“Siamo all’ultimo chilometro, allo sprint finale: lo faremo sui pedali e a testa alta”. Ha ragione Matteo Renzi. Perché per il Pd la stretta finale sull’Italicum è una salita difficile, dura, dove – restando al gergo ciclistico – ogni scatto rischia di avere conseguenze nefaste. La conferma arriva dalla decisione della minoranza interna al partito del premier e dalla reazione di quest’ultimo: dieci deputati della minoranza dem in commissione Affari Costituzionali sono stati “tutti sostituiti” dall’ufficio di presidenza del gruppo, che si è riunito in serata. Si tratta, sottolineano fonti Pd, di una sostituzione ‘ad hoc’ e non definitiva, valida quindi solo per l’esame dell’Italicum e in linea con quanto deciso nell’assemblea dei deputati Pd. Ad essere sostituiti sono Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini e Marco Meloni mentre i nomi dei deputati che subentreranno saranno resi noti prima dell’inizio delle votazioni sugli emendamenti, previsto domani alle 14.30. L’ufficio di presidenza, viene spiegato al termine della riunione, non ha invece esaminato la questione relativa alle dimissioni del capogruppo Pd Roberto Speranza né ha deciso di convocare l’assemblea dei deputati che affronti la sua eventuale sostituzione.
Ad annunciare la decisione era stato in giornata il bersaniano Andrea Giorgis: “Abbiamo comunicato che non intendiamo votare né i singoli articoli né il mandato al relatore. Ci è stato detto che saremo sostituiti”. Tradotto: l’opposizione democratica si mette di traverso su un provvedimento assai caro al leader e Renzi, senza giri di parole, li caccia. Apriti cielo. Veleni, accuse e un rischio concreto: l’Aventino. Scelta Civica (che appoggia il governo) e Movimento 5 Stelle, minacciano di disertare i lavori in commissione per protestare contro l’accaduto. Sel, Forza Italia e Lega Nord, invece, lavorano per capire con quali forme protestare. Il primo effetto già c’è: l’esame degli emendamenti (97) è slittato dalle 10 alle 14.30 di domani. La sintesi la fornisce Stefano Fassina: “La sostituzione è un fatto grave” perché si tratta “della conseguenza dell’indisponibilità da parte del presidente del Consiglio a riconoscere le correzioni necessarie affinché il pacchetto Italicum-revisione del Senato non porti ad un presidenzialismo di fatto senza contrappesi e quindi ad una pericolosa regressione della nostra democrazia”.
Gli esclusi: da Bersani a Cuperlo, da Bindi a D’Attorre
Muro contro muro, quindi. Con la bilancia che pende inevitabilmente dalla parte di Renzi, più forte per numeri e posizione. A farne le spese nomi pesanti nella storia del Pd. Secondo quanto riferito da diverse fonti della minoranza dem, infatti, i sostituiti dal Pd in commissione Affari costituzionali per le votazioni sulla legge elettorale, potrebbero essere Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini, Marco Meloni.
Ma non è solo la questione della sostituzione in commissione ad agitare le acque democratiche. Matteo Renzi, infatti, non ha escluso di mettere la fiducia della riforma della legge elettorale (“Fiducia? Lo vedremo al momento della discussione parlamentare” ha detto), il che ha provocato la durissima reazione della minoranza interna. Ed è proprio Cuperlo, uno dei presunti sostituiti, a pronunciare parole assai dure: “La fiducia sull’Italicum rappresenterebbe uno strappo che metterebbe seriamente a rischio il proseguimento della legislatura, perché le opposizioni tutte avrebbero una reazione forte”. Stefano Fassina, invece, parla di minaccia: “Non voglio prendere in considerazione la continua minaccia del ricorso alla fiducia. E’ inaccettabile sul piano di principio. Non la voterei nemmeno se condividessi la legge al 100%” ha detto Fassina, che alla domanda esplicita se voterà o meno la legge in Aula ha risposto solo: “Presenteremo degli emendamenti”.
Bindi: “Sostituzione legittima, ma ora dibattito si sposta in aula”
“Essere sostituti in 10 é una sostituzione di massa”, ma ora “il dibattito si sposta in aula”. E’ il commento di Rosy Bindi a proposito della sostituzione annunciata dei membri del Pd contrari all’Italicum in commissione. “Il gruppo – ha osservato – ha deciso che la legge elettorale andasse approvata così com’è ed è evidente che esercita la sovranità, perché il regolamento glielo consente, e può sostituire membri della commissione, ma il dibattito è rimandato in aula, dove io e gli altri presenteremo emendamenti”.
