Forse una vittoria di Pirro. Forse l’inizio della fine. Forse solo il primo round in attesa dello scontro finale. Ufficialmente attorno a Martin Winterkorn – l’amministratore delegato che ha fatto raddoppiare il fatturato di Volkswagen Group, “sfiduciato” a mezzo stampa dal grande azionista e presidente del Consiglio di Sorveglianza Ferdinand Piech – hanno fatto quadrato cinque dei sei membri del Comitato esecutivo. In una nota diffusa il giorno dopo la riunione di emergenza convocata a Salisburgo, il manager è stato definito “il migliore possibile” ed è stato suggerito il prolungamento del suo contratto.
Piech, nipote del fondatore e da solo proprietario del 13% di Porsche SE, la holding che controlla quasi il 52% del gruppo, sarebbe stato messo all’angolo. Ma i bene informati dicono che il 78enne patriarca non abbia mai perso una sfida. E l’interrogativo se un dirigente possa restare al suo posto contro il parere di uno degli uomini più influenti dell’azienda resta attuale. Il marchio Volkswagen “zoppica” (nel senso che arretra leggermente nelle vendite anche in questo avvio di 2015 e assicura margini inferiori a quelli di Audi e Porsche) e fatica non solo negli Stati Uniti, ma cresce meno del mercato anche in Cina, dove Winterkorn avrebbe dovuto recarsi per intervenire all’Auto Show di Shanghai, ma è stato salvato da una provvidenziale forma influenzale. Volkswagen è stata gestita dallo stesso Winterkorn, anche se ora passerà di mano.

Di sicuro Winterkorn ha fatto crescere – eccome – il gruppo, portandolo a livelli mai raggiunti prima, aumentando anche l’occupazione, soprattutto in Germania, dove i rappresentanti dei lavoratori (che non hanno azioni, ma hanno influenza) lo difendono a spada tratta. Un benservito come quello che Piech ha provato a dargli non lo meritava di certo. Ufficialmente anche i sindacati difendono il “dualismo”, cioè la dinamica tra due uomini forti come Piech e Wintekorn. Ma tra i due si sono schierati con il dirigente e non con l’azionista.
Con cinque voti contrari alla propria mozione di liquidare Winterkorn, Piech ha incassato nel giorno del suo compleanno forse la più amara sconfitta della sua vita. Perché ha colpito pubblicamente ed altrettanto pubblicamente è stato “colpito”. Pare abbia minacciato di cedere le quote proprie e della moglie, Ursula, che se andassero a investitori esterni potrebbero cambiare gli equilibri del gruppo. E si dice anche che il Comitato esecutivo abbia replicato con l’ipotesi di “dimissionarlo”.
Il comunicato che conferma la fiducia a Winterkorn rivela quello che è stato deciso, ma non quello che Piech intende fare. E già la prossima assemblea degli azionisti in calendario il 5 maggio, dove i due contendenti dovranno sedere allo stesso tavolo, potrebbe riservare qualche colpo di scena. Difficile, ma non impossibile.

Tra le righe pare di capire che di sicuro i vertici del gruppo non hanno gradito il metodo con il quale Piech ha provato a sbarazzarsi di Winterkorn. E di sicuro la sua uscita pubblica che aveva scatenato le polemiche ha urtato sensibilità e orgoglio di personaggi importanti che l’anziano patriarca ha scavalcato senza alcun rispetto per il loro ruolo. Piech non è cambiato – ha sempre parlato poco, ma le sue parole hanno sempre pesato come macigni – ma nel frattempo sono cambiati il gruppo e il modo di gestire le relazioni. È possibile che il suo destabilizzante tentativo acceleri la sua uscita di scena, magari con il benestare della famiglia Porsche, che potrebbe nutrire qualche “risentimento” per l’andamento della scalata tentata e poi ribaltata.
Volkswagen Group deve tutelare la propria immagine e credibilità e contestualmente la dignità di entrambi, che a loro modo hanno contribuito a farne il primo costruttore in Europa e il secondo al mondo. Il contratto di Winterkorn scade nel 2016, il mandato di Piech nel 2017. Allo stato delle cose sembra difficile che uno resti e l’altro vada. In qualche modo ormai i destini sembrano legati, nel bene e nel male. Il manager resta al suo posto, ma il patriarca ha certo cambiato idea sul suo conto. Ma d’ora in poi la contesa sarà sotterranea.
