“Siamo all’ultimo chilometro, allo sprint finale: lo faremo sui pedali e a testa alta”. Ha ragione Matteo Renzi. Perché per il Pd la stretta finale sull’Italicum è una salita difficile, dura, dove – restando al gergo ciclistico – ogni scatto rischia di avere conseguenze nefaste. La conferma arriva dalla decisione della minoranza interna al partito del premier e dalla reazione di quest’ultimo: dieci deputati della minoranza dem in commissione Affari Costituzionali sono stati “tutti sostituiti” dall’ufficio di presidenza del gruppo, che si è riunito in serata. Si tratta, sottolineano fonti Pd, di una sostituzione ‘ad hoc’ e non definitiva, valida quindi solo per l’esame dell’Italicum e in linea con quanto deciso nell’assemblea dei deputati Pd. Ad essere sostituiti sono Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini e Marco Meloni mentre i nomi dei deputati che subentreranno saranno resi noti prima dell’inizio delle votazioni sugli emendamenti, previsto domani alle 14.30. L’ufficio di presidenza, viene spiegato al termine della riunione, non ha invece esaminato la questione relativa alle dimissioni del capogruppo Pd Roberto Speranza né ha deciso di convocare l’assemblea dei deputati che affronti la sua eventuale sostituzione.
Ad annunciare la decisione era stato in giornata il bersaniano Andrea Giorgis: “Abbiamo comunicato che non intendiamo votare né i singoli articoli né il mandato al relatore. Ci è stato detto che saremo sostituiti”. Tradotto: l’opposizione democratica si mette di traverso su un provvedimento assai caro al leader e Renzi, senza giri di parole, li caccia. Apriti cielo. Veleni, accuse e un rischio concreto: l’Aventino. Scelta Civica (che appoggia il governo) e Movimento 5 Stelle, minacciano di disertare i lavori in commissione per protestare contro l’accaduto. Sel, Forza Italia e Lega Nord, invece, lavorano per capire con quali forme protestare. Il primo effetto già c’è: l’esame degli emendamenti (97) è slittato dalle 10 alle 14.30 di domani. La sintesi la fornisce Stefano Fassina: “La sostituzione è un fatto grave” perché si tratta “della conseguenza dell’indisponibilità da parte del presidente del Consiglio a riconoscere le correzioni necessarie affinché il pacchetto Italicum-revisione del Senato non porti ad un presidenzialismo di fatto senza contrappesi e quindi ad una pericolosa regressione della nostra democrazia”.
Gli esclusi: da Bersani a Cuperlo, da Bindi a D’Attorre
Muro contro muro, quindi. Con la bilancia che pende inevitabilmente dalla parte di Renzi, più forte per numeri e posizione. A farne le spese nomi pesanti nella storia del Pd. Secondo quanto riferito da diverse fonti della minoranza dem, infatti, i sostituiti dal Pd in commissione Affari costituzionali per le votazioni sulla legge elettorale, potrebbero essere Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini, Marco Meloni.
Ma non è solo la questione della sostituzione in commissione ad agitare le acque democratiche. Matteo Renzi, infatti, non ha escluso di mettere la fiducia della riforma della legge elettorale (“Fiducia? Lo vedremo al momento della discussione parlamentare” ha detto), il che ha provocato la durissima reazione della minoranza interna. Ed è proprio Cuperlo, uno dei presunti sostituiti, a pronunciare parole assai dure: “La fiducia sull’Italicum rappresenterebbe uno strappo che metterebbe seriamente a rischio il proseguimento della legislatura, perché le opposizioni tutte avrebbero una reazione forte”. Stefano Fassina, invece, parla di minaccia: “Non voglio prendere in considerazione la continua minaccia del ricorso alla fiducia. E’ inaccettabile sul piano di principio. Non la voterei nemmeno se condividessi la legge al 100%” ha detto Fassina, che alla domanda esplicita se voterà o meno la legge in Aula ha risposto solo: “Presenteremo degli emendamenti”.
Bindi: “Sostituzione legittima, ma ora dibattito si sposta in aula”
“Essere sostituti in 10 é una sostituzione di massa”, ma ora “il dibattito si sposta in aula”. E’ il commento di Rosy Bindi a proposito della sostituzione annunciata dei membri del Pd contrari all’Italicum in commissione. “Il gruppo – ha osservato – ha deciso che la legge elettorale andasse approvata così com’è ed è evidente che esercita la sovranità, perché il regolamento glielo consente, e può sostituire membri della commissione, ma il dibattito è rimandato in aula, dove io e gli altri presenteremo emendamenti”.
