Diciannove milioni di euro, 3.516 posti per i volontari. Sono i numeri del pasticcio del servizio civile, che il Dipartimento della gioventù si è impegnato a risolvere entro la prima metà di maggio. Al centro della questione, i fondi in eccesso che alcune Regioni italiane si sono trovate in cassa e che, in un primo momento, non avevano intenzione di rimettere in gioco per attivare nuovi progetti. Ora dal dipartimento fanno sapere di avere trovato la quadra, ma per risolvere la situazione si dovrà procedere al terzo bando in tre mesi. Esito inglorioso che si traduce in un promemoria per i prossimi anni: “Tra il Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale e le Regioni è in corso un confronto per individuare procedure tecniche che evitino, per il futuro, il ripetersi di tali situazioni”.

Ma andiamo con ordine. Con la legge di Stabilità 2015, per quest’anno il governo ha deciso di stanziare 115 milioni di euro per il servizio civile nazionale. Questa cifra, per altro, è stata motivo di non poche tensioni tra Palazzo Chigi e il mondo dell’associazionismo. In un primo momento, infatti, l’esecutivo aveva tagliato i fondi previsti dal governo Letta, da 73 a 65 milioni. Poi aveva ingranato la retromarcia, con l’aggiunta di 50 milioni che hanno portato la dote complessiva per il 2015, appunto, a quota 115.

Questi finanziamenti sono da distribuire sui vari progetti del servizio civile, che sono iscritti all’albo nazionale e ai ventuno albi regionali. Il 54% dei fondi è stato destinato all’elenco nazionale, il restante 46% a quelli regionali. “Ma tra le Regioni, gli stanziamenti sono ripartiti per grandezza e numero di abitanti – spiega Enrico Maria Borrelli, presidente del Forum nazionale servizio civile – Si tratta di un criterio che non risponde alle esigenze del servizio civile”.

E’ accaduto così che Campania, Sicilia e provincia autonoma di Trento avessero a disposizione fondi insufficienti a finanziare tutti i progetti autorizzati, mentre tutte le altre si sono trovate con risorse in eccedenza rispetto alle esigenze. “In totale, i fondi in eccesso delle Regioni ammontavano a circa 25 milioni, che corrispondevano a 4.500 volontari”, racconta Borrelli. In un primo momento, il Dipartimento della gioventù ha chiesto alle Regioni di cedere i finanziamenti eccedenti a quelle che presentavano progetti idonei ma non finanziati. Peccato che alla richiesta abbiano detto sì solo Liguria e Val d’Aosta.

Così il governo ha cercato di mettere una parziale pezza a questa situazione. Il 2 aprile Luigi Bobba, sottosegretario al ministero del Lavoro, ha annunciato di avere recuperato 1.046 posti di servizio civile. L’operazione è stata resa possibile dalla disponibilità di alcune Regioni a riutilizzare i propri fondi in eccesso per attivare progetti, iscritti però all’albo nazionale, che insistevano sui propri territori. Così è stata emessa un’integrazione al primo bando, con scadenza il 23 aprile, per quei mille volontari. “Abbiamo mantenuto fede alla promessa fatta non più di 15 giorni fa, in occasione della pubblicazione del bando 2015 per la selezione dei volontari – esultava il sottosegretario – i contatti per raggiungere un’intesa con le Regioni hanno dato i loro frutti”.

Eppure, gli enti regionali non avevano rimesso in circolo la totalità dei fondi in eccesso. Nelle loro casse, rimanevano inutilizzati 19 milioni di euro, che invece avrebbero potuto servire per avviare al servizio 3.516 volontari. Ad aprile la svolta: le Regioni con un surplus di finanziamenti rimetteranno in circolo queste risorse per i nuovi progetti da presentare con il bando di maggio. “Siamo assolutamente soddisfatti di questa scelta – conclude Borrelli – Ma il Servizio civile nazionale deve individuare un nuovo meccanismo di redistribuzione dei finanziamenti: bisogna garantire una risposta adeguata anche per i territori dove è più alto il fabbisogno in termini di giovani ed enti interessati”.

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