Una legge anti-imperialista nel pieno di una crisi economica devastante per difendere la pace e lo sviluppo del Paese: è questo lo strumento che il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha chiesto e ottenuto dal Parlamento per far fronte alla minaccia rappresentata dagli Stati Uniti. Il provvedimento, approvato domenica dall’Assemblea Nazionale, consente all’erede di Hugo Chavez di governare per nove mesi e mezzo, fino al 31 dicembre, tramite decreti senza bisogno di passare dal vaglio parlamentare. Il presidente potrà così dettare o riformare leggi su libertà, uguaglianza, giustizia e pace internazionale, indipendenza, sovranità, immunità, integrità territoriale e autodeterminazione nazionale, per “proteggere il popolo di fronte agli atti di altri Paesi, enti economici o transnazionali”.
La decisione del presidente venezuelano di chiedere questa legge, che di fatto blinda il suo ruolo dandogli poteri eccezionali, è la risposta alle sanzioni decise la scorsa settimana dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Con un decreto la Casa Bianca ha infatti accusato alcuni funzionari governativi venezuelani di aver violato i diritti umani e di corruzione pubblica e chiesto di liberare tutti i prigionieri politici. Ad essere colpiti dalle sanzioni (che prevedono il congelamento dei loro beni negli Usa) sono sette persone tra attuali ed ex funzionari governativi. Nel decreto, inoltre, Obama ha dichiarato lo stato di emergenza nei confronti del Venezuela, quale “minaccia straordinaria e insolita per la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti”.
Da qui la risposta del Paese caraibico, che ha deciso di mostrare i muscoli organizzando 10 giorni di esercitazioni militari, coordinate dallo stesso Maduro, “per prepararci a qualsiasi aggressione imperialista – ha detto – per qualsiasi variante di blocco economico, finanziario e commerciale da parte del governo degli Stati Uniti, perché lo stanno già preparando. Il Venezuela deve essere preparato perché il nostro paese non deve mai finire come la Libia o l’Iraq”. Alle esercitazioni è poi seguita la nomina a ministro degli Interno del generale Gustavo Gonzalez Lopez, uno dei 7 alti ufficiali dell’esercito e forze di sicurezza contro cui sono state varate le nuove sanzioni.
Il governo di Caracas ha anche ha acquistato un’intera pagina del New York Times per pubblicare una lettera aperta agli americani. Lettera in cui da un lato si afferma con forza come il Venezuela non sia una minaccia per il popolo statunitense: “Noi crediamo nella pace, siamo una società aperta e siamo amici del popolo americano”, si legge nelle missiva, che respinge le accuse, criticando aspramente Obama per “le interferenze, senza alcuna autorità, negli affari interni del Venezuela” e “il varo unilaterale di un pacchetto di sanzioni che – si legge – potrebbero avere conseguenze di vasta portata”. “Mai nella storia dei due nostri Paesi – si legge ancora – c’è stato un presidente degli Stati Uniti che ha tentato di governare il Venezuela per decreto. Questo è un ordine tirannico e imperiale che ci riporta ai giorni più bui delle relazioni tra gli Stati Uniti e l’America Latina”.
Terza e ultima parte della strategia, la legge abilitante anti-imperialista che però, secondo l’opposizione, può rivelarsi molto pericolosa, perché Maduro potrebbe limitare le libertà individuali con la scusa del rischio del nemico esterno e l’intervento militare. “La legge sarà uno strumento – ha commentato Rocìo San Miguel, dell’ong Control Ciudadano – contro i nemici interni, per minare i diritti umani”, mentre secondo Antonio Ricòveri, portavoce del Tavolo dell’Unione democratica, “così vogliono impedire le manifestazioni e neutralizzare i fattori politici perché sanno che si avvicinano le elezioni politiche”.
E’ la seconda volta, in meno di due anni, che Maduro ottiene una legge abilitante, strumento previsto dalla Costituzione venezuelana che permette al capo dello Stato di governare su temi specifici per un periodo limitato di tempo, prevedendo sanzioni, controllando l’agenda parlamentare, approvando o rigettando tutti i progetti di legge senza la necessità di doversi alleare con l’opposizione. La prima volta è stata usata dall’attuale presidente nel 2013 per sei mesi, durante i quali ha emesso 40 leggi con cui ha fissato limiti ai guadagni delle aziende, la distribuzione degli alimenti e tasse sulle rendite e i consumi.
Questo è un periodo molto difficile per il Venezuela. A due anni dalla morte di Hugo Chavez il ‘chavismo’ sembra in piena crisi, con il paese in grave difficoltà economiche, tra un’inflazione ormai quasi al 70%, il crollo del prezzo del petrolio, che rappresenta la principale voce dell’economia, e la gente costretta a stare in fila per ore fuori da supermercati e negozi per poter trovare cibo e medicinali sempre più scarsi.