo prematuro. Trovo che sia del tutto legittimo, doveroso che il ministro venga, spieghi e poi noi valuteremo”.