Rosato (Vicecapogruppo Pd): “Sostituzione già decisa in assemblea”
Non si è fatta attendere la replica del partito, che tramite Ettore Rosato (vicecapogruppo alla Camera facente funzioni dopo le dimissioni di Roberto Speranza) ha precisato la tempistica della sostituzione, confermandola di fatto: “La decisione è già stata presa mercoledì dall’assemblea del gruppo Pd che ha deliberato di sostituire chi non vota mandato a relatore. Non ci sono altre decisioni da assumere”. “Ormai si tratta di decisioni dei singoli – ha aggiunto – e ci sono atti conseguenti alle decisioni”. Su chi sarà il nuovo capogruppo Pd alla Camera, invece, “c’è una valutazione che abbiamo lasciato aperta per capire cosa fa Speranza, se ci sono margini rispetto alle sue dimissioni”.
Guerini: “I membri delle commissioni possono essere sostituiti”
“I membri delle commissioni parlamentari sono designati dall’ufficio di presidenza del gruppo e quindi possono essere sostituiti”. Parola del vicesegretario nazionale del Pd, Lorenzo Guerini, secondo cui “nei giorni scorsi il gruppo ha discusso della legge elettorale – ha spiegato – e la stragrande maggioranza dei deputati ha condiviso la linea dell’approvazione della legge elettorale. Tra l’altro la discussione è stata assai più alta di come è stata rappresentata dai media e quindi non vedo alcun rischio”.
Ginefra (Area Riformista Pd): “Isolare gli estremismi e migliorare le riforme”
All’interno della minoranza Pd, però, c’è anche chi la pensa diversamente. Il riferimento è ad Area Riformista, che tramite il deputato Dario Ginefra ha voluto prendere le distanze da coloro che non vogliono votare l’Italicum. “Sulla legge elettorale il nostro contributo è stato determinante per modificare un testo di partenza che non ci convinceva assolutamente” ha detto il parlamentare pugliese, secondo cui “avevamo invocato modifiche ulteriori dello stesso, ma ci siamo nettamente distinti da quella minoranza che annunciava ‘combattimenti‘ e voti contro. Ora dobbiamo evitare di sclerotizzare il confronto – è la posizione di Ginefra – anche perché offriamo l’alibi a chi, dalla parte della maggioranza, lavora per l’emarginazione della minoranza e per l’interruzione di un dialogo possibile nel prosieguo della riforma costituzionale del Senato”.
Scelta Civica valuta diserzione in Commissione Affari Costituzionale
La sostituzione tra i deputati del Pd in Commissione Affari Costituzionali ha provocato anche altre conseguenze. Scelta Civica, infatti, sta valutando la decisione di disertare i lavori della Commissione e di andare direttamente in Aula. E’ quanto emerge in ambienti vicini al partito guidato da Enrico Zanetti. Sc, che attualmente fa parte della maggioranza di governo, ha infatti stabilito nella direzione di alcuni giorni fa di presentare e sostenere in modo trasparente, senza mai ricorrere al voto segreto, le proposte migliorative elaborate dai suoi componenti sopratutto in commissione. La decisione del Partito democratico di sostituire alcuni componenti, spiega alcune fonti, chiude ogni strada alle modifiche dell’Italicum. Gli emendamenti proposti da Scelta Civica propongono la previsione di collegi elettorali più piccoli, la possibilità di apparentamento al ballottaggio con premio alla coalizione e correzioni al meccanismo delle multicandidature.
M5s: “Se Renzi espelle minoranza Pd, lasciamo la commissione”
Oltre a Scelta Civica, anche il Movimento 5 Stelle ha minacciato di abbandonare i lavori in commissione Affari Costituzionali in caso di epurazione dei dissidenti democratici. Ad annunciarlo con un tweet il deputato Danilo Toninelli, vicepresidente della commissione Affari costituzionali: “#Italicum Se Renzi espellerà minoranza, ritireremo gli emendamenti e lasceremo la commissione. Inutile partecipare a farsa con burattini che dicono si a comando”.
