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Duferco, Antonio Gozzi: “Non abbiamo corrotto nessuno, fregati come bambini”

Il presidente di Federacciai e della Virtus Entella, arrestato tre giorni fa a Bruxelles e rilasciato dopo poche ore, si difende dicendosi "estraneo ai fatti". La procura belga gli contesta di aver incaricato un ex ministro vallone di pagare tangenti a politici della Repubblica democratica del Congo perché facilitassero la diversificazione del gruppo siderurgico nel settore del gioco d’azzardo
Duferco, Antonio Gozzi: “Non abbiamo corrotto nessuno, fregati come bambini”
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“La mia incazzatura è perché in questa vicenda ci siamo fatti fregare come bambini piccoli”. Così si difende Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e amministratore delegato di Duferco, arrestato tre giorni fa a Bruxelles insieme al collaboratore Massimo Croci con l’accusa di corruzione e rilasciato poche ore dopo. Gozzi, che ha convocato una conferenza stampa per chiarire la propria versione, ha ribadito “totale estraneità ai fatti”. “Non abbiamo corrotto nessuno, la Duferco è completamente estranea e la vicenda non riguarda il gruppo né investimenti del gruppo”, ha sostenuto l’imprenditore, che è anche presidente della Virtus Entella.

La procura belga gli contesta però di aver incaricato l’ex ministro dell’Economia vallone Serge Kubla di pagare tangenti a personalità congolesi affinché facilitassero la diversificazione di Duferco nel settore dei giochi d’azzardo e lo favorissero nell’acquisire l’impianto siderurgico di Maluku, sempre nella Repubblica democratica del Congo. Kubla, che dal 2009 era consulente della Duferco, ha ammesso di aver consegnato una bustarella con 20mila euro alla moglie dell’ex primo ministro congolese Adolphe Muzito, ma si è giustificato sostenendo che “si trattava del pagamento di una fattura“.

Al prossimo direttivo della Federazione imprese siderurgiche italiane, in calendario per martedì prossimo, Gozzi intende chiedere “di pronunciarsi sull’opportunità” della sua permanenza al vertice. Gozzi si è detto preoccupato per le possibili “conseguenze per l’attività industriale” delle indagini in corso in Belgio e “il potenziale danno reputazionale”. “Dobbiamo fare chiarezza“, ha auspicato, “la prima cosa è l’azienda”. Nessun cenno però a un eventuale passo indietro: “Se dovessimo prendere una decisione la prenderemo”, si è limitato a dire.

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