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Charlie Hebdo, redazione litiga sui fondi. Avvocato: “Tutti questi soldi fanno male”

Due mesi dopo l'attentato terrorista al giornale satirico, polemiche sulla gestione dei finanziamenti ottenuti con le vendite eccezionali. Undici dipendenti, tra cui il vignettista Luz e Patrick Pelloux, chiedono di diventare azionisti
Charlie Hebdo, redazione litiga sui fondi. Avvocato: “Tutti questi soldi fanno male”
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Un gruppo di undici giornalisti chiede di diventare azionista di Charlie Hebdo. La redazione del giornale satirico a due mesi dall’attentato terroristico che ha visto 12 morti, si divide sulla gestione dei 30 milioni di euro guadagnati grazie alle ultime vendite eccezionali. Laurent Léger ha annunciato la decisione durante la riunione di redazione di mercoledì 18 marzo e, in una email diffusa dall’agenzia di stampa Afp, ha detto che con lui ci sono anche il collega Patrick Pelloux e il vignettista Luz.

Prima della strage del 7 gennaio scorso, Charlie Hebdo era sull’orlo del fallimento con una vendita di circa 30mila copie settimanali. La settimana dopo l’attentato, il numero speciale ha venduto oltre 7 milioni di copie. A due mesi dall’attacco, la redazione si trova a fare i conti con il problema della gestione dei fondi. Già durante una riunione di fine febbraio, il vignettista Luz, secondo alcune ricostruzioni, avrebbe detto: “Sono milioni avvelenati“.

Charlie Hebdo attualmente è posseduto per il 40 per cento dalla famiglia del disegnatore Charb, assassinato nell’attacco, per un altro 40 per cento dal disegnatore Riss e un 20 del cento dal nuovo direttore del giornale Eric Portheault. Critico l’avvocato del settimanale satirico: “Riss è ancora all’ospedale”, ha detto, “la parte di Charb è ancora congelata. Tutti questi soldi fanno più male che bene. La situazione fa pensare a quei funerali dove si litiga già uscendo dal cimitero per i gioielli della nonna. Dobbiamo prima pensare a far uscire il giornale ogni mercoledì”. A replicare è stato Pelloux: “Non abbiamo nulla contro la direzione attuale, nessun conflitto di alcun tipo, ma dopo quello che è successo, i dipendenti vogliono essere innanzitutto attori nell’impresa”.

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