“Non rompa i coglioni”. E’ questo il contenuto della lettera anonima ricevuta da una delle maestre firmatarie del ricorso contro la benedizione pasquale a scuola, Monica Fontanelli, poche ore prima dell’arrivo del prete per il rito. Firmato: “Un gruppo di insegnanti e genitori rimasti sdegnati e increduli davanti alla sua arroganza” che definiscono “poveri mentali” i ricorrenti al Tar. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, gli alunni e i professori dell’Istituto Comprensivo 20 hanno ricevuto la benedizione pasquale. Ma il clima resta teso. “Noi non ci lasciamo intimidire – sottolinea Bruno Moretto, referente di Scuola e Costituzione – quella lettera è l’espressione della posizione che ha portato all’approvazione della delibera del 9 febbraio, che è prevaricatrice perché non tiene conto del parere di una minoranza, ammesso che lo sia, imponendo a tutti il proprio punto di vista. Per quanto riguarda la benedizione non vogliamo nessuna rissa, ci siamo affidati a un giudice terzo perché questo è ciò che prevede uno stato di diritto. Noi crediamo che la scuola debba essere laica, e questa è la nostra posizione, poi sarà il Tar a decidere sulla questione”.
Nonostante le polemiche sollevate dalla decisione del consiglio d’istituto, guidato dalla preside, nonché consigliera comunale bolognese del Pd, Daniela Turci, di autorizzare la celebrazione del rito religioso all’interno delle mura scolastiche, infatti, nel pomeriggio del 20 marzo un parroco ha benedetto mamme, papà e studenti delle elementari Fortuzzi, mentre il 21 marzo toccherà alle Carducci e le medie Rolandino. Con buona pace degli 8 genitori, 11 docenti, e del comitato Scuola e Costituzione che il 4 marzo scorso avevano presentato un ricorso al Tar per chiedere ai giudici di sospendere la delibera scolastica del 9 febbraio, che autorizzava il rito nei locali del comprensivo al di fuori dell’orario di lezione. Il tribunale amministrativo regionale, infatti, sarà chiamato a esprimersi sull’istanza solo il 26 marzo prossimo, cioè a benedizione avvenuta, mentre, sempre il consiglio d’istituto, il 12 marzo scorso aveva stabilito che la data della celebrazione religiosa sarebbe stata il 20 marzo. Sei giorni prima, quindi, della decisione dei giudici.
“Una forzatura dei tempi, quella di pianificare la benedizione pasquale prima che il Tar si esprima sul ricorso – critica il fronte dei contrari al rito religioso – è una prevaricazione verso chi non ritiene legittimo lo svolgimento di atti di culto nella scuola di tutti”. Quando a febbraio i tre parroci di tre chiese bolognesi, Santa Maria della Misericordia, San Giuliano e Santissima Trinità, avevano domandato all’Ic 20 di poter eseguire il rito all’interno di un locale scolastico, alla presenza di studenti, insegnanti e genitori, e a ridosso delle vacanze pasquali, ottenendo il via libera del consiglio d’istituto, presieduto da Giovanni Prodi, nipote dell’ex presidente del Consiglio Romano, infatti, la scuola si era divisa: da un lato i favorevoli, Prodi in primis, “convinto che il rito, nelle modalità richieste, sia legittimo, anche rispetto alla Costituzione, e non sia discriminatorio: come potrebbe esserlo un incontro aperto a tutti, e per partecipare al quale nulla è richiesto?”. Dall’altro, invece, i laici, sempre mamme, papà e insegnanti, appoggiati dal comitato Scuola e Costituzione: “La scuola non è un luogo multireligioso, ma interculturale: si studiano tutte le religioni, ma non si celebrano riti”.
A decidere, comunque, era stato il consiglio di istituto, che alla quasi unanimità, e nonostante il ricorso, aveva scelto di aprire le porte della scuola ai parroci tra il 20 e il 21 marzo. “Non abbiamo fatto nulla di antidemocratico – è stato il commento della preside Turci, chiuse le votazioni per decidere la data della benedizione pasquale – il Tar ci dirà finalmente come ci dobbiamo comportare, nel frattempo noi andiamo avanti per la nostra strada, hanno già fatto ricorso cosa vogliono di più?”.