Cinema

Festival di Cannes 2015, la Francia presidia la Palma d’oro: 5 film in gara. E in giuria c’è Sophie Marceau

Aspirano alla Palma d'oro Dheepan di Jacques Audiard (regista de Il profesta), La loi du marché di Stéphane Brizé, Marguerite et Julien di Valerie Donzelli, Mon Roi di Maïwenn Le Besco, The Valley of Love di Guillaume Nicloux con Isabelle Huppert e Gérard Depardieu. Ci sono poi le pellicole di apertura e chiusura anch'esse francesi

di Anna Maria Pasetti

Con cinque concorrenti su 19 al Festival di Cannes 2015, ed entrambi i film di apertura e chiusura fuori concorso, si può parlare di un vero e proprio esercito nazionale pronto a “proteggere” la Croisette dalle invasioni straniere. E giammai si dica “ci sono troppi francesi quest’anno a Cannes” perché sarebbe un nonsenso. Non solo si trovano “a casa loro”, ma è noto che la cineindustria (e soprattutto l’eccellenza) francese sia seconda solo a quella americana, almeno in termini di densità produttiva. Dunque perché stupirsi o scandalizzarsi: d’altra parte un cospicuo assaggio d’Oltralpe si era notato anche all’ultima Mostra di Venezia, dove i cugini gareggiavano con ben quattro titoli mentre noi “padroni di casa” ne avevamo “solo” tre. Esattamente come quest’anno in trasferta da loro, quindi pari e patta, facendo le dovute proporzioni. E sarà la fascinosa Sophie Marceau l’eletta giurata a difendere i colori di casa: un compito che non le sarà facile considerando la qualità promessa dai suoi connazionali, almeno sulla carta.

Andando in ordine alfabetico, il primo aspirante transalpino alla Palma d’oro è il talentuoso , 63 anni di Parigi, osannato dalla critica mondiale per diverse pellicole e vincitore del Gran Prix a Cannes nel 2009 per Il profeta. Come in quella fortunata occasione, che si concentrava sul mondo arabo, la sua nuova fatica Dheepan (titolo provvisorio) ha solo parzialmente a che fare con un’umanità francese. Il titolo equivale al nome del protagonista, un guerriero Tamil srilankese. Sul finire della guerra civile, Dheepan decide di fuggire tentando l’emigrazione in Francia. Pensando di agevolarsi l’entrata nel Paese europeo si porta con sé due sconosciute: una donna e una bambina fingendole rispettivamente sua moglie e sua figlia. Ovvie difficoltà sopraggiungono con l’approdo e il tentativo di “vita francese”.

Il cast è pressoché sconosciuto essendo dello Sri Lanka, elemento che fa differire il film di Audiard dai suoi quattro connazionali concorrenti a partire da La loi du marché (La legge del mercato) di Stéphane Brizé. Questi, 48enne da Rennes, porta a Cannes un dramma sociale che vede protagonista Vincent Lindon nei panni di un disoccupato che finalmente trova lavoro presso un supermercato. Il suo ruolo è di guardia di sicurezza destinata a “spiare” i colleghi con le imbarazzanti conseguenze che tale compito comporta. È la prima volta che Brizé concorre alla Palma d’oro.

Chi l’ha visto non può averlo scordato. Parliamo de La guerre est declarée (uscito in Italia come Dichiarazione di guerra, 2012) di Valerie Donzelli che con la storia del proprio figlioletto ammalato e poi guarito dal cancro ha commosso il mondo. La regista/attrice – che all’epoca era esordiente – è ormai al suo terzo film con il quale concorre alla competizione principale per la prima volta. Il titolo è Marguerite et Julien, i protagonisti sono l’ex marito (e cosceneggiatore) Jérémie Elkaïm e la giovane Anaïs Demoustier. A quanto dichiara la regista, nata a Epinal 42 anni fa, si tratta di una “Fiaba contemporanea sul desiderio, la passione, la speranza, l’amore e la morte. Una storia senza tempo e soprattutto oltre ogni moralità”. Il vocabolo “moralità” in effetti può essere la chiave di lettura della pellicola, che vede due fratelli – appunto Marguerite et Julien – amarsi alla follia prima con l’innocenza dei bimbi e poi con l’eros degli adulti. L’amore incestuoso della Donzelli non mancherà di creare (un piccolo?) scandalo sulla Croisette.

Ed è ancora al femminile il quarto titolo transalpino sulla Croisette. A dirigerlo è la fascinosa attrice/autrice Maïwenn (Le Besco), 39 anni, già premiata nel 2011 al concorso con il Prix du Jury per lo sconvolgente Polisse sulla pedofilia in Francia, qui alla sua terza prova da regista “in lungo” dal titolo Mon Roi. Il film appartiene al genere sentimental-intimista su cui ancora pochissimo si conosce ad eccezione di un cast stellare, che vede al centro Vincent Cassel ed Emmanuelle Bercot, con l’aggiunta di Louis Garrel e di sua sorella Isild Le Besco. La curiosità vuole che i tre attori protagonisti di Mon Roi siano sulla Croisette anche in altre vesti assai rilevanti: Cassel è tra i protagonisti de Il Racconto dei Racconti del nostro Matteo Garrone (quindi gareggerà contro se stesso per un eventuale premio..), la Bercot aprirà da regista il Festival di Cannes fuori concorso con La tête haute mentre Garrel Jr. avrà “l’onore” di essere un evento speciale alla Quinzaine des Realisateurs col suo esordio alla regia Les deux amis.

Ultimo solo per l’alfabeto è infine il 48enne Guillaume Nicloux, che ricordiamo al Festival di Roma nel 2006 col discutibile Le concile de pierre con Monica Bellucci. È suo il compito di portare a confrontarsi a Cannes le top star nazionalpopolari Isabelle Huppert e Gérard Depardieu, interpreti di una coppia in viaggio esistenziale nella Valle della Morte in California a seguito del suicidio del figlio. The Valley of Love è il titolo della pellicola che – almeno per i suoi immensi attori – non passerà inosservata.

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