Presentati 135 emendamenti, almeno 11 dalla minoranza dem
Sono 97 gli emendamenti alla legge elettorale che a partire da domani pomeriggio (ore 14.30) saranno sottoposti al voto. Ne erano stati presentati 135 dei quali una parte è stata dichiarata inammissibile in Commissione affari costituzionali della Camera. Lo ha reso noto il presidente della Commissione, Francesco Paolo Sisto. Tredici sono quelli del Pd, circa venti quelli del M5S. Le votazioni che inizieranno domani pomeriggio si svolgeranno anche giovedì mattina. L’ufficio di presidenza della commissione, però, ha rinviato l’esame, inizialmente previsto per domani alle 10, per approfondire gli emendamenti giudicati inammissibili (sono stati 40). Un voto che però è subordinato alle decisioni che prenderanno i gruppi in relazione allo scontro interno al Pd. Il rischio, neanche a dirlo, è l’Aventino. In tutto ciò, gli emendamenti firmati da alcuni esponenti della minoranza dem, tra i quali Alfredo D’Attorre, affrontano principalmente i nodi dei capilista bloccati e della mancata possibilità di apparentamento tra le liste al ballottaggio. L’esatto opposto di quanto chiesto da Renzi nella riunione dell’assemblea dei deputati Pd di mercoledì scorso, quando ha chiesto ai suoi di approvare l’Italicum a Montecitorio senza modifiche. In “fortissimo dissenso” con questa linea il capogruppo Roberto Speranza aveva rassegnato le proprie dimissioni. Anche all’interno della minoranza, però, c’è una voce fuori dal coro: è quella di Giuseppe Lauricella. “Alla riunione di gruppo ho preso una posizione diversa rispetto alla minoranza: sono dell’idea che sulla legge elettorale dobbiamo andare avanti. Io non mi faccio sostituire in commissione” ha detto, spiegando che seguirà la linea del gruppo e che “se poi si apre una possibilità di modifica del testo, presenterò gli emendamenti in Aula“.
Alfredo D’Attorre: “Sostituzione? Non lasciamo gruppo del Pd”
“Non è messa in discussione la nostra presenza nel gruppo. Non credo che la nostra reazione sarà questa”. Parola di Alfredo D’Attorre, membro della commissione Affari costituzionali della Camera, a margine dei lavori sull’Italicum e a proposito della ventilata sostituzione dei deputati dem contrari alla riforma della legge elettorale. “Immagino – ha aggiunto il bersaniano – che il gruppo prenderà una decisione” sulla sostituzione “nelle prossime ore. Noi abbiamo detto no alla condizione di immodificabilità dell’Italicum e a un passo indietro in commissione soprattutto dal momento che il Governo non ha sgomberato il terreno dall’ipotesi fiducia”. Se verrà deciso di sostituire i componenti della minoranza dem, “ciascuno di noi – ha sottolineato – si riserva di fare proprie valutazioni politiche. Dal punto di vista formale la sostituzione può essere decisa dal capogruppo, non è in discussione”. “Ho presentato 3 o 4 emendamenti a firma solo mia e altri li ho condivisi. I temi principali sono la riduzione dei capilista nominati a un massimo del 25 per cento e la possibilità di apparentamento al secondo turno”. Così Alfredo D’Attorre, deputato dem e membro della commissione Affari costituzionali della Camera, risponde ai cronisti a margine dei lavori sull’Italicum. Emendamenti, sottolinea, che ripresenterà in aula se venisse sostituito in commissione
Renzi: “Posizioni minoranza su Italicum? Mi sembra la canzone Cara di amo“
Matteo Renzi, dal canto suo, in mattinata – quindi prima dell’affaire sostituzione dei dissidenti in commissione – ha continuato imperterrito sulla sua linea. “Le posizioni sulla legge elettorale mi ricordano la canzone ‘Cara ti amo’ di Elio e le storie tese” ma “è un pò volgare per ricordarla”. Per il premier “la legge elettorale perfetta non esiste” e “si può sempre migliorare” ma questa legge “finalmente elimina inciuci, poteri di ricatto e consente di avere un governo stabile per cinque anni”. Non solo. Per Renzi “questa legge elettorale ha un vantaggio: si sa chi vince, grazie al ballottaggio. Saranno gli italiani così a scegliere chi andrà al governo del Paese – ha continuato – Io sono presidente del Consiglio senza essermi candidato alle elezioni, per scelta del presidente della Repubblica e parlamentare, è un controsenso. Con questa legge avremo invece certezza di chi vince, non ci saranno più gli inciuci”. Scendendo nel particolare, inoltre, a sentire il presidente del Consiglio “il fatto che ci sia il premio di maggioranza che va alla lista che vince vuol dire che non ci sarà più le grandi accozzaglie di coalizioni. Ricordate l’Unione di Prodi? La chiamavano Unione e si misero a litigare il giorno dopo. Ricordate l’accozzaglia interna al centrodestra?” ha sottolineato. Poi, sulla minoranza: “Abbiamo concesso molte modifiche, ma non si può ripartire tutte le volte daccapo, come da vizio italico. Abbiamo lavorato un anno e un mese, ci siamo”.
