“Serial killer” più pericolosi dei “mafiosi“. La brutta storia delle aggressioni con l’acido non smette di arricchire le pagine di cronaca nera e prende la forma di una sorta di orrendo rituale di purificazione che prevedeva la punizione di tutti gli uomini con cui una studentessa bocconiana, caduta nel groviglio malato di un nuovo rapporto, aveva avuto a che fare. Anche se solo con un bacio. E così per lei, il suo amante e un terzo uomo è arrivato un nuovo ordine di arresto. “Chi scrive ha avuto a che fare con delinquenti di ogni livello e categoria. Mafiosi,’ndranghetisti, rapinatori a mano armata, terroristi pronti a uccidere persone inermi, assassini di professione. Ebbene, mai si è avvertita – scrive il giudice per le indagini preliminari di Milano, Giuseppe Gennari – una percezione di così intenso pericolo”. Martina Levato, Alexander Boettcher e Andrea Magnani sono accusati di associazione per delinquere per una serie di aggressioni con l’acido dal pm di Milano, Marcello Musso che per loro ha chiesto e ottenuto una nuova misura cautelare.
“Il gip: Esigenze cautelari spaventosamente intense”
Il gip ha concordato perché “spaventosamente intense, più che eccezionali (e lo si dice espressamente per Martina Levato, che versa in stato di gravidanza), sono le esigenze cautelari concernenti il pericolo di reiterazione della condotta criminosa”. Questo pericolo, si legge ancora nell’ordinanza, “è il prodotto del vuoto che pervade l’animo dei tre protagonisti e che li spinge ad agire con uno sprezzo assoluto per i fondamentali valori comuni alla specie umana”.
Per arrivare all’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti della studentessa bocconiana, del broker immobiliare e del loro presunte complice, già finiti in carcere per aver sfigurato con l’acido Pietro Barbini lo scorso dicembre è stata condotta un’indagine con metodi anti-mafia. Secondo gli inquirenti, infatti, c’è stata in questa inchiesta un’estensione di quel metodo di indagine e delle sensibilità usate per procedimenti contro la criminalità organizzata. “Quando per un capriccio amoroso – scrive il gip – per un’ossessione di possesso e controllo sull’altrui persona (che poi è un modo per realizzare narcisisticamente se stessi) si è disposti ad infliggere un male enorme, rimanendo indifferenti all’altrui sofferenza e alla enorme sproporzione tra ciò che spinge ad agire e ciò che si provoca, tutto diventa possibile. Anche evirare un giovane studente, sfigurare un perfetto sconosciuto senza provare il minimo rimorso, sfregiare un compagno di studi e mutilarlo per sempre”.
Le aggressioni contestate al gruppo accusato di associazione a delinquere
La coppia e Magnani devono rispondere oltre che dell’aggressione a Barbini anche di aver sfigurato per uno scambio di persona lo studente Stefano Savi il 2 novembre scorso e di aver tentato di aggredire con l’acido anche il fotografo Giuliano Carparelli, a metà novembre. La studentessa, in particolare, deve rispondere di un totale di nove capi di imputazione relativi ai tre episodi ed anche al tentativo di evirare un altro studente nel maggio 2014.
Nell’ambito dei loro “piani di azione” per “punire” con l’acido “tutti i ‘ragazzì con i quali” la studentessa Martina Levato “aveva avuto precedenti rapporti di tipo sessuale, od anche semplici effusioni (scambio di baci o altro)”, la ragazza e il suo amante Alexander Boettcher avevano anche acquistato “fucili a vernice, al fine di migliorare la capacità offensiva e la precisione nel colpire il volto delle vittime”. Secondo il gip, i due giovani avrebbero “continuato a comportarsi come coassociati anche dopo e nonostante gli arresti del 28.12.2014” relativi all’aggressione di Barbini, “poiché il Boettcher consigliava alla Levato le strategie difensive da adottare, anche impartendole istruzioni sulle scelte degli avvocati da nominare”. Il reato di associazione per delinquere è aggravato poiché Levato, Boettcher e il presunto complice Andrea Magnani agivano “sulle pubbliche vie con strumenti da considerare armi: acido corrosivo, spray urticante al peperoncini, coltello e martello”.
