“Te lo meriti Alberto Sordi!”, sbottava il Nanni Moretti di Ecce Bombo contro il qualunquismo italico. 37 anni dopo, l’esclamazione lascia il passo all’interrogativo, Sordi a Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli: ce li meritiamo i Soliti idioti? La risposta è no, ed è peggio per noi.

Quattro anni fa il loro esordio sul grande schermo, ‘I soliti idioti’, appunto, non fece prigionieri: quasi 5 milioni di euro nei primi tre giorni di programmazione, con una media per copia di 10 mila euro e un incasso complessivo che avrebbe superato i 10 milioni. Nel 2012, I 2 soliti idioti debuttò con un weekend da 2 milioni e mezzo di euro, superato per un soffio da Lo Hobbit in testa al botteghino. Mollato il produttore Pietro Valsecchi, abbandonati Ruggero e Gianluca De Ceglie, si sono imbarcati in una nuova avventura targata Wildside e patrocinata da Dante: La solita commedia – Inferno, che incidentalmente è il loro miglior film.

Meno scurrile e demenziale dei precedenti, è un coltello puntato alla gola della nostra società patologica e dei peccati 2.0, quelli che proliferano grazie ai social network e alle paranoie interconnesse: al primo weekend in sala, non è andato oltre il sesto posto, con 511.849 euro. Probabilmente Bigio e Mandelli non hanno “soddisfatto” il loro vecchio pubblico, quello sinceramente e devotamente affezionato a peti e rutti, e non ne hanno trovato uno nuovo, quello che questo collage caustico e divertito sul nostro male di vivere si meriterebbe, eppure, La solita commedia sarà celebrata tra 20 anni come un pilastro del rinnovamento del genere commedia.

Ne siamo certi. Per ora, la vulgata corrente rimprovera a Biggio e Mandelli l’aver abbandonato l’idiozia una e bina per un film intelligente: peccato capitale, s’intende. Ovviamente, un’analoga intelligenza non è data nella critica: come si può chiedere la fidelizzazione alla beata, diremmo paradisiaca, idiozia scorreggiona? Che non sia un bel momento per le commedie intelligenti, quelle pochissime che escono dagli schemi triti delle nostre risatine, lo testimonia un altro risultato deludente al botteghino: l’ottimo Fino a qui tutto bene di Roan Johnson, pluripremiato divertissement sulla fine dell’università e l’inizio dei guai, non è andato oltre i 115 mila euro e l’undicesima posizione.

Avanti così, facciamoci del male: la risata no, una scorreggia ci seppellirà. Contestualmente a queste fatiche per manifesta intelligenza, la prima posizione della classifica Cinetel degli incassi è occupata per il secondo weekend consecutivo da Cenerentola di Kenneth Branagh, copia carbone in carne e ossa del classico Disney: 3.729.535 euro nel fine settimana, 10 milioni e passa il bottino complessivo. Eppure, sicuri che oggi l’esclamazione del Nanni Moretti antiqualunquista non sarebbe proprio: “Ve la meritate Cenerentola!”?

Il Fatto Quotidiano, 24 Marzo 2015

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