Politica
Italicum, minoranza Pd contraria: tutti cacciati da commissione alla Camera
Si tratta, sottolineano fonti Pd, di una sostituzione 'ad hoc' e non definitiva, valida quindi solo per l’esame della legge elettorale. "Abbiamo comunicato che non intendiamo votare né i singoli articoli né il mandato al relatore. Ci è stato detto che saremo sostituiti nella Affari Costituzionali" ha comunicato il bersaniano Giorgis. Polemica sulla possibile fiducia alla riforma elettorale. Cuperlo: "Legislatura a rischio". E anche Scelta Civica si sfila... M5s: "Se il premier espelle minoranza disertiamo i lavori"
“Siamo all’ultimo chilometro, allo sprint finale: lo faremo sui pedali e a testa alta”. Ha ragione Matteo Renzi. Perché per il Pd la stretta finale sull’Italicum è una salita difficile, dura, dove – restando al gergo ciclistico – ogni scatto rischia di avere conseguenze nefaste. La conferma arriva dalla decisione della minoranza interna al partito del premier e dalla reazione di quest’ultimo: dieci deputati della minoranza dem in commissione Affari Costituzionali sono stati “tutti sostituiti” dall’ufficio di presidenza del gruppo, che si è riunito in serata. Si tratta, sottolineano fonti Pd, di una sostituzione ‘ad hoc’ e non definitiva, valida quindi solo per l’esame dell’Italicum e in linea con quanto deciso nell’assemblea dei deputati Pd. Ad essere sostituiti sono Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini e Marco Meloni mentre i nomi dei deputati che subentreranno saranno resi noti prima dell’inizio delle votazioni sugli emendamenti, previsto domani alle 14.30. L’ufficio di presidenza, viene spiegato al termine della riunione, non ha invece esaminato la questione relativa alle dimissioni del capogruppo Pd Roberto Speranza né ha deciso di convocare l’assemblea dei deputati che affronti la sua eventuale sostituzione.
Ad annunciare la decisione era stato in giornata il bersaniano Andrea Giorgis: “Abbiamo comunicato che non intendiamo votare né i singoli articoli né il mandato al relatore. Ci è stato detto che saremo sostituiti”. Tradotto: l’opposizione democratica si mette di traverso su un provvedimento assai caro al leader e Renzi, senza giri di parole, li caccia. Apriti cielo. Veleni, accuse e un rischio concreto: l’Aventino. Scelta Civica (che appoggia il governo) e Movimento 5 Stelle, minacciano di disertare i lavori in commissione per protestare contro l’accaduto. Sel, Forza Italia e Lega Nord, invece, lavorano per capire con quali forme protestare. Il primo effetto già c’è: l’esame degli emendamenti (97) è slittato dalle 10 alle 14.30 di domani. La sintesi la fornisce Stefano Fassina: “La sostituzione è un fatto grave” perché si tratta “della conseguenza dell’indisponibilità da parte del presidente del Consiglio a riconoscere le correzioni necessarie affinché il pacchetto Italicum-revisione del Senato non porti ad un presidenzialismo di fatto senza contrappesi e quindi ad una pericolosa regressione della nostra democrazia”.
Gli esclusi: da Bersani a Cuperlo, da Bindi a D’Attorre
Muro contro muro, quindi. Con la bilancia che pende inevitabilmente dalla parte di Renzi, più forte per numeri e posizione. A farne le spese nomi pesanti nella storia del Pd. Secondo quanto riferito da diverse fonti della minoranza dem, infatti, i sostituiti dal Pd in commissione Affari costituzionali per le votazioni sulla legge elettorale, potrebbero essere Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini, Marco Meloni.
Ma non è solo la questione della sostituzione in commissione ad agitare le acque democratiche. Matteo Renzi, infatti, non ha escluso di mettere la fiducia della riforma della legge elettorale (“Fiducia? Lo vedremo al momento della discussione parlamentare” ha detto), il che ha provocato la durissima reazione della minoranza interna. Ed è proprio Cuperlo, uno dei presunti sostituiti, a pronunciare parole assai dure: “La fiducia sull’Italicum rappresenterebbe uno strappo che metterebbe seriamente a rischio il proseguimento della legislatura, perché le opposizioni tutte avrebbero una reazione forte”. Stefano Fassina, invece, parla di minaccia: “Non voglio prendere in considerazione la continua minaccia del ricorso alla fiducia. E’ inaccettabile sul piano di principio. Non la voterei nemmeno se condividessi la legge al 100%” ha detto Fassina, che alla domanda esplicita se voterà o meno la legge in Aula ha risposto solo: “Presenteremo degli emendamenti”.