Rosato (Vicecapogruppo Pd): “Sostituzione già decisa in assemblea”
Non si è fatta attendere la replica del partito, che tramite Ettore Rosato (vicecapogruppo alla Camera facente funzioni dopo le dimissioni di Roberto Speranza) ha precisato la tempistica della sostituzione, confermandola di fatto: “La decisione è già stata presa mercoledì dall’assemblea del gruppo Pd che ha deliberato di sostituire chi non vota mandato a relatore. Non ci sono altre decisioni da assumere”. “Ormai si tratta di decisioni dei singoli – ha aggiunto – e ci sono atti conseguenti alle decisioni”. Su chi sarà il nuovo capogruppo Pd alla Camera, invece, “c’è una valutazione che abbiamo lasciato aperta per capire cosa fa Speranza, se ci sono margini rispetto alle sue dimissioni”.
Guerini: “I membri delle commissioni possono essere sostituiti”
“I membri delle commissioni parlamentari sono designati dall’ufficio di presidenza del gruppo e quindi possono essere sostituiti”. Parola del vicesegretario nazionale del Pd, Lorenzo Guerini, secondo cui “nei giorni scorsi il gruppo ha discusso della legge elettorale – ha spiegato – e la stragrande maggioranza dei deputati ha condiviso la linea dell’approvazione della legge elettorale. Tra l’altro la discussione è stata assai più alta di come è stata rappresentata dai media e quindi non vedo alcun rischio”.
Ginefra (Area Riformista Pd): “Isolare gli estremismi e migliorare le riforme”
All’interno della minoranza Pd, però, c’è anche chi la pensa diversamente. Il riferimento è ad Area Riformista, che tramite il deputato Dario Ginefra ha voluto prendere le distanze da coloro che non vogliono votare l’Italicum. “Sulla legge elettorale il nostro contributo è stato determinante per modificare un testo di partenza che non ci convinceva assolutamente” ha detto il parlamentare pugliese, secondo cui “avevamo invocato modifiche ulteriori dello stesso, ma ci siamo nettamente distinti da quella minoranza che annunciava ‘combattimenti‘ e voti contro. Ora dobbiamo evitare di sclerotizzare il confronto – è la posizione di Ginefra – anche perché offriamo l’alibi a chi, dalla parte della maggioranza, lavora per l’emarginazione della minoranza e per l’interruzione di un dialogo possibile nel prosieguo della riforma costituzionale del Senato”.
Scelta Civica valuta diserzione in Commissione Affari Costituzionale
La sostituzione tra i deputati del Pd in Commissione Affari Costituzionali ha provocato anche altre conseguenze. Scelta Civica, infatti, sta valutando la decisione di disertare i lavori della Commissione e di andare direttamente in Aula. E’ quanto emerge in ambienti vicini al partito guidato da Enrico Zanetti. Sc, che attualmente fa parte della maggioranza di governo, ha infatti stabilito nella direzione di alcuni giorni fa di presentare e sostenere in modo trasparente, senza mai ricorrere al voto segreto, le proposte migliorative elaborate dai suoi componenti sopratutto in commissione. La decisione del Partito democratico di sostituire alcuni componenti, spiega alcune fonti, chiude ogni strada alle modifiche dell’Italicum. Gli emendamenti proposti da Scelta Civica propongono la previsione di collegi elettorali più piccoli, la possibilità di apparentamento al ballottaggio con premio alla coalizione e correzioni al meccanismo delle multicandidature.
M5s: “Se Renzi espelle minoranza Pd, lasciamo la commissione”
Oltre a Scelta Civica, anche il Movimento 5 Stelle ha minacciato di abbandonare i lavori in commissione Affari Costituzionali in caso di epurazione dei dissidenti democratici. Ad annunciarlo con un tweet il deputato Danilo Toninelli, vicepresidente della commissione Affari costituzionali: “#Italicum Se Renzi espellerà minoranza, ritireremo gli emendamenti e lasceremo la commissione. Inutile partecipare a farsa con burattini che dicono si a comando”.
