Adesso la palla ce l’hanno la Procura di Roma e quella della Corte dei conti. Gliel’ha passata – con la delibera 20 del 2015 – l’Autorità nazionale anticorruzione. La storia è nota ai lettori del Fatto Quotidiano visto che ne scrivemmo la prima volta il 30 aprile 2014: si tratta dell’appalto per gli archivi dell’Inps, che dura dalla bellezza di 27 anni, affidato senza gara a una società (Delta Uno Servizi spa) la cui proprietà è schermata dalla Finnat Fiduciaria (la Finnat dei Nattino, anche se è un’altra storia, gestisce pure il pezzo di patrimonio Inps conferito al Fip, Fondo immobili pubblici).

L’Anac accusa: appalto illegittimo – La relazione dell’Autorità guidata da Raffaele Cantone è durissima e si conclude con sintesi lapidaria: “L’affidamento diretto e ripetuto a trattativa privata” di questo tipo di servizi “è illegittimo”. Al netto degli effetti, anche legali, della delibera, la ricostruzione di Anac è comunque significativa di un certo andazzo delle pubbliche amministrazioni. L’Anticorruzione rivela che Inps ha risposto solo “in modo parziale” alle sue richieste di chiarimenti e l’elenco dei punti oscuri è davvero impressionante: “Non risulta inviata” la documentazione antimafia; “non è stata acclusa” nemmeno quella relativa agli importi pagati effettivamente a Delta Uno Servizi; è invece agli atti una dichiarazione di Finnat Fiduciaria che rivela che i proprietari dell’azienda sono due fratelli, Luca e Roberto La Rosa, quest’ultimo anche amministratore unico. E qui c’è la sorpresa: finora si conoscevano due contratti assegnati a Delta Uno (1999-2008; 2008-2017) ma Roberto La Rosa risulta essere stato amministratore anche di Rollar srl (poi rilevata, per il ramo d’azienda che interessa, proprio da Delta Uno), la quale risulta aver avuto contratti per la gestione degli archivi Inps del Lazio fin dal 1990: insomma il servizio, scrive Anac, “risulta sottratto alla concorrenza da circa 27 anni”.

Inps unico cliente, ricavi a 13 milioni – Nei 25 anni passati dal primo contratto investigato da Anac, peraltro, l’Inps non ha controllato le prestazioni di Delta Uno Servizi. E dire che nel 2006, dopo un’ispezione, la Soprintendenza archivistica dettò specifiche correzioni alle modalità di conservazioni di fascicoli e supporti ottici. “Si pone il ragionevole dubbio – scrive Anac – circa il mancato o puntuale adempimento delle prestazioni contrattuali da parte della società affidataria”, mentre i pagamenti invece continuavano. L’importo ufficiale, come detto, non si sa perché Inps si è rifiutata di comunicarlo all’Autorità. Il Fatto ha potuto vedere l’ultimo contratto, quello rinnovato nel 2008, anno primo dell’èra di Antonio Mastrapasqua: dura 9 anni (fino al 2017) e vale 75 milioni in tutto, più compensi variabili in base al peso del materiale da spostare. Insomma , 8,3 milioni l’anno più varie ed eventuali, voce che è cresciuta parecchio dal 2012, quando Inps ha inglobato Inpdap ed Enpals. Un metro di misura è il bilancio di Delta Uno Servizi spa, da cui sembrerebbe che Inps sia il suo unico cliente: il valore della produzione (al dicembre 2013) era di quasi 13 milioni di euro, gli utili 2,5 milioni. Insomma, l’appalto degli archivi Inps alla fine potrebbe valere ben di più: 90 milioni, forse 100, per i nove anni della sua durata. E in assenza di digitalizzazione e servizi archivistici adeguati: una sorta di bancomat.

L’ultimo pericolo: bloccati fino al 2026 – Ora i vertici dell’Inps appena insediati dovranno trovare la via di annullare il contratto in essere (Anac consiglia di scegliere “l’annullamento d’ufficio”) e bandire la nuova gara, che dovrebbe partire già in autunno. Il problema – scrive la stessa Authority – è il possibile lock-in del contratto: “Il vincolo di lunga durata con lo stesso operatore può comportare il rischio per le stazioni appaltanti di precludersi la possibilità di rimettere l’operazione sul mercato. Il contratto ‘illegittimo‘ del 2008 risolveva la cosa a modo suo: all’articolo 12 c’ è la praticabilità di una cessione in affitto all’istituto – per un periodo non inferiore ad anni nove – del ramo aziendale ove sono conservati tutti i materiali dell’istituto sino a quel momento archiviati, dotato di tutte le risorse umane e le attrezzature necessarie per la regolare gestione”. Tradotto: Inps paga a Delta Servizi l’affitto e il personale fino al 2026.

da Il Fatto Quotidiano del 25 marzo 2015

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