Bindi: “Sostituzione legittima, ma ora dibattito si sposta in aula”
“Essere sostituti in 10 é una sostituzione di massa”, ma ora “il dibattito si sposta in aula”. E’ il commento di Rosy Bindi a proposito della sostituzione annunciata dei membri del Pd contrari all’Italicum in commissione. “Il gruppo – ha osservato – ha deciso che la legge elettorale andasse approvata così com’è ed è evidente che esercita la sovranità, perché il regolamento glielo consente, e può sostituire membri della commissione, ma il dibattito è rimandato in aula, dove io e gli altri presenteremo emendamenti”.
Rosato (Vicecapogruppo Pd): “Sostituzione già decisa in assemblea”
Non si è fatta attendere la replica del partito, che tramite Ettore Rosato (vicecapogruppo alla Camera facente funzioni dopo le dimissioni di Roberto Speranza) ha precisato la tempistica della sostituzione, confermandola di fatto: “La decisione è già stata presa mercoledì dall’assemblea del gruppo Pd che ha deliberato di sostituire chi non vota mandato a relatore. Non ci sono altre decisioni da assumere”. “Ormai si tratta di decisioni dei singoli – ha aggiunto – e ci sono atti conseguenti alle decisioni”. Su chi sarà il nuovo capogruppo Pd alla Camera, invece, “c’è una valutazione che abbiamo lasciato aperta per capire cosa fa Speranza, se ci sono margini rispetto alle sue dimissioni”.
Guerini: “I membri delle commissioni possono essere sostituiti”
“I membri delle commissioni parlamentari sono designati dall’ufficio di presidenza del gruppo e quindi possono essere sostituiti”. Parola del vicesegretario nazionale del Pd, Lorenzo Guerini, secondo cui “nei giorni scorsi il gruppo ha discusso della legge elettorale – ha spiegato – e la stragrande maggioranza dei deputati ha condiviso la linea dell’approvazione della legge elettorale. Tra l’altro la discussione è stata assai più alta di come è stata rappresentata dai media e quindi non vedo alcun rischio”.
Ginefra (Area Riformista Pd): “Isolare gli estremismi e migliorare le riforme”
All’interno della minoranza Pd, però, c’è anche chi la pensa diversamente. Il riferimento è ad Area Riformista, che tramite il deputato Dario Ginefra ha voluto prendere le distanze da coloro che non vogliono votare l’Italicum. “Sulla legge elettorale il nostro contributo è stato determinante per modificare un testo di partenza che non ci convinceva assolutamente” ha detto il parlamentare pugliese, secondo cui “avevamo invocato modifiche ulteriori dello stesso, ma ci siamo nettamente distinti da quella minoranza che annunciava ‘combattimenti‘ e voti contro. Ora dobbiamo evitare di sclerotizzare il confronto – è la posizione di Ginefra – anche perché offriamo l’alibi a chi, dalla parte della maggioranza, lavora per l’emarginazione della minoranza e per l’interruzione di un dialogo possibile nel prosieguo della riforma costituzionale del Senato”.
Scelta Civica valuta diserzione in Commissione Affari Costituzionale
La sostituzione tra i deputati del Pd in Commissione Affari Costituzionali ha provocato anche altre conseguenze. Scelta Civica, infatti, sta valutando la decisione di disertare i lavori della Commissione e di andare direttamente in Aula. E’ quanto emerge in ambienti vicini al partito guidato da Enrico Zanetti. Sc, che attualmente fa parte della maggioranza di governo, ha infatti stabilito nella direzione di alcuni giorni fa di presentare e sostenere in modo trasparente, senza mai ricorrere al voto segreto, le proposte migliorative elaborate dai suoi componenti sopratutto in commissione. La decisione del Partito democratico di sostituire alcuni componenti, spiega alcune fonti, chiude ogni strada alle modifiche dell’Italicum. Gli emendamenti proposti da Scelta Civica propongono la previsione di collegi elettorali più piccoli, la possibilità di apparentamento al ballottaggio con premio alla coalizione e correzioni al meccanismo delle multicandidature.
M5s: “Se Renzi espelle minoranza Pd, lasciamo la commissione”
Oltre a Scelta Civica, anche il Movimento 5 Stelle ha minacciato di abbandonare i lavori in commissione Affari Costituzionali in caso di epurazione dei dissidenti democratici. Ad annunciarlo con un tweet il deputato Danilo Toninelli, vicepresidente della commissione Affari costituzionali: “#Italicum Se Renzi espellerà minoranza, ritireremo gli emendamenti e lasceremo la commissione. Inutile partecipare a farsa con burattini che dicono si a comando”.
