Quasi mezzo milione di profughi interni, più di diecimila feriti e oltre cinquemila morti. Stanno arrivando aiuti da tutto il mondo in Nepal, che il 25 aprile è stato colpito da un sisma di magnitudo 7.9 che sabato ha devastato la capitale Kathmandu, provocando vittime e crolli di edifici anche in India, Tibet, Pakistan e Bangladesh. Ma ad aggravare la situazione si è aggiunta anche una valanga di fango, ghiaccio e neve, che ha colpito il villaggio nepalese di Ghodatabela, situato in un’area non distante dall’epicentro: i dispersi sono almeno 250 e, scrive il Washington Post, si teme che il sisma assieme alle scosse di assestamento e alle violente piogge di questi giorni, abbiano reso più vulnerabili le zone montane a frane e le slavine. Il villaggio colpito è una meta molto popolare fra i trekker che si impegnano in scalate sull’Himalaya.
Quattro sono finora le vittime italiane e 10 connazionali, secondo quanto riferito dalla Farnesina, risultano ancora irreperibili, quasi 20 in meno rispetto ai 39 di cui aveva parlato in mattinata il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. “Nelle ultime ore – comunica la Farnesina – grazie alla ripresa parziale delle telecomunicazioni cellulari e al fatto che i soccorsi hanno potuto raggiungere alcune zone remote del Nepal, la ricerca costantemente effettuata dall’Unità di crisi del ministero degli Esteri ha dato i suoi esiti consentendo di riprendere i contatti con diversi connazionali che non si riuscivano a rintracciare”. “Al momento – è precisato nella nota – scende a una decina il numero degli italiani che la Farnesina sta ancora cercando di contattare”.
E secondo le Nazioni Unite in tutto, a essere state colpite dal sisma, sono otto milioni le persone, un quarto della popolazione del Nepal. E 1,4 milioni di persone hanno immediato bisogno di aiuti alimentari.
Cdm dichiara lo stato di emergenza – Il Consiglio dei ministri ha deciso oggi di dichiarare lo stato di emergenza, “atto formale necessario a consentire la partecipazione italiana all’intervento europeo“. “Lo stato di emergenza – si legge in una nota di Palazzo Chigi – permette di mettere in campo la task force completa della Protezione civile di assistenza sanitaria e di supporto operativo. Con la decisione odierna – dopo quella di domenica scorsa con la quale è già stato inviato in Nepal un team della Protezione civile e della Farnesina – il governo italiano risponde così attivamente alla richiesta di assistenza internazionale rivolta dal Nepal, nell’ambito del Meccanismo europeo di protezione civile, alla Direzione generale aiuti umanitari e Protezione civile”. La task force completa partirà domani, con un aereo dell’Aeronautica militare. Il governo ha anche autorizzato l’invio – nell’ambito delle missioni umanitarie – “delle competenze e delle professionalità del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo per supportare le autorità nepalesi nella definizione e nell’adozione delle misure emergenziali per la preservazione e il recupero del patrimonio culturale danneggiato dal sisma”.
Save the Children: “Migliaia di bambini a rischio ipotermia” – Migliaia di bambini e famiglie stanno dormendo in strada e in accampamenti di fortuna a Kathmandu e nelle altre aree colpite dal sisma, nonostante le fredde temperature notturne e le forti piogge, con alto rischio per adulti e bambini di ipotermia. “Molte case sono state danneggiate o distrutte e, in ogni caso, la gente è troppo spaventata per dormire in quelle ancora agibili, dopo la serie di forti scosse. Siamo particolarmente preoccupati per i bambini più piccoli che, per il forte freddo, sono esposti al rischio di ipotermia”, ha spiegato Roger Hodgson, vice direttore Save the Children in Nepal. L’organizzazione inoltre lancia l’allarme sull’urgente bisogno di medicinali per gli ospedali e le strutture mediche che stanno lottando allo stremo per soccorrere tutti i feriti. “Bisogna assolutamente portare aiuti alle giovani madri, ai neonati, ai bambini, con una particolare attenzione alle comunità più vulnerabili”, aggiunge Hodgson.