Ieri la sfida televisiva della prima serata è stata una delle più imbarazzanti di sempre. Da una parte, su RaiUno, esordiva Si può fare con Carlo Conti; dall’altra, su Canale5, tornava per l’ennesima volta in prime time la soap spagnola Il Segreto. Per la cronaca, l’ammiraglia Mediaset ha vinto con il 19,64% di share (4,8 milioni di spettatori) contro il 16,12% (3,9 milioni) di RaiUno. Nemmeno tanto una sorpresa, in realtà, perché gli amorazzi di Puente Viejo tirano assai e si sa, tanto che Canale 5 ha deciso di mandare in prima serata Il Segreto l’8, il 9, il 12 e il 13 aprile. Quattro serate sulle ultime sei, una roba imbarazzante per quella che dovrebbe essere la prima o la seconda rete generalista italiana. Puntare ossessivamente su un prodotto solo perché si sa che funziona è il segno di una crisi di idee in tv che sembra non voler finire mai. Fosse almeno un prodotto di qualità, potremmo capire. Ma Il Segreto è soltanto una telenovela di scarso livello girata meglio del consueto. I soliti intrecci amorosi complessi e verosimili quanto un coming out di Mario Adinolfi, personaggi ammiccanti al pubblico femminile, una sceneggiatura da saggio di terza media. Eppure gli ascolti sono sempre altissimi, nel pomeriggio o in prima serata poco cambia.
Il discorso per RaiUno è diverso. Si può fare è un programma francamente assai scarso: la solita pletora di morti di fama alla ricerca spasmodica di un passaggio televisivo. Basti pensare ad Amaurys Perez, uno che un mestiere ce l’ha (è un giocatore di pallanuoto) eppure da qualche anno sembra ossessionato dalla televisione. Ha fatto Ballando con le stelle, ha fatto Pechino Express e adesso è sbarcato anche a Si può fare. Si limita a mostrare i pettorali appena possibile e a sfoderare il sorriso affascinante da cubano. Punto. Altri talenti artistici non ne vediamo. Eppure è sempre in tv, poco importa se per ballare, viaggiare sulle strade dell’Asia o provare a far l’acrobata come ieri sera. Il resto del cast non è così diverso: dalle redivive Pamela Prati e Matilde Brandi ai soliti bellocci semisconosciuti che hanno in curriculum solo qualche comparsata in qualche fiction di secondo piano. E Si può fare alla fine, inevitabilmente, non funziona. E persino il pubblico di RaiUno lo ha capito, punendo il programma di Carlo Conti con uno share bassino per l’ammiraglia di viale Mazzini e per il conduttore che quest’anno ha trionfato ovunque e con qualunque programma (L’Eredità, Tale e Quale Show, Festival di Sanremo).
Ma la sfida di ieri sera era tra due prodotti ultranazionalpopolari, ed è proprio per questo che Canale5 ha avuto la meglio. Solo Il Segreto, infatti, può intaccare lo zoccolo duro di spettatori passivi che quasi per abitudine trascorrono le serate guardando RaiUno, a prescindere da cosa trasmette. Vale la pena vincere una sfida così, in fondo? Gli squali pratici e cinici di Cologno Monzese non hanno dubbi: sì. E dal loro punto di vista hanno ragione loro. Ma davvero lo spettatore deve essere considerato un soggetto passivo a tal punto da dover trangugiare qualsiasi cosa passi il convento? Un tempo era così, senza dubbio, e in parte lo è anche adesso. Ma se sommiamo i dati Auditel di Rai e Canale5, il risultato è un misero 35%. Poco più di un italiano su tre ha scelto i colossi della tv generalista. Gli altri si sono spalmati sulle altre proposte. Passivi sì, dunque, ma fino a un certo punto. Non ci si accontenta più, soprattutto quando c’è davvero poco con cui accontentarsi.
Nel frattempo, mentre Amaurys Perez mostrava ammiccante i pettorali e Donna Francisca ordiva qualche altro complottone ai danni dell’eroina romantica di turno, su SkyAtlantic tornava Il Trono di Spade con la prima puntata della quinta attesissima stagione (che in realtà era andata in onda già nella notte tra domenica e lunedì in contemporanea con gli Usa). Ma non lo diciamo a voce troppo alta, altrimenti ci accuseranno di essere i solidi snob radical chic al soldo di Rupert Murdoch.