La Marina militare ha assunto il controllo del peschereccio italiano Airone che era stato sequestrato da un rimorchiatore “presumibilmente appartenente a forze di sicurezza libiche” a 90 km a nord ovest di Misurata. Una nave della Marina impegnata nell’operazione Mare Sicuro ha affiancato il peschereccio e i militari sono saliti a bordo dell’unità italiana, su cui si trova anche un militare libico, mettendo in sicurezza l’equipaggio. Il rimorchiatore libico ha invertito la rotta mentre Airone, scortato dalla nave militare italiana, si sta dirigendo verso le coste italiane, probabilmente in direzione di Lampedusa.
Airone, con 7 marinai a bordo, di cui 3 siciliani e 4 tunisini, era stato sequestrato intorno alle 3.30 di stanotte a circa 30 miglia dalla costa libica da una motovedetta di militari di Tripoli, a circa 90 chilometri a nord-ovest di Misurata. Ancora poco chiara la dinamica dell’accaduto. Secondo notizie apprese via radio, uno o due libici sarebbero saliti a bordo del motopesca per una perquisizione ma l’equipaggio si sarebbe ribellato rinchiudendoli nella stiva.
“Esprimo vivo compiacimento e congratulazioni alla Marina militare italiana che ha impedito un atto di pirateria a danno di un peschereccio di Mazara del Vallo che era stato dirottato verso le coste libiche con la forza delle armi da non meglio identificati miliziani”, ha detto il sindaco della città, Nicola Cristaldi. Il peschereccio appartiene alla Maran snc e il comandante è Alberto Figuccia. L’allarme era scattato grazie ai capitani di altre imbarcazioni italiane che erano nella zona, che hanno compreso cosa stava accadendo e allertato il Cosvap.
“Il mio peschereccio si trovava in quella zona di mare assieme ad altre barche, una decina circa. A un certo punto è apparso un rimorchiatore, s’è affiancato al peschereccio e alcuni libici sono saliti a bordo, erano armati. A quel punto è scoppiato il caos”, ha raccontato l’armatore Vito Mazzarino, in contatto col capitano Alberto Figuccia. L’imprenditore racconta di aver parlato col capitano dell’Airone solo per pochi minuti. “Mi ha riferito quanto accaduto, era sconvolto. So che l’equipaggio sta bene, poi si è interrotto il contatto”. “Non sappiamo ancora se quei libici fossero militari o gruppi organizzati armati – dice l’armatore – il fatto che si trovassero su un rimorchiatore non ha insospettito l’equipaggio e invece poi è scattato il sequestro”.
Airone era salpato da Mazara del Vallo cinque giorni fa per la pesca del gambero rosso. “Stava andando tutto bene, poi questa tragedia – continua Mazzarino, che fa già la conta dei danni – è ovvio che dopo quanto accaduto, il peschereccio rientrerà a Mazara. Il danno economico è notevole, mettere la barca in mare costa circa 50 mila euro e non so quali siano i danni all’ attrezzatura, tra reti e cavi in acciaio, che vale altri 40 mila euro“. “Il comparto è in forte crisi – prosegue – Un tempo a Mazara c’erano 400 barche, ora sono una novantina e non c’è armatore che non sia in difficoltà economiche”. “Spero che dopo quanto accaduto, il governo autorizzi la marina militare a proteggere con le navi i pescherecci italiani che vanno in mare” aggiunge Mazzarino. “Corriamo rischi enormi quando andiamo in acque internazionali e l’instabilità di paesi come la Libia aumenta in modo esponenziali i pericoli”, conclude l’imprenditore.