Nel palazzo – che sia quello a Roma della Figc, o della Lega a Milano – è dominus incontrastato. In campionato le sue squadre (sette vittorie consecutive per la Lazio, ma il plurale non è casuale: occhio alla Salernitana in Lega Pro) sono lanciatissime verso traguardi prestigiosi. È indiscutibilmente l’anno di Claudio Lotito, di campo e di governo, nuovo padrone del pallone italiano.
La scorsa estate – ma in realtà molto prima, già nel 2013 con l’elezione dell’amico Maurizio Beretta a presidente della Lega – cominciavano le manovre del presidente della Lazio per issare Carlo Tavecchio alla guida della Federcalcio, e garantirsi un posto in prima fila fra i potenti del nostro calcio. Ma in pochi avevano capito che quella era solo una parte dell’ambizioso progetto “dell’imperatore Claudio”: non si può contare per davvero, se poi la tua squadra naviga a metà classifica e compete al massimo per la Coppetta Italia. E allora ecco che, tra una telefonata a Galliani ed una a Macalli per assicurare la poltrona di via Allegri al fidato Tavecchio, Lotito trovava anche il tempo per allestire il miglior organico della sua gestione. Il primo tassello, fondamentale, è stato il riscatto di Antonio Candreva dall’Udinese (circa 10 milioni di euro per la metà). Poi sono arrivati anche Basta dall’Udinese, Parolo dal Parma, De Vrij (fresco protagonista al Mondiale con l’Olanda) dal Feyenoord, oltre a Djordjevic a parametro zero. Una campagna acquisti quasi faraonica, da circa 30 milioni di euro complessivi. Lotito aveva deciso di fare le cose in grande su tutti i fronti, per diventare un numero uno. E il tempo gli ha dato ragione.
Oggi la sua Lazio è la squadra più in forma della Serie A. Probabilmente la seconda forza alle spalle della Juventus, anche se per il momento la classifica vede ancora avanti la Roma (ma potrebbe essere solo questione di tempo). Settima vittoria consecutiva (a sole tre lunghezze dallo storico record del 1998/99), terzo posto blindato con sei punti di vantaggio sulla Fiorentina, semifinale di Coppa Italia da giocare in settimana contro il Napoli. E poi un gioco spettacolare, con tanto di secondo miglior attacco, grazie soprattutto alle prodezze di Felipe Anderson. È lui il simbolo di questa squadra e della gestione del suo presidente: pescato nel 2013 per una decina scarsa di milioni di euro per sostituire Hernanes (venduto a peso d’oro all’Inter, dove passa più tempo in panchina che in campo), ora è uno dei cinque migliori calciatori del campionato e di milioni ne vale almeno quaranta. Un affare alla Lotito, insomma.
Certo, il merito non è solo suo. In panchina Stefano Pioli ha confermato quanto di buono fatto vedere in provincia negli scorsi anni, e messo su una formazione solida e brillante. Un po’ ci ha messo lo zampino anche la buona sorte: perché quando a gennaio si è infortunato Djordjevic (e per un attimo si è rivisto il vecchio “Lotirchio”, che sul mercato ha preferito non comprare nessuno), Klose ha vissuto una seconda (anche terza) giovinezza, e ricominciato a segnare con continuità. Ma si sa, la fortuna aiuta gli audaci. E Lotito certamente lo è, se si pensa che nel 2004 aveva “preso una squadra al suo funerale” (ipse dixit). Beneficiando di un piano di maxi-rateizzazione del debito che scadrà solo nel 2028, superando l’ostilità dei suoi stessi tifosi, passando (più o meno) indenne attraverso le burrasche di Calciopoli, dieci anni dopo Claudio Lotito ha finalmente squadra e posizione di potere che voleva.
Da uomo forte della Lega e neanche troppo occulto della Federcalcio (come dimostrato dal caso Iodice), da presidente della Lazio e socio (insieme all’amico-cognato Marco Mezzaroma) della Salernitana vicina alla promozione in Serie B, “l’imperatore Claudio” può puntare ancora più in alto: l’entrata in vigore del nuovo fair-play finanziario interno (da lui voluto) esalterà i conti in ordine della sua Lazio; lo sdoganamento delle multiproprietà (da lui fortemente voluto) gli permetterà di avere una società satellite in una piazza importante come Salerno. Il meglio, forse, deve ancora venire: adesso il secondo posto ed il sorpasso alla Roma, a settembre la Champions League, in futuro chissà. Lotito non è uno che si accontenta.