Missione compiuta, almeno per metà: in casa la Juventus contro il Monaco doveva vincere e lo ha fatto. Con un solo gol di scarto (ma senza subirne, aspetto fondamentale). A fatica e di rigore, un po’ tradita dai suoi uomini più attesi (Tevez, Morata, Pirlo), con una prestazione timida e poco convincente. Ma l’1-0 di Torino può bastare per mettere un piede fra le prime quattro del continente, dove i bianconeri mancano dal 2003, quando persero in finale dal dischetto contro il Milan. Oggi è proprio un penalty di Vidal a piegare la resistenza di un Monaco ordinato e a sprazzi talentuoso, ma capace di impensierire veramente gli avversari solo per un quarto d’ora nel primo tempo. Troppo poco per avere paura del ritorno fra una settimana a Montecarlo, abbastanza per restare ben concentrati su una partita che non sarà una pura formalità.
Non è solo il punteggio a lasciar tranquilli in vista del ritorno. L’andamento del match ha mostrato chiaramente le qualità e i limiti degli avversari: una squadra brava soprattutto a difendere e pericolosa in contropiede con i suoi ragazzini terribili. Copione chiaro già alla vigilia e ribadito subito nel match di andata. Sarà per la spensieratezza di chi non ha nulla da perdere, sono proprio gli ospiti a partire col piede sull’acceleratore, con la freschezza di Martial e Carrasco (rispettivamente classe ’95 e ’93. Il piano tattico del tecnico Jardim aveva funzionato a Londra contro l’Arsenal e funziona a Torino per i primi venti minuti, quando il Monaco mette in fila più di un’azione interessante, spaventando Buffon e tutto lo stadio. Ma in virtù dell’1-0 finale non sarà riproponibile al ritorno. È questa la notizia migliore per Allegri, al termine di una serata davvero poco brillante.
Anche quando si scrollano di dosso i timori iniziali e cominciano a macinare gioco, i bianconeri non mostrano la fluidità abituale in campionato. Tevez divora un gol non da lui a metà parziale, Vidal fa ancora peggio sparando alto dal limite dell’area piccola allo scadere. Due occasioni clamorose che avrebbero potuto mettere la gara in discesa, episodi sintomatici di un primo tempo giocato largamente al di sotto delle aspettative. Il pareggio è nei fatti e delude. Non l’avvio di ripresa, soprattutto per demerito degli avversari. La Juventus rientra con piglio diverso dagli spogliatoi, ma è uno svarione di Carvalho, ingenuo a travolgere Morata su un innocuo lancio lungo, a sbloccare il punteggio: il contatto è netto (se dentro o fuori dall’area quasi impossibile da stabilire); dal dischetto si presenta Vidal che ha il coraggio di calciare e segnare dopo l’errore di pochi minuti prima (e il penalty già sbagliato quest’anno con l’Olympiakos).
Il Monaco prova a reagire, ma la manovra non è il suo forte. E senza spazi in campo aperto, la fatica e la pressione disinnescano la pericolosità di Martial e Carrasco. Jardim si gioca anche la carta Berbatov (fischiatissimo dallo stadio, dopo il gran rifiuto nel mercato del 2012); il bulgaro entra al posto di Raggi e sfiora subito il gol di testa su angolo. Gli ospiti sono vivi, anche per un atteggiamento un po’ troppo rinunciatario della Juve. E la mossa di Allegri è Barzagli al posto di Pirlo (recuperato solo clinicamente: prestazione insufficiente), per ripiegare sul 3-5-2. È una partita scacchi: l’1-0 va bene ai bianconeri e non chiude tutte le porte ai monegaschi. Non sorprende, allora, che sia anche il punteggio finale, nonostante qualche schermaglia negli ultimi minuti, una parata di Buffon, una buona chance per Lichtsteiner. Festeggia lo Juventus Stadium, ma per tornare in semifinale di Champions c’è un’altra partita da giocare. La Juve è a metà dell’opera.