Presentati 135 emendamenti, almeno 11 dalla minoranza dem
Sono 97 gli emendamenti alla legge elettorale che a partire da domani pomeriggio (ore 14.30) saranno sottoposti al voto. Ne erano stati presentati 135 dei quali una parte è stata dichiarata inammissibile in Commissione affari costituzionali della Camera. Lo ha reso noto il presidente della Commissione, Francesco Paolo Sisto. Tredici sono quelli del Pd, circa venti quelli del M5S. Le votazioni che inizieranno domani pomeriggio si svolgeranno anche giovedì mattina. L’ufficio di presidenza della commissione, però, ha rinviato l’esame, inizialmente previsto per domani alle 10, per approfondire gli emendamenti giudicati inammissibili (sono stati 40). Un voto che però è subordinato alle decisioni che prenderanno i gruppi in relazione allo scontro interno al Pd. Il rischio, neanche a dirlo, è l’Aventino. In tutto ciò, gli emendamenti firmati da alcuni esponenti della minoranza dem, tra i quali Alfredo D’Attorre, affrontano principalmente i nodi dei capilista bloccati e della mancata possibilità di apparentamento tra le liste al ballottaggio. L’esatto opposto di quanto chiesto da Renzi nella riunione dell’assemblea dei deputati Pd di mercoledì scorso, quando ha chiesto ai suoi di approvare l’Italicum a Montecitorio senza modifiche. In “fortissimo dissenso” con questa linea il capogruppo Roberto Speranza aveva rassegnato le proprie dimissioni. Anche all’interno della minoranza, però, c’è una voce fuori dal coro: è quella di Giuseppe Lauricella. “Alla riunione di gruppo ho preso una posizione diversa rispetto alla minoranza: sono dell’idea che sulla legge elettorale dobbiamo andare avanti. Io non mi faccio sostituire in commissione” ha detto, spiegando che seguirà la linea del gruppo e che “se poi si apre una possibilità di modifica del testo, presenterò gli emendamenti in Aula“.
Alfredo D’Attorre: “Sostituzione? Non lasciamo gruppo del Pd”
“Non è messa in discussione la nostra presenza nel gruppo. Non credo che la nostra reazione sarà questa”. Parola di Alfredo D’Attorre, membro della commissione Affari costituzionali della Camera, a margine dei lavori sull’Italicum e a proposito della ventilata sostituzione dei deputati dem contrari alla riforma della legge elettorale. “Immagino – ha aggiunto il bersaniano – che il gruppo prenderà una decisione” sulla sostituzione “nelle prossime ore. Noi abbiamo detto no alla condizione di immodificabilità dell’Italicum e a un passo indietro in commissione soprattutto dal momento che il Governo non ha sgomberato il terreno dall’ipotesi fiducia”. Se verrà deciso di sostituire i componenti della minoranza dem, “ciascuno di noi – ha sottolineato – si riserva di fare proprie valutazioni politiche. Dal punto di vista formale la sostituzione può essere decisa dal capogruppo, non è in discussione”. “Ho presentato 3 o 4 emendamenti a firma solo mia e altri li ho condivisi. I temi principali sono la riduzione dei capilista nominati a un massimo del 25 per cento e la possibilità di apparentamento al secondo turno”. Così Alfredo D’Attorre, deputato dem e membro della commissione Affari costituzionali della Camera, risponde ai cronisti a margine dei lavori sull’Italicum. Emendamenti, sottolinea, che ripresenterà in aula se venisse sostituito in commissione
Renzi: “Posizioni minoranza su Italicum? Mi sembra la canzone Cara di amo“
Matteo Renzi, dal canto suo, in mattinata – quindi prima dell’affaire sostituzione dei dissidenti in commissione – ha continuato imperterrito sulla sua linea. “Le posizioni sulla legge elettorale mi ricordano la canzone ‘Cara ti amo’ di Elio e le storie tese” ma “è un pò volgare per ricordarla”. Per il premier “la legge elettorale perfetta non esiste” e “si può sempre migliorare” ma questa legge “finalmente elimina inciuci, poteri di ricatto e consente di avere un governo stabile per cinque anni”. Non solo. Per Renzi “questa legge elettorale ha un vantaggio: si sa chi vince, grazie al ballottaggio. Saranno gli italiani così a scegliere chi andrà al governo del Paese – ha continuato – Io sono presidente del Consiglio senza essermi candidato alle elezioni, per scelta del presidente della Repubblica e parlamentare, è un controsenso. Con questa legge avremo invece certezza di chi vince, non ci saranno più gli inciuci”. Scendendo nel particolare, inoltre, a sentire il presidente del Consiglio “il fatto che ci sia il premio di maggioranza che va alla lista che vince vuol dire che non ci sarà più le grandi accozzaglie di coalizioni. Ricordate l’Unione di Prodi? La chiamavano Unione e si misero a litigare il giorno dopo. Ricordate l’accozzaglia interna al centrodestra?” ha sottolineato. Poi, sulla minoranza: “Abbiamo concesso molte modifiche, ma non si può ripartire tutte le volte daccapo, come da vizio italico. Abbiamo lavorato un anno e un mese, ci siamo”.
