“Niente tagli né aumenti di tasse, e chi dice il contrario dice il falso”. Parola di Matteo Renzi durante la conferenza stampa di martedì a Palazzo Chigi, dopo che il Consiglio dei ministri ha esaminato le 128 pagine di bozza del Documento di economia e finanza. Ma proprio da quella bozza, scrive Il Sole 24 Ore, emerge che in attesa delle misure che verranno varate in autunno con la legge di Stabilità – in cui lo stesso Renzi ha ammesso di non sapere se sarà possibile inserire una riduzione delle imposte – la pressione fiscale è prevista in ulteriore e inarrestabile crescita. L’anno scorso, come rilevato pochi giorni fa dall’Istat, si è attestata al 43,5%, e nel 2015 rimarrà congelata allo stesso livello. Ma, stando alla Tavola III della bozza del Def, nel 2016 e 2017 salirà al 44,1 per cento. Nel frattempo le entrate tributarie in senso stretto (esclusi i contributi) passeranno dal 30,3% del 2015 al 31,2 per cento.

Tutti i valori, per altro, sono più alti rispetto a quelli indicati nella nota di aggiornamento del Def del settembre scorso: in quel documento il rapporto tra gettito fiscale e Pil era indicato per quest’anno al 43,4%, contro il 43,5% attuale. E più si guarda avanti più il confronto è negativo: per il 2016 la pressione fiscale era prevista al 43,6% e per il 2017 al 43,3, mentre ora come visto l’asticella sale al 44,1 per cento. Questo nonostante nel frattempo il denominatore, cioè il prodotto interno lordo, sia stato rivisto al rialzo di un decimale.

Vero è che come sottolineato anche martedì da Renzi queste statistiche non tengono conto del bonus Irpef di 80 euro, che su richiesta di Bruxelles viene contabilizzato come spesa e non come taglio fiscale. Secondo il Tesoro, tenendo conto di quell’intervento del governo la pressione fiscale “effettiva” del 2014 sarebbe al 43,1 per cento. Ma, nota il quotidiano di Confindustria, l’effetto zero sui consumi registrato finora dovrebbe “indurre lo stesso governo a rivendicarla con un certo pudore”.

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