«Basta, così non si può più andare avanti. A questo punto è evidente che sulla questione non si vuole proprio decidere». Finisce con la grande amarezza della senatrice questore Laura Bottici del Movimento 5 Stelle la riunione congiunta degli uffici di presidenza di Camera e Senato che avrebbe dovuto aprire la strada alla cancellazione definitiva dei vitalizi degli ex parlamentari condannati con sentenza definitiva. La seduta, invece, si è conclusa con l’ennesimo nulla di fatto e la prospettiva di un nuovo rinvio. Nonostante della questione si stia dibattendo ormai da giugno dell’anno scorso.
CHE FIGURACCIA Motivo dell’ennesima fumata nera, anche un fastidioso contrattempo costato una figuraccia alla presidenza di Montecitorio che per l’occasione vestiva i panni dell’ospite dei colleghi di Palazzo Madama. Come accaduto già al Senato, dove il collegio dei questori aveva commissionato al presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, un parere di costituzionalità sul taglio dei vitalizi, anche alla Camera avevano fatto altrettanto. Ma proprio quando il parere redatto da un altro ex giudice della Consulta, Valerio Onida, è stato distribuito si è verificato un increscioso disguido che ha di fatto vanificato la riunione. «Qui mancano delle pagine», ha esclamato il questore del Senato (Fi), Lucio Malan. «Spiritoso», gli ha risposto la Boldrini, pensando ad uno scherzo. E, invece, le pagine mancavano davvero. Tutte quelle con cifra pari delle 19 totali che compongono il documento redatto da Onida. Insomma 9 pagine in meno che hanno di fatto reso illeggibile e dunque inutile il parere.
PIOGGIA DI CONSULENZE Non solo. Nel corso della riunione è stata sollevata anche un’altra questione che rischia di allungare ancora di più i tempi della decisione. Il questore Antonio De Poli (Area popolare) ha infatti informato i partecipanti alla seduta che i capigruppo di Palazzo Madama hanno chiesto di acquisire altri due pareri sul taglio dei vitalizi ai condannati. Pareri da affidare ad altri due illustri costituzionalisti: Sabino Cassese (giudice emerito della Corte Costituzionale) e Massimo Luciani (ordinario di diritto costituzionale alla Sapienza di Roma). Richiesta di fronte alla quale tutti i presenti, tranne il Movimento 5 Stelle, si sono dichiarati favorevoli. A questo punto Grasso, peraltro autore di un documento con il quale aveva smontato la tesi di Mirabelli, del tutto negativa e contraria al taglio dei vitalizi , vedendosi negare la possibilità di indicarne uno, si è riservata la possibilità di richiedere un’altra consulenza giuridica. Insomma, a questo punto, difficilmente la data del 26 marzo, indicata per chiudere la partita e rendere definitivi i tagli, potrà essere rispettata. Circostanza che ha scatenato l’ira del M5S. «Questi continui rinvii non sono più tollerabili. Comprendo la difficoltà di prendere una decisione da parte dei colleghi quando si tratta di toccare gli interessi dei loro amici – accusa la Bottici-. Ma A questo punto non si può più rimandare: si fissi una data e, pareri o non pareri, la si rispetti e si decida una volta per tutte». La telenovela continua.
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