Contrastare i danni neurologici provocati dalla sclerosi multipla stimolando la rigenerazione della mielina, la guaina isolante che circonda i nervi e migliora la trasmissione degli impulsi nervosi. Sono i primi risultati di alcuni trial clinici illustrati dalla Biogen di Cambridge, in Massachusetts, al meeting dell’American Academy of Neurology di Washington.

Secondo quanto riportato su Nature, i test, ancora preliminari poiché condotti su un numero limitato di individui, poco meno di un centinaio, si basano sull’uso di un anticorpo sperimentale, battezzato “anti-LINGO-1”, capace di favorire la ricrescita della struttura di rivestimento dei nervi, che negli individui colpiti dalla malattia è distrutta dal sistema immunitario, provocando gravi disabilità fisiche e cognitive.

Nelle sperimentazioni, effettuate su animali e cellule umane coltivate in laboratorio, l’anticorpo si è dimostrato efficace nel bloccare una proteina che inibisce la produzione di mielina, promuovendone così la crescita. “I farmaci attualmente disponibili negli Usa contro la sclerosi multipla – spiega su Nature Bruce Trapp, neuroscienziato presso la Cleveland clinic, in Ohio – sono in grado solo di rallentare questo processo di degenerazione, talvolta con pericolosi effetti collaterali. Nessuno, però – aggiunge l’esperto -, è al momento capace di arrestarlo”.

Sono molti i gruppi di ricerca che negli ultimi tempi stanno concentrando i loro sforzi proprio sui farmaci in grado di promuovere la ricostruzione della guaina di rivestimento nervosa, danneggiata dalla sclerosi multipla, una malattia con una prevalenza che varia tra i 2 e 150 casi per 100mila individui. La stessa rivista britannica Nature ha pubblicato, la scorsa settimana, uno studio, condotto da ricercatori Usa della Case Western Reserve University, su due farmaci progettati contro comuni disturbi della pelle, come l’eczema. I due composti, in alcuni test effettuati sui topi di laboratorio, hanno efficacemente stimolato l’organismo ad auto-ripararsi, agendo sulle staminali di cervello e midollo spinale, fino a spingerle a differenziarsi nelle cellule che fabbricano la mielina.

La speranza dei ricercatori è che questi farmaci, in combinazione con altri trattamenti sperimentali come quello sugli anticorpi, possano rallentare la progressione della malattia. “Se potessimo fornire abbastanza presto ai pazienti le terapie, forse – sottolinea Trapp – potremmo tenerli lontano dalla sedie a rotelle. Già questo – conclude l’esperto Usa – sarebbe un risultato enorme”.

L’Abstract dello studio su Nature

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