C'era una volta la Sinistra
di Antonio Padellaro e Silvia Truzzi 12€ AcquistaArticolo Precedente
Sindaci, la classifica di gradimento: Pisapia 70esimo e Marino 82esimo
Articolo Successivo
Naufragio migranti: siamo sempre i soliti ipocriti
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Summit di Parigi sull’Ucraina: presente anche Meloni. Scholz frena: “Sbagliato parlare di truppe europee sul terreno”. Starmer: “Serve intesa duratura con Mosca”
Politica
Russia ancora contro Mattarella: ‘Parallelo con Hitler? Conseguenze’. Ovazione in Aula per il Presidente. M5s: “Noi non l’avremmo detto”
Politica
Conte lancia la piazza anti-governo: “Stanchi di prese in giro”. Schlein: “Ci siamo, organizziamola insieme”
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro polacco Donald Tusk ha dichiarato che l'Europa è consapevole che i suoi legami con gli Stati Uniti sono entrati in una "nuova fase", dopo aver partecipato a una riunione di emergenza sulla sicurezza con altri leader europei a Parigi. "Tutti a questo incontro sono consapevoli che le relazioni transatlantiche, l'alleanza Nato e la nostra amicizia con gli Stati Uniti sono entrate in una nuova fase. Lo vediamo tutti", ha detto Tusk ai giornalisti a Parigi.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha invitato gli Stati Uniti a fornire "una garanzia di sicurezza" in Ucraina, affermando che è "l'unico modo" per dissuadere la Russia dall'attaccare nuovamente il Paese.
"Sono pronto a prendere in considerazione un impegno delle forze britanniche sul terreno insieme ad altri se si raggiungerà un accordo di pace duraturo", ha dichiarato il leader, dopo un incontro di emergenza a Parigi con i suoi omologhi europei. “Ma deve esserci il sostegno degli Stati Uniti, perché una garanzia di sicurezza da parte degli Stati Uniti è l’unico modo per scoraggiare efficacemente la Russia dall’attaccare nuovamente l’Ucraina”, ha aggiunto.
Milano, 17 feb. (Adnkronos) - Luca Tomassini, ex rappresentante legale della Vetrya, che si era aggiudicata l'incarico per lo sviluppo dei servizi digital delle Olimpiadi e Paraolimpiadi Milano-Cortina 2026, si è presentato in procura a Milano e si è riservato di tornare per spiegare alcuni aspetti dell'inchiesta per turbativa d'asta e corruzione. Accompagnato dal difensore Giordano Balossi, l'indagato ha interloquito con i titolari dell'indagine - l'aggiunta Tiziana Siciliano e coi pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis - e si è riservato su un possibile interrogatorio più approfondito. Confronto atteso a breve e comunque prima della scadenza del termine delle indagini che è previsto per metà marzo.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato di voler creare un'agenzia speciale per la "partenza volontaria" dei residenti di Gaza, dopo l'impegno del primo ministro a rispettare il piano del presidente americano di prendere il controllo del territorio palestinese e di sfollarne gli abitanti.
"Il ministro della Difesa Israel Katz ha tenuto una riunione oggi sulla partenza volontaria dei residenti di Gaza, dopo di che ha deciso di creare un'agenzia speciale per la partenza volontaria dei residenti di Gaza all'interno del Ministero della Difesa", si legge in una nota del ministero.
Almaty, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Sette persone sono rimaste intrappolate in una miniera di rame nel Kazakistan centrale a causa di un crollo. Lo hanno reso noto le autorità locali, aggiungendo che sono in corso le operazioni di soccorso. Secondo quanto riportato dai media kazaki, l'incidente è avvenuto a una profondità di circa 640 metri.