“Alex pretendeva di sapere i nomi di tutti quelli che avevano avuto storie don Martina”
Un teste ha raccontato anche il meccanismo psicologico che si era innescato: “Alex aveva cominciato a pretendere che lei gli indicasse tutti i nomi dei ragazzi con cui aveva avuto delle storie intendendo anche persone con cui si era scambiata anche un semplice bacio. Mi disse che Alex voleva sapere tutto di lei e secondo lei era giusto così”. “Era secondo me un po’ fusa – ha aggiunto – eppure non si è mai drogata ma credo che abbia proprio perso la testa. Proprio a Praga (durante una vacanza nella primavera 2014, ndr) si fece tatuare la parola ‘Alexander’ sul seno sinistro e questo lo diffuse poi su Facebook in agosto 2014 unitamente alla immagine della lettera ‘A’ tatuata sulla guancia destra”. Martina, sempre secondo il teste, “ha iniziato a farmi insistentemente domande sul ragazzo con cui si era baciata in discoteca al Divina la sera di metà febbraio” del 2014. Si tratta di Giuliano Carparelli, fotografo che la coppia, assieme al presunto complice, avrebbe provato ad aggredire con l’acido a più riprese, senza mai riuscirci. “Era molto pressante nella richiesta di informazioni sul ragazzo – ha detto il teste – su quanto io ricordassi di quella serata, su di lui, sulle sue origini”.
L’unica “colpa” di Carparelli, scrive il gip nell’ ordinanza, “sta nel fatto di avere ovviamente accondisceso agli approcci sessuali di Martina Levato”, mentre Boettcher voleva “cambiare il registro della relazione e quindi Martina” doveva “riavvolgere il passato e punire le sue debolezze”. Così è stato, spiega il giudice, “per Margarito, così per Carparelli, così per Barbini e così per i tanti altri che erano nella lista della coppia. Il filo conduttore delle relazioni sessuali occasionali – conclude il gip – lega saldamente tutte queste persone a Martina Levato“.
“Martina capace di colpire a sangue freddo”
Sulla Levato le riflessioni del giudici sono pesantissime: “È veramente stupefacente” come “una ragazza della sua età, senza esperienza criminale” sia stata “capace” di colpire “a sangue freddo” un “inerme ragazzo colpevole di nulla, anzi un amico, con modalità brutalmente cruente”, perché “accoltellare a freddo una persona non è una cosa banale”. È una cosa, spiega il giudice, “che poche persone sono in grado di fare. È anche peggiore del tirare l’acido. Tirando l’acido – aggiunge – non hai bisogno del contatto fisico, non provochi sangue e puoi anche non vedere immediatamente gli effetti della tua condotta. Ma avere a fianco un ragazzo, farlo spogliare, simulare una masturbazione e poi prendere un coltello e affondarlo non è per niente banale. Questo è un aspetto – conclude il gip – che va profondamente meditato quando si parla della pericolosità di Martina Levato”.
Una delle vittime: “Colpito e non ho visto più niente”
“Sono stato investito da un liquido dopo di che non ho visto più niente” ha raccontato Stefano Savi, 25 anni e studente all’Università Bicocca di Milano, mettendo a verbale l’aggressione con l’acido subita nella notte tra l’1 e il 2 novembre scorso. “Ho avuto un bruciore immediato – ha raccontato il giovane, che ora ha il volto sfregiato e rischia di perdere l’uso di un occhio – e sono corso in giardino dove ho strappato dell’erba per passarla sugli occhi (…) Non ricordo di aver sentito un odore in particolare ma una parte di sostanza che mi è entrata in bocca che ho subito sputato aveva un sapere familiare tipo olio da motore. Sono salito sulle scale di casa ed ho bussato per chiedere aiuto”. Savi, stando a quanto ricostruito dalle indagini della polizia e del pm Marcello Musso, sarebbe stato sfigurato per un errore di persona, perché il vero obiettivo dei tre era Giuliano Carparelli. Quando gli investigatori, infatti, hanno chiesto a Savi se si fosse “interrogato sulle ragioni di quanto accaduto” e su chi potesse essere stato, lo studente ha risposto: “Me lo sono chiesto ma non mi sono dato una risposta (…) Non ho mai litigato con nessuno”.