Il premier, di ritorno dagli Usa, e gli operai che rischiano il licenziamento. Matteo Renzi ha incontrato negli uffici della Soprintendenza di Pompei (Napoli) una delegazione di lavoratori dello stabilimento di Carinaro (Caserta) della Whirpool-Indesit. Solo due giorni fa il gruppo statunitense aveva annunciato la chiusura di tre fabbriche e 1350 esuberi, violando di fatto il patto di non licenziare almeno fino al 2018 dopo l’acquisizione dell’impresa italiana. Nel luglio del 2014 la famiglia Merloni aveva venduto il 60% agli americani e si era parlato di un “futuro solido e sostenibile”. Lo stesso presidente del Consiglio aveva definito l’operazione “fantastica”. Oggi Renzi ha “assicurato che il governo aprirà con Whirlpool un tavolo istituzionale a Palazzo Chigi per far sì che le produzioni restino in provincia di Caserta”. I sindacati dopo l’incontro sembrano soddisfatti: “Renzi ci ha rassicurato” ,dice Giovanni Letizia,segretario Cisl Caserta.
Oggi si sono seduti sedere a tavolo il capo del governo, il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, la deputata Assunta Tartaglione, e l’eurodeputata Pina Picierno. In sala era presente anche il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Il presidente del Consiglio ci ha garantito il suo personale impegno a non perdere nemmeno un posto di lavoro” dice Caldoro che ricorda: “Sono a rischio 890 lavoratori”.
Che il governo abbia intenzione di limitare i danni è chiaro. Oggi dalle pagine di Repubblica il ministro per lo Sviluppo economico Federica Guidi dice che “il governo italiano considera del tutto inaccettabile l’effetto sull’occupazione del piano industriale della Whirlpool. Quel piano va cambiato”. Verranno messi in campo gli ammortizzatori sociali necessari “per minimizzare l’impatto occupazionale della riorganizzazione aziendale. Abbiamo già fatto cambiare il piano ai tedeschi delle Acciaierie di Terni, lo faremo anche con gli americani di Whirlpool”. Il piano Whirlpool per l’integrazione di Indesit in teoria punta su un rilancio del ruolo dell’Italia nel gruppo, con una crescita della produzione e investimenti sestuplicati (500 milioni) ma con un impatto sociale troppo alto.
L’impianto in Campania pagherebbe il prezzo più alto con chiusura e con 815 esuberi strutturali. Uno stop definitivo è previsto anche per il centro ricerca di None (Torino), con 80 esuberi, e per lo storico stabilimento Indesit di Albacina nel polo di Fabriano, nelle Marche, dove però produzione e occupazione – garantisce l’azienda – non verranno cancellati ma si sposteranno di 8 chilometri nello stabilimento di Melano che diventerà “il più grande stabilimento in Europa per la produzione di piani cottura”. Ieri comunque il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, avvertiva: “Chi ha comprato Indesit si è assunto gli obblighi che aveva, quindi il piano che c’era va rispettato”. Il gruppo però ancora ieri sosteneva: “Il piano Whirlpool non è stato fatto per penalizzare Indesit ma per garantire lo sviluppo dell’azienda, ed espandere la leadership di Whirlpool”.