Al mosaico di notizie che riguardano la salute mentale (depressione o disturbo bipolare) e anche fisica (possibili problemi di vista) di Andreas Lubitz, il copilota della Germanwings che ha deliberatamente fatto schiantare l’Airbus 320 contro le Alpi francesi, si aggiungono nuovi interrogativi che riguardano il certificato di idoneità al volo. L’unica certezza, allo stato, è che il 27enne non aveva conseguito la qualifica da parte della Federal aviation administration (Faa) e quindi non avrebbe mai potuto mettersi alla cloche negli Usa. Ma sul fronte delle cure mediche, dalla procura di Duesseldorf emerge un’altra verità. E cioè che Lubitz, “prima di avere la licenza era stato sottoposto a un lungo periodo di psicoterapia, per quella che è stata documentata come una tendenza suicida“.
Il portavoce della procura tedesca, Christoph Kumpa, ha spiegato che dopo la psicoterapia condotta in passato, prima di conseguire il brevetto, Lubitz non mostrò segni di tendenze suicide o comportamenti aggressivi verso gli altri. In passato “i medici avevano stabilito che non poteva volare e lavorare, ma i documenti non evidenziano che potesse commettere suicidio o potesse essere aggressivo con altre persone”, ha detto il portavoce. “Abbiamo trovato documentazione medica secondo cui Lubitz non aveva malattie organiche, patologiche o mediche”, ha dichiarato Kumpa, riferendosi ai documenti che sono stati ritrovati negli appartamenti in cui il copilota viveva, a Duesseldorf e Montabaur, nel Land di Renania-Palatinato.
Ha sottolineato più volte che “non si possono fare speculazioni“, puntualizzando anche che “non c’è documentazione medica secondo cui avrebbe avuto problemi di vista o che ciò che ha fatto sia stato provocato da una malattia organica“. Gli investigatori, al momento, non hanno ancora trovato elementi utili a indicare un movente specifico per il suo gesto. L’ufficio precisa infine che nelle perquisizioni effettuate in casa di Lubitz e dei suoi genitori non sono stati trovati né lettere in cui si annuncia il suicidio né rivendicazioni di responsabilità rispetto a quanto accaduto.
Chi aveva certificato allora l’idoneità? – Stando all’Istituto federale tedesco Luftfahrt-Bundesamt, il certificato di idoneità di volo nel 2014, e quindi quello ancora valido al momento della catastrofe, è stato rilasciato dall’Aeromedical center della Deutsche Lufthansa di Monaco.
Ma la compagnia tedesca, che ha tre centri aeromedici, ha fatto sapere di non avere comunque accesso agli atti. Alla fine sa soltanto se un pilota è idoneo o no e l’idoneità prevede comunque il consenso dell’ufficio federale del Luftfahrt-Bundesamt (Lba). Che, però, ha replicato: “Il Luftfahrtbundesamt non è direttamente competente per la valutazione delle idoneità a volare dei piloti. Molto di più hanno questo incarico i centri medici (Aeromedical center Amc) e i medici del volo autorizzati (Aeromedical examiner Ame)”, ha spiegato all’Ansa Cornelia Cramer dell’Lba. “Nel caso presente – ha puntualizzato Cramer – questi erano il centro aeromedical della Deutsche Lufthansa di Francoforte nel 2009, e il centro aeromedical della Deutsche Lufthansa di Monaco nel 2014 per il rilascio del certificato di idoneità attuale”.
La replica di Lufthansa, contattata dall’Ansa, è stata questa: “Lufthansa ha tre Aeromedical center e 20 medici specializzati, ma anche se un pilota si rivolge a uno di questi centri, il che peraltro non è obbligatorio, la compagnia non ha accesso agli atti medici: è a conoscenza soltanto dell’idoneità o meno a volare”. E alla fine sull’idoneità si deve ottenere il via libera del Luftfahrt-Bundesamt, è l’aggiunta. Una polemica che fa intravedere i posizionamenti delle diverse parti in gioco di fronte a un’inchiesta sul disastro che non si annuncia affatto facile.
Allo stato l’unica certezza è che Lubitz, in possesso di un certificato di idoneità al volo, avesse disturbi psichici come testimoniato dai certificati medici strappati e dalle dichiarazioni dell’ex fidanzata e dal ritrovamento, stando alla Bild, in casa di psicofarmaci non aperti e medicine contro sintomi da sindromi maniaco-depressive. L’ipotesi sembra essere quella che il copilota, consapevole di essere malato, avrebbe avuto paura di perdere il lavoro anche in vista dei nuovi controlli – a cui i piloti devono sottoporsi ogni anno – previsti il prossimo giugno.
L’inchiesta non esclude comunque l’ipotesi di un guasto tecnico, come ha detto domenica il capo degli inquirenti francesi operativi a Duesseldorf. Mentre il procuratore di Marsiglia Brice Robin, ha negato che sia stata ritrovata parte del corpo di Lubitz. Infatti, sono state rinvenute solo tracce di Dna delle vittime.