Nuova ordinanza di custodia cautelare nei confronti del’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino, della moglie Marisa Esposito, del cognato Giuseppe Esposito e di un agente di polizia penitenziaria. I quattro indagati sono accusati di concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, cioè assunti in violazione di disposizioni dell’ordinamento penitenziario. Per gli investigatori, infatti, Cosentino prima e soprattutto dopo il suo arresto, ha intrecciato rapporti con agenti del corpo della polizia penitenziaria tali da permettergli di ottenere trattamenti di favore durante la sua detenzione nel carcere di Secondigliano (Napoli).
Quindi, spiega ancora la procura di Napoli, “alcuni agenti della polizia penitenziaria, illecitamente remunerati attraverso somme di denaro o assunzioni di propri parenti, facevano arrivare a Cosentino messaggi dei suoi familiari o comunque provenienti dall’esterno, gli recapitavano beni e utilità varie, contravvenendo a quanto imposto dalla normativa carceraria e consentivano all’ex politico di muoversi liberamente nell’istituto penitenziario durante la notte”. Le indagini sono condotte dai pm Fabrizio Vanorio e Sandro D’Alessio del pool coordinato dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. L’ordinanza è stata notificata a Cosentino nel carcere di Terni, dove è stato trasferito dopo il ritrovamento, durante una perquisizione in cella a Secondigliano, di un iPod che sarebbe stato introdotto illegittimamente con la complicità del poliziotto penitenziario. In carcere sono finiti anche il cognato e l’agente mentre la moglie è scattato l’obbligo di dimora nel comune di residenza.
Gli investigatori hanno monitorato e filmato 36 incontri riservati tra l’agente penitenziario e il cognato di Cosentino avvenuti presso un distributore di benzina di Succivo. Nella perquisizione nella cella di Cosentino disposta il 21 marzo 2015, inoltre, sono state rinvenute 30 categorie di oggetti non consentiti dal regolamento carcerario e 12 in sovrappiù rispetto al consentito. L’ex leader regionale del Pdl è detenuto nell’ambito di tre processi relativi a presunte collisioni con il clan dei Casalesi.