Il braccio di ferro dura da mesi: da una parte sindacati, genitori ed educatori, dall’altra l’amministrazione Cinque stelle di Federico Pizzarotti, accusata dai primi di smantellare il sistema del welfare di Parma. Le proteste erano cominciate a fine 2014, quando il Comune aveva annunciato tagli al servizio di integrazione scolastica per i disabili, prima di fare un passo indietro per andare incontro alle famiglie. Nelle ultime settimane a infuocare il dibattito è stata invece la riorganizzazione dei servizi educativi, che comporterà una razionalizzazione delle strutture presenti sul territorio, con il cambio di gestione per molte (che passeranno dal pubblico al privato o al misto) e alla chiusura di altre. Il tutto per un risparmio di 600mila euro sui costi dell’intero servizio, pari a circa l’1,7 per cento su un totale di 35 milioni. Secondo le stime dei sindacati e dei comitati dei genitori, ciò comporterà la perdita di circa 230 posti per i bambini e incertezza anche per gli educatori e il loro posto di lavoro, anche se il Comune, cifre alla mano, ha smentito l’ipotesi. “Nell’ultimo anno ci sono state circa 200 iscrizioni in meno tra nidi e materne soprattutto nelle fasce di reddito medio – ha spiegato il vicesindaco Nicoletta Paci – anche se non è stato, come accusava qualcuno, il problema dell’aumento delle tariffe, che per questa fascia non ha subito variazioni significative, ma un effetto della crisi economica. Inoltre c’è stato un calo della natalità che secondo le proiezioni continuerà fino al 2018. C’erano strutture in cui rimanevamo posti vacanti da anni ed era necessario riorganizzare in modo da ottimizzare il servizio e le risorse”. Per il Comune non si tratterà di posti in meno, ma anzi, stando alla nuova organizzazione le liste d’attesa verranno azzerate e sarà salvaguardata anche l’occupazione perché in alcune strutture sarà esteso il servizio orario pomeridiano. “Con questo nuovo sistema si riusciranno a stabilizzare dei precari – ha aggiunto il sindaco Federico Pizzarotti – e inoltre il Comune incrementerà le quote nelle società miste pubblico-privato, quindi ci sarà un maggiore controllo”.
Ma i dubbi dei sindacati restano, e anche lo scontento dei genitori. “Le cifre che ci hanno fornito sono tutte da verificare, e non ci sono certezze per i lavoratori. – ha attaccato Tilla Pugnetti di Fp Cgil – L’amministrazione ha imposto delle scelte senza condividerle con i soggetti coinvolti. Ne risentiranno la qualità del servizio e anche il benessere delle famiglie e dei bambini”. L’accusa è che la giunta abbia deciso a tavolino, basandosi soltanto sui numeri, una rivoluzione che implicherà conseguenze per centinaia di famiglie che dovranno cambiare strutture ed educatori con cui confrontarsi. Le famiglie denunciano che il bando per l’iscrizione dei bambini è stato tenuto aperto solo poche settimane e che il cambiamento è stato presentato a domande già inviate, senza lasciare quindi ai genitori la possibilità di una seconda scelta o di valutare il cambiamento. “Non si può fare una riorganizzazione di questo tipo – aggiunge Elisabetta Oppici di Fp Cisl – L’amministrazione Cinque stelle agisce senza una progettualità, ma con ragionamenti ragionieristici e soprattutto senza condividerli con la comunità”.
Dopo mesi di contestazioni e proteste, l’ultimo atto delle sigle riunite Cgil Cisl e Uil è stata un’assemblea aperta dal titolo “Noi meritiamo di meglio – Prove tecniche di democrazia”: una vera e propria dichiarazione di guerra alla politica pentastellata che riguarda i servizi alla persona, che ha riunito anche membri dell’opposizione consiliare e comitati cittadini critici sul governo della città ducale. “Questa amministrazione sta smantellando il welfare in città – ha esordito il segretario provinciale di Cgil Massimo Bussandri – Si danno colpe ai tagli del governo centrale, ma proprio in un momento di crisi come questa è importante fare delle scelte politiche che tengano conto delle fragilità sociali, dal lavoro alla famiglia e ai servizi educativi. Le risorse possono essere trovate: basti pensare che Parma è penultima in regione per lotta all’evasione”. I sindacati chiedono di ridefinire un nuovo “modello Parma”, ma per il primo cittadino che in questi anni ha dovuto barcamenarsi tra il debito milionario del Comune ereditato dalla passata amministrazione e i tagli di risorse da Roma, quello del welfare è l’unico punto mai messo in discussione: “In tre anni dallo Stato abbiamo avuto 30 milioni in meno, e il settore del sociale è l’unico in cui gli investimenti sono rimasti della stessa entità – replica Pizzarotti – La parola ‘smantellare’ colpisce, ma non sempre chi si fa sentire di più è quello che ha più necessità. Per esempio, nei servizi educativi investiremo addirittura 400mila euro in più rispetto al passato. Purtroppo i bilanci non si fanno con le somme ipotizzate, ma con quelle sicure. Il Governo promette risorse, ma la maggior parte delle nostre entrate rimane a Roma. E noi dobbiamo pensare ad amministrare la città ogni giorno con quello che abbiamo di certo”.