Falsa partenza: è passata più di una settimana dall’approvazione della bozza di disegno di legge da parte del Consiglio dei ministri e l’iter della riforma della scuola deve ancora cominciare. Nonostante i proclami di Matteo Renzi: “Il giorno dopo il cdm del 10 marzo la palla passerà nelle mani del Parlamento”, aveva detto il premier. In realtà di giorni ne sono passati dodici e ancora siamo fermi ai blocchi: il consiglio del 10 è slittato al 12, poi c’è voluta una settimana per limare la bozza e redigere il testo definito. La versione “bollinata” del ddl finalmente è arrivata venerdì. Il suo esame – a quanto si apprende da fonti governative – dovrebbe partire dalla Camera. Ancora, però, non si sa quando.
Sul sito di Montecitorio la riforma non compare all’ordine del giorno della Commissione cultura fino al 26 marzo. Salvo variazioni dell’ultimo momento, potrebbe volerci un’altra settimana per mettere in moto la macchina parlamentare. Una tempistica che stride con la volontà del governo di approvare in tempi rapidissimi la riforma. Il passaggio dal decreto al ddl mette a rischio la fattibilità della riforma entro l’inizio del prossimo anno scolastico. Per questo tutti, da Renzi al ministro Stefania Giannini, passando per il sottosegretario Davide Faraone, avevano richiamato il Parlamento ad un “senso di responsabilità”, sottolineando la necessità di “fare presto”. Ma almeno 15 giorni sono già andati persi in attività preparatorie.
Comunque sia, la prossima settimana in Commissione cultura (forse in audizione congiunta col Senato) approderà un testo molto simile a quello approvato dal Consiglio dei ministri: i temi principali, dai numeri delle assunzioni ai “super presidi”, passando per la valutazione dei docenti e gli sgravi alle paritarie, sono stati confermati. E per questo arriveranno anche gli emendamenti di chi punta a migliorare la riforma. “Qualcuno negli ultimi giorni ha parlato di testo inemendabile, ma per noi non è assolutamente così: sarebbe offensivo nei confronti del Parlamento”, ragiona un esponente della minoranza Pd. E il fatto che si parta dalla Camera non è privo di significato: lì la maggioranza ha numeri larghi ma proprio per questo c’è più spazio per la discussione (al Senato i margini invece sarebbe stati minimi). Facile immaginare, ad esempio, che si riaccenda lo scontro sulla discussa (e pericolosa dal punto di vista legale) esclusione degli idonei. Da Forza Italia, invece, arriverà un emendamento sulla chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici: “Vogliamo elaborare dei criteri oggettivi in base a cui i presidi debbano scegliere i loro insegnanti, altrimenti il meccanismo si espone troppo a discrezionalità e clientelismo”. Mentre le proposte del Movimento 5 stelle ricalcheranno a grandi linee i contenuti della “controriforma” presentata pochi giorni fa.
Tanti temi caldi, su cui si aprirà un dibattito che potrebbe anche formare convergenze alternative, in grado di mettere in difficoltà il governo. Di certo tutti si aspettano di poter discutere un testo che non appare poi così “blindato”: “Non siamo pregiudizialmente contrari a una riforma che presenta diversi aspetti vicini alla nostra sensibilità, a partire dal merito e dall’alternanza scuola/lavoro”, spiega Elena Centemero, responsabile scuola di Forza Italia. “Ma in Commissione Istruzione c’è sempre stata collaborazione fra i vari partiti e ci aspettiamo che ci sia anche in quest’occasione”. Discussioni e trattative, però, significano tempi lunghi. “È davvero difficile che si riesca a chiudere nelle scadenze prefissate”, conclude un membro della VII Commissione. “Per un ddl così complesso ci vogliono non meno di due mesi”. Ma la riforma non è stata ancora calendarizzata, e ad aprile ci sono anche le feste di Pasqua. Il 31 maggio, termine ultimo per permettere al Miur di attivare il complesso meccanismo delle immissioni in ruolo, è vicino. Per questo, fra i banchi del Parlamento, prende corpo un’ipotesi sulle tanto attese assunzioni: tutte potrebbero essere fatte entro settembre, ma solo per i posti vacanti (50mila circa) su ruolo economico (cioè subito operative), le altre su posto giuridico (assunti sì, ma in cattedra solo dal 2016). Con buona pace degli organici funzionali e della riforma, almeno per quest’anno.
