Cultura

Sebastian Chan, l’artista ‘rivoluzionario’ che unisce informatica e avanguardia

Poco più che quarantenne, australiano, Chan sta rivoluzionando il modo di fruire l’arte, il design, la visita a un museo. Collabora con varie organizzazioni internazionali in materia di nuove tecnologie culturali. Scrive regolarmente sul blog “Fresh & New”, e gira il pianeta esponendo le sue idee

di Maurizio Di Fazio

Sebastian Chan, ovvero dell’arte di fare arte del nuovissimo tipo. Addio pennelli, scalpelli, installazioni video e persino pruriti crossmediali. Lui sfrutta al massimo la tecnologia invasiva di oggi, potenziandola di senso. Fa dei devices che tutti abbiamo in tasca i nuovi strumenti artistici. Plasma musei virtuali più veri del vero. Fonde informatica di massa e avanguardia. Basta un dispositivo usb. Il suo capolavoro è il Cooper Hewitt Design Museum di New York, riaperto dopo quattro anni di restyling, di cui ha curato la nuova veste, una svolta nel panorama delle Mostre che verranno.

Museo 2.0, digitale, pienamente interattivo, gode di una doppia vita, fisica e online, inscindibili l’una dall’altra: a parte il sito web, aggiornato al secondo, a ogni visitatore del museo “reale” viene fornita una comune penna usb, che serve a scaricare informazioni e a interfacciarsi con gli altri hardware disseminati nella sale. Adagiando poi il pennino in corrispondenza delle didascalie volute, si entra nelle spiegazioni delle opere e nelle biografie degli autori: il downloading avviene su un dominio internet ad hoc, apposito per ogni utente. Così puoi portarti a casa una precisa sensazione, quella particolare suggestione, moltiplicando all’infinito e “in remoto” l’esperienza museale. Al Design Cooper Hewitt Museum le stampanti 3D e i robot performano, e nella cosiddetta Immersion Room vengono proiettate sui muri le carte da parati della collezione. L’arte nell’epoca della sua riproducibilità, trasferibilità e tascabilità tecnica. Sebastian Chan dimostra che una semplice chiavetta usb, o uno smartphone, schiudono infinite porte parallele. Mondi alternativi. È sufficiente cercarli, e un minimo sindacale di high-tech.

Poco più che quarantenne, from Australia, Chan sta rivoluzionando il modo di fruire l’arte, il design, la visita a un museo. Direttore della divisione Digital & Emerging Media del “Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum” della Grande Mela, ha in precedenza diretto il dipartimento Digital, Social and Emerging Technologies del Powerhouse Museum di Sydney, per cui ha gestito l’implementazione di strategie di condivisione su piattaforme Open Access e Creative Commons. È stato inoltre membro del gruppo di lavoro del governo australiano “Government 2.0”; collabora con varie organizzazioni internazionali in materia di nuove tecnologie culturali. Scrive regolarmente sul blog “Fresh & New”, e gira il pianeta esponendo le sue idee. Si aggiornano incessantemente le tecnologie, ma l’importante è amplificare il proprio viaggio estetico, perpetuandolo anche fuori dalle quattro mura di uno spazio espositivo. “Ogni museo ha i suoi bisogni e le sue specificità, ma l’ambizione di migliorare la fruizione del proprio pubblico dovrebbe essere universale” ha detto Sebastian Chan. Capito, Italia.

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