C’è anche l’appalto per il Palazzo Italia, progetto di architettura-paesaggio del padiglione italiano dell’Expo, al centro dell’inchiesta di Firenze sulle Grandi opere. La commessa del valore di oltre 25 milioni di euro, infatti, sarebbe stata pilotata grazie agli stretti rapporti tra Stefano Perotti, professionista arrestato, e l’allora manager di Expo 2015 spa Antonio Acerbo, finito ai domiciliari lo scorso ottobre in una tranche dell’inchiesta milanese sulla cosiddetta “cupola degli appalti”.
E questa mattina è stato notificato l’avvio di un procedimento a Italiana Costruzioni, la società che ha vinto l’appalto nel cantiere di Expo di Palazzo Italia, al centro dell’inchiesta della Procura di Firenze sulle Grandi Opere. Ieri il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, ha incontrato il prefetto di Milano, Paolo Francesco Tronca. Il risultato dell’incontro è la notifica dell’avvio del procedimento. Adesso Italiana Costruzioni avrà tre giorni per presentare le proprie osservazioni, ed è più che possibile che Cantone incontri i legali della società. Alla fine il presidente dell’Anac deciderà come procedere. Tre sono le possibilità: il cambio dei vertici aziendali, il commissariamento dell’appalto, o (ipotesi più probabile) un monitoraggio, una sorta di sorveglianza speciale.
Subito dopo gli arresti aveva diramato una nota in cui sottolineava che “di essersi aggiudicata la gara per l’esecuzione dei lavori di realizzazione del Padiglione Italia per Expo avendo sempre operato nel pieno rispetto delle normative civili, penali e amministrative“.
Secondo gli inquirenti fiorentini Acerbo, ex sub commissario di Expo ed ex responsabile unico del Padiglione Italia che ha già chiesto di patteggiare 3 anni a Milano per il caso dell’appalto ‘Vie d’acqua sud’, è indagato, infatti, per turbativa d’asta in concorso, tra gli altri, con Perotti e con Andrea Castellotti, ex facility manager del Padiglione Italia, anche lui già coinvolto nel procedimento milanese. Stando all’imputazione dei pm di Firenze, Acerbo, che ha firmato il bando per Palazzo Italia, avrebbe turbato la gara “pilotandone l’aggiudicazione in favore” dell’impresa Italiana Costruzioni, alla guida di un’associazione temporanea di imprese (composta anche dal Consorzio Veneto Cooperativo).
Suoi presunti complici sarebbero stati Perotti, “quale professionista interessato alla progettazione e direzione dei lavori” dell’opera, Giacomo Beretta, ex assessore milanese al Bilancio della Giunta Moratti, Castellotti e anche i “referenti della stessa ‘Italiana Costruzionì”, Attilio Navarra (presidente del cda), Luca Navarra e Alessandro Paglia. Per gli inquirenti Acerbo, che avrebbe redatto un bando ad hoc, e gli altri indagati si sarebbero accordati “preventivamente e clandestinamente” per quella gara, aggiudicata nel dicembre 2013. Dalle intercettazioni, Perotti e Acerbo sarebbero stati già in rapporti “a metà settembre 2013, e quindi un mese prima della pubblicazione del bando di gara”.