Un video di 90 secondi: un collage di voci e volti di gente comune. Lei invece non appare mai, se non alla fine. Come a sottolineare che gli americani vengono prima di tutto e tutti. Poi le parole: “Mi sto preparando a fare qualcosa. Correrò per diventare presidente”. Così Hillary Clinton ha annunciato la sua candidatura alle primarie democratiche in vista delle elezioni presidenziali del 2016. “Ogni giorno gli americani hanno bisogno di un campione, ed io voglio essere quel campione. Quindi mi metto sulla strada per guadagnarmi il vostro voto. Perché è il vostro momento e spero che vi uniate a me in questo viaggio”, ha detto la candidata democratica in un filmato postato sui social network. L’annuncio ufficiale è contenuto in una e-mail (“Volevo essere sicuro di essere il primo a dirvelo: è ufficiale, Hillary correrà per diventare presidente”) inviata dal suo consigliere John Podesta e rilanciata su Twitter ai sostenitori e finanziatori della campagna di Hillary che potrebbe diventare il 45esimo presidente degli Stati Uniti, il primo donna.
Ceto medio e famiglie: campagna elettorale sui temi economici
“Hillary per l’America”, questo lo slogan che accompagnerà la sua corsa, che per la Clinton è quella che coronerebbe la sua carriera politica dopo aver ricoperto il ruolo di first lady, senatore e segretario di Stato. A 67 anni è anche nonna, un ‘passaggio’ che – ha scritto – “Invece di indurmi a rallentare, mi ha spronata ad accelerare”. La preparazione per la sua candidatura tuttavia va avanti da almeno due anni. Il focus, come anticipato ancora da indiscrezioni, non può che essere sull’economia. Nella sua campagna, che partirà nelle prossime ore nello Iowa e in New Hampshire (i primi stati a votare), Clinton farà leva su una maggiore sicurezza economica per la classe media e sull’aumento delle opportunità per le famiglie. Temi che ricordano la campagna di Obama per la rielezione nel 2012.
Asse con Obama: “Sarebbe guida eccellente”
Non è escluso infatti che questa campagna possa essere vista proprio come all’insegna della continuità con il presidente Obama, l’ex rivale, di cui Hillary sembra pronta a raccogliere l’eredità. E con l’endorsement dello stesso Obama: “Sarebbe un presidente eccellente“, ha detto rispondendo a domande dei giornalisti, in margine al vertice di Panama. “E’ stata una segretario di Stato straordinaria – ha continuato – è mia amica”. Mentre a Brooklin la macchina elettorale è già partita a pieno ritmo, soprattutto per la raccolta dei fondi che si annuncia da record.
I’m running for president. Everyday Americans need a champion, and I want to be that champion. –H https://t.co/w8Hoe1pbtC
— Hillary Clinton (@HillaryClinton) 12 Aprile 2015
Jeb Bush: “Possiamo fare meglio”
I repubblicani intanto vanno all’attacco. E contro l’asse Obama-Clinton si scaglia Jeb Bush, che non ha ancora ufficializzato la sua candidatura per la corsa alla Casa Bianca ma assume un tono già ‘presidenziale’ in un video diffuso oggi via web proprio nel giorno di Hillary. Jeb Bush, il fratello minore di George W., guarda dritto nella telecamera e, come a parlare al Paese e quasi fosse già in campagna elettorale, esorta a voltare pagina rispetto ai sette anni di amministrazione democratica: “Possiamo fare meglio”, assicura. “Dobbiamo fare meglio della politica estera di Obama-Clinton che ha danneggiato il rapporto con i nostri alleati e galvanizzato i nostri nemici”, continua. “Meglio delle loro politiche che fanno crescere il nostro debito e impediscono la vera crescita economica e la prosperità. So che possiamo fare meglio e, insieme, lo faremo”.
Dallo scandalo Lewinski alla sconfitta contro Obama
Quando nel 1975 a Fayetville, in Arkansas, sposò Bill Clinton, Hillary Rodham, giovane avvocatessa di Chicago laureata alla Yale Law School e impegnata nelle battaglie per i diritti alle donne – pensò di sacrificare la sua professione e la sua promettente carriera per amore. Si sbagliava, perché in meno di 40 anni la Clinton ha rivestito i principiali ruoli di potere: first lady dal ’93 al 2001, senatrice poi segretario di stato, guidando nella prima parte della presidenza Obama la politica estera statunitense.
Successi, ma anche brutte cadute: lo scandalo legato alla relazione tra il marito e la stagista della Casa Bianca Monica Lewinski nel 1995 e la sconfitta alle primarie democratiche del 2008 proprio con Barack Obama che la nominerà segretario di Stato. Incarico che mantiene fino al 2013, prima di dimettersi. Un incarico che venne macchiato l’11 settembre 2012 dall’attacco al consolato statunitense a Bengasi, in Libia, dove vennero uccisi l’ambasciatore Christopher Stevens e degli altri tre statunitensi. “Mi assumo tutta la responsabilità dell’episodio – aveva detto Clinton – ma non la colpa”.