Presentati 135 emendamenti, almeno 11 dalla minoranza dem
Sono 97 gli emendamenti alla legge elettorale che a partire da domani pomeriggio (ore 14.30) saranno sottoposti al voto. Ne erano stati presentati 135 dei quali una parte è stata dichiarata inammissibile in Commissione affari costituzionali della Camera. Lo ha reso noto il presidente della Commissione, Francesco Paolo Sisto. Tredici sono quelli del Pd, circa venti quelli del M5S. Le votazioni che inizieranno domani pomeriggio si svolgeranno anche giovedì mattina. L’ufficio di presidenza della commissione, però, ha rinviato l’esame, inizialmente previsto per domani alle 10, per approfondire gli emendamenti giudicati inammissibili (sono stati 40). Un voto che però è subordinato alle decisioni che prenderanno i gruppi in relazione allo scontro interno al Pd. Il rischio, neanche a dirlo, è l’Aventino. In tutto ciò, gli emendamenti firmati da alcuni esponenti della minoranza dem, tra i quali Alfredo D’Attorre, affrontano principalmente i nodi dei capilista bloccati e della mancata possibilità di apparentamento tra le liste al ballottaggio. L’esatto opposto di quanto chiesto da Renzi nella riunione dell’assemblea dei deputati Pd di mercoledì scorso, quando ha chiesto ai suoi di approvare l’Italicum a Montecitorio senza modifiche. In “fortissimo dissenso” con questa linea il capogruppo Roberto Speranza aveva rassegnato le proprie dimissioni. Anche all’interno della minoranza, però, c’è una voce fuori dal coro: è quella di Giuseppe Lauricella. “Alla riunione di gruppo ho preso una posizione diversa rispetto alla minoranza: sono dell’idea che sulla legge elettorale dobbiamo andare avanti. Io non mi faccio sostituire in commissione” ha detto, spiegando che seguirà la linea del gruppo e che “se poi si apre una possibilità di modifica del testo, presenterò gli emendamenti in Aula“.
Alfredo D’Attorre: “Sostituzione? Non lasciamo gruppo del Pd”
“Non è messa in discussione la nostra presenza nel gruppo. Non credo che la nostra reazione sarà questa”. Parola di Alfredo D’Attorre, membro della commissione Affari costituzionali della Camera, a margine dei lavori sull’Italicum e a proposito della ventilata sostituzione dei deputati dem contrari alla riforma della legge elettorale. “Immagino – ha aggiunto il bersaniano – che il gruppo prenderà una decisione” sulla sostituzione “nelle prossime ore. Noi abbiamo detto no alla condizione di immodificabilità dell’Italicum e a un passo indietro in commissione soprattutto dal momento che il Governo non ha sgomberato il terreno dall’ipotesi fiducia”. Se verrà deciso di sostituire i componenti della minoranza dem, “ciascuno di noi – ha sottolineato – si riserva di fare proprie valutazioni politiche. Dal punto di vista formale la sostituzione può essere decisa dal capogruppo, non è in discussione”. “Ho presentato 3 o 4 emendamenti a firma solo mia e altri li ho condivisi. I temi principali sono la riduzione dei capilista nominati a un massimo del 25 per cento e la possibilità di apparentamento al secondo turno”. Così Alfredo D’Attorre, deputato dem e membro della commissione Affari costituzionali della Camera, risponde ai cronisti a margine dei lavori sull’Italicum. Emendamenti, sottolinea, che ripresenterà in aula se venisse sostituito in commissione
Renzi: “Posizioni minoranza su Italicum? Mi sembra la canzone Cara di amo“
Matteo Renzi, dal canto suo, in mattinata – quindi prima dell’affaire sostituzione dei dissidenti in commissione – ha continuato imperterrito sulla sua linea. “Le posizioni sulla legge elettorale mi ricordano la canzone ‘Cara ti amo’ di Elio e le storie tese” ma “è un pò volgare per ricordarla”. Per il premier “la legge elettorale perfetta non esiste” e “si può sempre migliorare” ma questa legge “finalmente elimina inciuci, poteri di ricatto e consente di avere un governo stabile per cinque anni”. Non solo. Per Renzi “questa legge elettorale ha un vantaggio: si sa chi vince, grazie al ballottaggio. Saranno gli italiani così a scegliere chi andrà al governo del Paese – ha continuato – Io sono presidente del Consiglio senza essermi candidato alle elezioni, per scelta del presidente della Repubblica e parlamentare, è un controsenso. Con questa legge avremo invece certezza di chi vince, non ci saranno più gli inciuci”. Scendendo nel particolare, inoltre, a sentire il presidente del Consiglio “il fatto che ci sia il premio di maggioranza che va alla lista che vince vuol dire che non ci sarà più le grandi accozzaglie di coalizioni. Ricordate l’Unione di Prodi? La chiamavano Unione e si misero a litigare il giorno dopo. Ricordate l’accozzaglia interna al centrodestra?” ha sottolineato. Poi, sulla minoranza: “Abbiamo concesso molte modifiche, ma non si può ripartire tutte le volte daccapo, come da vizio italico. Abbiamo lavorato un anno e un mese, ci siamo”.