"A causa della rottura dei cavi, al momento non c'è comunicazione con i lavoratori", ha affermato in una nota il gestore della miniera, Kazakhmys. Non è stato specificato quando è avvenuto l'incidente, ma si è verificato presso lo stabilimento "Zhomart" dell'azienda, inaugurato nel 2006 nella regione centrale di Ulytau.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni ha lasciato il vertice di Parigi senza alcuna dichiarazione all'uscita. Per il momento non c'è una valutazione in chiaro da parte della presidente del Consiglio. Ma a Roma, a Montecitorio, le opposizioni incalzano e chiedono alla premier di venire in aula a chiarire in Parlamento cosa sta accadendo e quale è la linea dell'Italia nello sconquasso provocato dalle mosse dell'amministrazione Trump in Europa e sul fronte del conflitto ucraino. Pd, Movimento 5 Stelle e Avs si fanno portatori della richiesta. I 5 Stelle chiedono comunicazioni in aula con un voto.
"La presidente Meloni deve venire in aula a riferire su quanto sta accadendo. Su quella -dice Nicola Fratoianni- che potrebbe diventare la road map per una pace, per un cessate il fuoco, per un accordo in Ucraina. Si annuncia a Riad l'incontro tra la delegazione americana e quella russa. Un incontro in cui l'Europa non esiste e penso che questo sia un problema di cui il Parlamento, tutto il Parlamento, dovrebbe discutere. Non c'è tempo da perdere".
A nome del Pd parla il responsabile Esteri, Peppe Provenzano: "Giorgia Meloni deve venire in Aula, perché siamo alla fine del mondo di ieri", esordisce. "Gli alleati che ci avevano aiutato a liberarci dall'abisso del nazifascismo, oggi spalleggiano gli estremisti di destra, nostalgici del nazismo, in Germania. L'idea di escludere l'Europa dal negoziato per la pace in Ucraina è un attacco diretto al nostro continente". Di fronte a tutto questo, incalzano i dem, la premier "deve dirci da che parte vuole stare". Provenzano richiama "l'improvvida solitaria presenza della premier alla cerimonia giuramento di Trump", modo per sottolineare un "rapporto privilegiato" con la nuova amministrazione. Ma "in pochi giorni si è aperta una voragine nell'Atlantico" E "l'Italia deve scegliere da che parte stare. Il governo deve dirci da che parte vuole stare. Se partecipare al rilancio di un necessario protagonismo dell'Europa o continuare a stare dalla parte di chi vuole picconare la nostra costruzione comune".
E se il Pd conferma la linea del supporto a Kiev insieme alla richiesta di uno sforzo diplomatico europeo, i 5 Stelle rivendicano di sostenere "da tempo che andava trovata una soluzione diplomatica". Fino "a pochi mesi fa la premier Meloni diceva che con Putin era inutile parlare. Mi chiedo se ora direbbe lo stesso anche a Trump. Vogliamo delle comunicazioni del governo sulle novità della situazione ucraina, e le vogliamo con voto. Vorremmo sentire almeno per una volta Giorgia Meloni. La aspettiamo''.
Sul punto è poi tornato anche il capogruppo M5S, Riccardo Ricciardi, quando tutta l'aula si è alzata per una standing ovation in solidarietà al presidente Sergio Mattarella per gli attacchi subiti da parte del governo russo. Ricciardi nel dare solidarietà sottolinea però che il passaggio fatto dal capo dello Stato a Marsiglia, "che sicuramente è stato male interpretato, è un passaggio che noi non avremmo fatto perché dà la leva alla narrazione che da più due anni si sta facendo in Italia e in Europa, che giustifica il continuo invio di armi per continuare una guerra che ora si rendono tutti conto dovrà arrivare a una trattativa".
A stretto giro la replica in aula del capogruppo Fdi, Galeazzo Bignami: "Sono maldestri i tentativi di qualcuno di aprire, anche su questo, una distinzione che non ha ragione d’essere perché ci sarà tempo e modo di poter discutere se la trattiva di pace” sull’Ucraina “si aprirà grazie magari all’invio delle brigate del reddito di cittadinanza o grazie al fatto che qualcuno è stato al fianco di Kiev, grazie alla postura di questo governo, in continuità anche rispetto a quando voi avevate votato a favore dell’invio di armi".
Riad, 7 feb. (Adnkronos/Afp) - La delegazione russa, tra cui il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov, è arrivata in Arabia Saudita per colloqui di alto livello con funzionari statunitensi. Lo ha riferito la televisione di Stato russa.
Il canale di notizie Rossiya 24 ha mostrato i funzionari sbarcare da un aereo nella capitale saudita Riad. "La cosa principale è iniziare una vera normalizzazione delle relazioni tra noi e Washington", ha detto Ushakov a un giornalista dopo l'atterraggio.