Fatti a motore
Volkswagen difende il suo manager dei record. Ma guerra con Piech non è finita
Cinque dei sei membri del Comitato esecutivo hanno votato per mantenere Winterkorn al suo posto. Il vecchio presidente e grande azionista Piech che lo aveva sfiduciato non è riuscito a buttarlo fuori, ma la partita non è finita. Potrebbe spostarsi lontano dai riflettori
Forse una vittoria di Pirro. Forse l’inizio della fine. Forse solo il primo round in attesa dello scontro finale. Ufficialmente attorno a Martin Winterkorn – l’amministratore delegato che ha fatto raddoppiare il fatturato di Volkswagen Group, “sfiduciato” a mezzo stampa dal grande azionista e presidente del Consiglio di Sorveglianza Ferdinand Piech – hanno fatto quadrato cinque dei sei membri del Comitato esecutivo. In una nota diffusa il giorno dopo la riunione di emergenza convocata a Salisburgo, il manager è stato definito “il migliore possibile” ed è stato suggerito il prolungamento del suo contratto.
Piech, nipote del fondatore e da solo proprietario del 13% di Porsche SE, la holding che controlla quasi il 52% del gruppo, sarebbe stato messo all’angolo. Ma i bene informati dicono che il 78enne patriarca non abbia mai perso una sfida. E l’interrogativo se un dirigente possa restare al suo posto contro il parere di uno degli uomini più influenti dell’azienda resta attuale. Il marchio Volkswagen “zoppica” (nel senso che arretra leggermente nelle vendite anche in questo avvio di 2015 e assicura margini inferiori a quelli di Audi e Porsche) e fatica non solo negli Stati Uniti, ma cresce meno del mercato anche in Cina, dove Winterkorn avrebbe dovuto recarsi per intervenire all’Auto Show di Shanghai, ma è stato salvato da una provvidenziale forma influenzale. Volkswagen è stata gestita dallo stesso Winterkorn, anche se ora passerà di mano.
Di sicuro Winterkorn ha fatto crescere – eccome – il gruppo, portandolo a livelli mai raggiunti prima, aumentando anche l’occupazione, soprattutto in Germania, dove i rappresentanti dei lavoratori (che non hanno azioni, ma hanno influenza) lo difendono a spada tratta. Un benservito come quello che Piech ha provato a dargli non lo meritava di certo. Ufficialmente anche i sindacati difendono il “dualismo”, cioè la dinamica tra due uomini forti come Piech e Wintekorn. Ma tra i due si sono schierati con il dirigente e non con l’azionista.
Con cinque voti contrari alla propria mozione di liquidare Winterkorn, Piech ha incassato nel giorno del suo compleanno forse la più amara sconfitta della sua vita. Perché ha colpito pubblicamente ed altrettanto pubblicamente è stato “colpito”. Pare abbia minacciato di cedere le quote proprie e della moglie, Ursula, che se andassero a investitori esterni potrebbero cambiare gli equilibri del gruppo. E si dice anche che il Comitato esecutivo abbia replicato con l’ipotesi di “dimissionarlo”.
Il comunicato che conferma la fiducia a Winterkorn rivela quello che è stato deciso, ma non quello che Piech intende fare. E già la prossima assemblea degli azionisti in calendario il 5 maggio, dove i due contendenti dovranno sedere allo stesso tavolo, potrebbe riservare qualche colpo di scena. Difficile, ma non impossibile.
Tra le righe pare di capire che di sicuro i vertici del gruppo non hanno gradito il metodo con il quale Piech ha provato a sbarazzarsi di Winterkorn. E di sicuro la sua uscita pubblica che aveva scatenato le polemiche ha urtato sensibilità e orgoglio di personaggi importanti che l’anziano patriarca ha scavalcato senza alcun rispetto per il loro ruolo. Piech non è cambiato – ha sempre parlato poco, ma le sue parole hanno sempre pesato come macigni – ma nel frattempo sono cambiati il gruppo e il modo di gestire le relazioni. È possibile che il suo destabilizzante tentativo acceleri la sua uscita di scena, magari con il benestare della famiglia Porsche, che potrebbe nutrire qualche “risentimento” per l’andamento della scalata tentata e poi ribaltata.
Volkswagen Group deve tutelare la propria immagine e credibilità e contestualmente la dignità di entrambi, che a loro modo hanno contribuito a farne il primo costruttore in Europa e il secondo al mondo. Il contratto di Winterkorn scade nel 2016, il mandato di Piech nel 2017. Allo stato delle cose sembra difficile che uno resti e l’altro vada. In qualche modo ormai i destini sembrano legati, nel bene e nel male. Il manager resta al suo posto, ma il patriarca ha certo cambiato idea sul suo conto. Ma d’ora in poi la contesa sarà sotterranea.
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Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".