Massimiliano Latorre è stato autorizzato a rimanere in Italia fino al 15 luglio. Lo ha deciso la Corte Suprema indiana. La decisione è giunta dopo un dibattito durato una ventina di minuti, durante il quale è stato riesaminato brevemente l’iter giudiziario in cui sono sono coinvolti Latorre e Salvatore Girone, che si trova in India.
In particolare i giudici hanno ricordato l’esistenza di un ricorso italiano contro la presenza della polizia antiterrorismo Nia e hanno disposto la fissazione di un’udienza entro la fine di aprile. “Sicuramente questa proroga consente a Massimiliano di proseguire le cure in un ambiente più salubre quale può essere quello domestico – commenta la moglie del militare, Paola Moschetti – Questo almeno dal punto di vista fisico. Da quello psicologico sicuramente è un sollievo temporaneo”.
Il 14 gennaio scorso la Corte Suprema aveva concesso a Latorre di stare altri tre mesi in Italia per proseguire il trattamento terapeutico previsto dopo l’ictus che lo aveva colpito a fine agosto. L’estensione era stata sostenuta dallo stesso governo indiano. In quella occasione i legali del marò avevano consegnato una nuova garanzia scritta firmata dall’ambasciatore Daniele Mancini in cui l’Italia si era impegnata a rispettare la scadenza dei tre mesi per il rientro di Latorre. Quest’ultimo, che insieme a Girone si trova in libertà provvisoria dietro cauzione con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani, era stato ricoverato il 31 agosto in seguito a un ictus cerebrale. I suoi legali avevano poi chiesto alla Corte Suprema l’autorizzazione a rientrare in Italia per la convalescenza. Il 12 settembre i giudici avevano quindi autorizzato Latorre “ad andare in Italia per cure mediche, riabilitazione e proseguimento della convalescenza per un periodo di quattro mesi” a partire dal giorno della sua partenza. La proroga del permesso a Latorre, e quindi il congelamento dello status quo, permettono di avere ulteriore tempo per eventuali negoziati extragiudiziari.