Il sisma in Nepal ha devastato la capitale Kathmandu, decine di villaggi e ridotto in polvere siti archeologici patrimonio dell’Unesco. Ma ha soprattutto causato la morte di oltre 7mila persone, tra le quali 54 stranieri. A comunicarlo è stato il ministero dell’Interno nepalese, che a una settimana dal terremoto ha precisato il numero delle vittime accertate, salito a 7.040.
L’Unità di crisi della Farnesina è ancora al lavoro per rintracciare gli ultimi due italiani che ancora mancano all’appello, mentre sono ancora 135 i cittadini francesi di cui non si hanno notizie dal giorno del terremoto. Secondo il ministero degli Esteri francese, “tre sono morti, un quarto è presunto disperso”. Intanto il ministero dell’Interno del Paese fa sapere: “Stiamo facendo del nostro meglio nelle operazioni di salvataggio e aiuto, ma adesso non penso che ci sia alcuna possibilità di trovare sopravvissuti”.
Intanto molti Paesi e istituzioni nel mondo si sono mobilitate a seguito della tragedia. La Commissione europea ha subito stanziato tre milioni di euro come prima testimonianza di solidarietà, ha anche attivato il suo meccanismo di Protezione civile, per coordinare e cofinanziare il trasporto di squadre di esperti e materiale, messi a disposizione dagli Stati membri, tra cui l’Italia. E sono vari i Paesi dell’Unione ad aver offerto fondi, per un totale di 25 milioni di euro, dando seguito alle richieste dell’Onu, che ha rivolto un appello da 415 milioni di dollari. I bisogni immediati riguardano logistica, forniture mediche, purificazione dell’acqua. E i rischi sono elevati anche per i bambini: l’’Unicef avverte rispetto ad un grave rischio di malattie per 15mila minori gravemente malnutriti.
In tutto, ad oggi, dalla comunità internazionale, da Canada a Giappone, da Finlandia a Gran Bretagna, sono stati destinati 68 milioni di dollari. E il commissario Ue per gli Aiuti umanitari Christos Stylianides, volato a Kathmandu col sottosegretario generale per gli Affari umanitari dell’Onu Valerie Amos, ha assicurato che l’Europa è pronta a dare altro sostegno. “Il nostro è un impegno a lungo termine”, ha detto.
Venerdì l’ambasciatrice dell’Unione in Nepal, Rensje Teerink, secondo cui i morti europei sono 12, aveva allertato: “Cerchiamo ancora di contattare mille cittadini comunitari. Non li abbiamo rintracciati e non sappiamo in che condizioni siano”. Fonti europee oggi spiegano: “si tratta dei casi aperti con le rispettive autorità consolari degli Stati membri Ue, ma “il dato è già diminuito. I Paesi stanno lavorando freneticamente nella ricerca dei loro cittadini”. Danimarca, Finlandia, Francia, Germania e Gran Bretagna sono gli Stati Ue con ambasciatori stabili a Kathmandu.