Per il presidente dell’Anas era frutto di un grave errore in fase di progettazione, per Matteo Renzi i responsabili avrebbero dovuto pagare tutto di tasca propria, mentre i senatori democratici in commissione Infrastrutture forniscono un’altra ricostruzione. A quattro mesi dal crollo, c’è un nuovo tassello che ricostruisce la storia del viadotto Scorciavacche, sulla statale 121 Palermo – Agrigento, franato a Capodanno dopo appena una settimana dall’inaugurazione. “La ditta sapeva che il rilevato era a rischio e lo sapeva anche Anas”, scrivono i senatori del Pd eletti in commissione Infrastrutture a Palazzo Madama.
Un documento di dieci pagine del 14 gennaio scorso, corredato da fotografie, che commenta e spiega i motivi del crollo, pubblicato online dal senatore Stefano Esposito. Nel carteggio, si fa notare come le due porzioni del viadotto dopo il crollo “si siano separati per alcuni metri lungo la striscia centrale, come se fossero due corpi indipendenti e non ben legati tra di loro, Si ipotizza una forte presenza d’acqua nel corpo del rilevato”. Poi con l’ausilio di altre fotografie, scattate prima e dopo il crollo, si stringe il cerchio su due tubi che escono da sotto il viadotto per circa due metri. “Cosa fa un tubo di drenaggio dentro un rilevato nuovo? Serve a drenare l’acqua, quindi il rilevato è pieno d’acqua al momento dell’inaugurazione e nei giorni precedenti” scrivono i senatori Dem. Che poi spiegano: “Sapevano preventivamente all’apertura che il rilevato non era idoneo a sostenere in sicurezza il traffico, ma hanno aperto lo stesso per soddisfare altre esigenze. È evidente che l’opera non era finita al momento dell’inaugurazione; questi sono segni evidentissimi”.
Per i democratici, quindi i tubi di drenaggio sono la prova che la ditta edile e l’Anas fossero a conoscenza dei problemi del viadotto prima dell’inaugurazione, ma che abbiano ugualmente inaugurato l’opera. “La ditta sapeva che il rilevato era a rischio e lo sapeva anche Anas. È stato fatto un primo intervento con una colata di bitume, quando si sono manifestate le prime lesioni, sperando che il tutto passasse inosservato, (il bitume a sigillare la lesione serve per non far entrare altra acqua nel rilevato, quindi pioveva o nevicava). È stata chiusa successivamente la strada quando ormai il rilevato era perso”. I senatori dem quindi annotano: “Si evince, conoscenza preventiva del fenomeno, controllo frequente del personale di sorveglianza, graduazione di interventi scansionati nel tempo nel tentativo di rimediare chiusura della strada a pasticcio fatto: quindi lo stato di pericolo era noto, è stato sottovalutato e il dissesto si vuole imputarlo a cause misteriose, tutti sotto traffico dal 23 dicembre al 30 dicembre; 7 giorni in cui ignari utenti hanno rischiato la vita solo nel superiore e imperativo bisogno di inaugurare, costi quel che costi, tanto gli ordini si danno a voce e le autorizzazioni le firma qualche sottoposto”.
La ricostruzione pubblicata dal senatore Esposito poi passa ad analizzare le responsabilità del crollo: “Alla negligenza della Commissione di Collaudo, che non ha mai effettuato nessuna visita durante tutto il corso della costruzione dell’opera, si aggiunge la gravità di una apertura al traffico, all’insaputa di detta Commissione di Collaudo”. Un’analisi che differisce da quanto sostenuto dal presidente di Anas Pietro Ciucci. “Le nostre procedure di controllo ci hanno consentito di agire in maniera preventiva così che non c’è stato alcun rischio per gli utenti e nostri uomini”, aveva detto Ciucci davanti la commissione Infrastrutture del Senato. E mentre si attende una nuova riapertura del viadotto entro il mese di maggio, fino ad oggi soltanto un funzionario è stato punito per il crollo: si tratta di Claudio Bucchi, ingegnere dell’Anas in servizio in Sicilia per pochi mesi, spedito a L’Aquila quindici giorni dopo il crollo. A sostituirlo un altro dirigente dell’Anas, Sergio Serafino Lagrotteria, condannato a tre anni in primo grado dal tribunale di Padova nell’inchiesta sugli scavi selvaggi tra l’Adige e il Brenta. Nel frattempo continua ad andare avanti l’inchiesta di Raffaele Cantone, commissario dell’Autorità Anticorruzione.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Egregio Direttore,
in riferimento all’articolo pubblicato oggi da IlFattoQuotidiano.it, dal titolo “Crollo Viadotto Scorciavacche, il j’accuse dei senatori Pd: ‘Ditta e Anas sapevano’”, l’Anas ritiene doveroso precisare le numerose inesattezze in esso contenute.