Twitter: @lVendemiale
Scuola
Scuola, la riforma è già in ritardo. A rischio assunzioni e immissioni in ruolo
Il 31 maggio è il termine ultimo per permettere al Miur di attivare il meccanismo in tempo per settembre. Per questo, in Parlamento prende corpo un’ipotesi sulle assunzioni: tutte potrebbero essere fatte entro settembre, ma solo per i posti vacanti (50mila circa) su ruolo economico (cioè operative), le altre su posto giuridico (assunti, ma in cattedra solo dal 2016)
Falsa partenza: è passata più di una settimana dall’approvazione della bozza di disegno di legge da parte del Consiglio dei ministri e l’iter della riforma della scuola deve ancora cominciare. Nonostante i proclami di Matteo Renzi: “Il giorno dopo il cdm del 10 marzo la palla passerà nelle mani del Parlamento”, aveva detto il premier. In realtà di giorni ne sono passati dodici e ancora siamo fermi ai blocchi: il consiglio del 10 è slittato al 12, poi c’è voluta una settimana per limare la bozza e redigere il testo definito. La versione “bollinata” del ddl finalmente è arrivata venerdì. Il suo esame – a quanto si apprende da fonti governative – dovrebbe partire dalla Camera. Ancora, però, non si sa quando.
Sul sito di Montecitorio la riforma non compare all’ordine del giorno della Commissione cultura fino al 26 marzo. Salvo variazioni dell’ultimo momento, potrebbe volerci un’altra settimana per mettere in moto la macchina parlamentare. Una tempistica che stride con la volontà del governo di approvare in tempi rapidissimi la riforma. Il passaggio dal decreto al ddl mette a rischio la fattibilità della riforma entro l’inizio del prossimo anno scolastico. Per questo tutti, da Renzi al ministro Stefania Giannini, passando per il sottosegretario Davide Faraone, avevano richiamato il Parlamento ad un “senso di responsabilità”, sottolineando la necessità di “fare presto”. Ma almeno 15 giorni sono già andati persi in attività preparatorie.
Comunque sia, la prossima settimana in Commissione cultura (forse in audizione congiunta col Senato) approderà un testo molto simile a quello approvato dal Consiglio dei ministri: i temi principali, dai numeri delle assunzioni ai “super presidi”, passando per la valutazione dei docenti e gli sgravi alle paritarie, sono stati confermati. E per questo arriveranno anche gli emendamenti di chi punta a migliorare la riforma. “Qualcuno negli ultimi giorni ha parlato di testo inemendabile, ma per noi non è assolutamente così: sarebbe offensivo nei confronti del Parlamento”, ragiona un esponente della minoranza Pd. E il fatto che si parta dalla Camera non è privo di significato: lì la maggioranza ha numeri larghi ma proprio per questo c’è più spazio per la discussione (al Senato i margini invece sarebbe stati minimi). Facile immaginare, ad esempio, che si riaccenda lo scontro sulla discussa (e pericolosa dal punto di vista legale) esclusione degli idonei. Da Forza Italia, invece, arriverà un emendamento sulla chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici: “Vogliamo elaborare dei criteri oggettivi in base a cui i presidi debbano scegliere i loro insegnanti, altrimenti il meccanismo si espone troppo a discrezionalità e clientelismo”. Mentre le proposte del Movimento 5 stelle ricalcheranno a grandi linee i contenuti della “controriforma” presentata pochi giorni fa.
Tanti temi caldi, su cui si aprirà un dibattito che potrebbe anche formare convergenze alternative, in grado di mettere in difficoltà il governo. Di certo tutti si aspettano di poter discutere un testo che non appare poi così “blindato”: “Non siamo pregiudizialmente contrari a una riforma che presenta diversi aspetti vicini alla nostra sensibilità, a partire dal merito e dall’alternanza scuola/lavoro”, spiega Elena Centemero, responsabile scuola di Forza Italia. “Ma in Commissione Istruzione c’è sempre stata collaborazione fra i vari partiti e ci aspettiamo che ci sia anche in quest’occasione”. Discussioni e trattative, però, significano tempi lunghi. “È davvero difficile che si riesca a chiudere nelle scadenze prefissate”, conclude un membro della VII Commissione. “Per un ddl così complesso ci vogliono non meno di due mesi”. Ma la riforma non è stata ancora calendarizzata, e ad aprile ci sono anche le feste di Pasqua. Il 31 maggio, termine ultimo per permettere al Miur di attivare il complesso meccanismo delle immissioni in ruolo, è vicino. Per questo, fra i banchi del Parlamento, prende corpo un’ipotesi sulle tanto attese assunzioni: tutte potrebbero essere fatte entro settembre, ma solo per i posti vacanti (50mila circa) su ruolo economico (cioè subito operative), le altre su posto giuridico (assunti sì, ma in cattedra solo dal 2016). Con buona pace degli organici funzionali e della riforma, almeno per quest’anno.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".