Innanzitutto si evidenzia che il documento pubblicato in home page, con il massimo rilievo, risale al 14 gennaio scorso. Nel frattempo il Presidente dell’Anas Pietro Ciucci ha già fornito dettagliate ed esaurienti risposte sull’argomento nel corso dell’audizione in programma quello stesso giorno alla commissione Lavori Pubblici del Senato, poi completata nella seduta del 21 gennaio, oltre che nelle audizioni alla commissione Ambiente della Camera dei Deputati del 15 gennaio e alla commissione Lavori Pubblici del Senato del 24 febbraio, nonché in numerose ulteriori occasioni.
Inoltre, e ci si augura di non doverlo ribadire ancora, sia nel titolo che nell’articolo si parla – con un grossolano errore – di crollo del viadotto Scorciavacche che invece – come più volte chiarito e come si vede nella foto allegata – non ha subito alcun cedimento strutturale o quant’altro. La struttura del viadotto è perfettamente integra, mentre risulta interessato da cedimenti il tratto di strada in rilevato adiacente, in direzione Palermo.
Anche la ricostruzione dei fatti è errata. L’apertura al traffico del tratto stradale è avvenuta su richiesta del contraente generale, affidatario dei lavori, in modalità di cantiere e con limitazioni di velocità e a seguito di un’approfondita serie di controlli dei materiali del rilevato e delle programmate prove di carico sui due viadotti, effettuata in accordo con il collaudatore.
Non c’è stato alcun rischio per gli utenti perché grazie al monitoraggio continuo del cantiere da parte del contraente generale e dell’Anas, al primo rilievo di piccola deformazione dell’asfalto, il 30 dicembre la strada è stata immediatamente chiusa al traffico. Il cedimento vero e proprio del rilevato, così come riportato nella foto n. 1 del documento, si è registrato soltanto qualche giorno dopo.
Quanto al tubo, che sembra spuntare nel rilevato ed al quale verrebbe attribuita una funzione di drenaggio delle acque contenute nel rilevato, non è altro che il sistema di convogliamento delle acque di piattaforma, raccolte dai tombini posti lungo le cunette laterali della strada. La sistemazione, peraltro prevista in progetto, è legata all’esigenza che le acque di piattaforma, invece di essere direttamente smaltite nell’ambiente circostante debbano essere trattate in vasche cosiddette “di prima pioggia”, al fine di far precipitare gli agenti inquinanti prima di essere disperse nei corsi d’acqua. Tale tipo di intervento è peraltro richiesto dal Ministero dell’Ambiente allorquando si realizzano infrastrutture in adiacenza di corsi d’acqua.
Si precisa infine che, a differenza di quanto scritto nell’articolo, al posto dell’ingegner Claudio Bucci, quale responsabile del procedimento dei lavori di ammodernamento del tratto Palermo-Lercara Friddi, dove è ubicato il viadotto Scorciavacche 2, è stato nominato l’ingegner Domenico Renda. Infatti la nomina dell’ingegner Sergio Lagrotteria è stata immediatamente revocata. In ogni caso si evidenzia che l’ingegner Lagrotteria è stato assolto con sentenza della Corte di Appello di Venezia nel 2011 e che tali fatti erano precedenti alla sua assunzione all’Anas e non risultavano nel suo curriculum.
Si richiede la pubblicazione di questa smentita ai sensi della Legge sulla Stampa. Cordiali saluti, L’Ufficio Stampa Anas