Da ogni lembo dello Stivale, dal Veneto alle Isole. Non solo. Pure da New York, Argentina, Brasile. E poi Danimarca, Francia, Spagna, Regno Unito. Perfino dal Burundi. Da questi posti e altri ancora, in un mese appena, oltre 500 italiani in fuga o in patria hanno risposto all’annuncio di una coppia di coniugi torinesi, Lia Taddei e Franco Rabezzana, che ha deciso di dare in affitto dei terreni in Piemonte e Toscana per pochi euro l’anno (circa 500/600). Lei ha 65 anni, è un’ex insegnante di Lettere in pensione. Lui ne ha 62, fa l’ingegnere. E hanno un figlio che frequenta il liceo. Quel patrimonio l’hanno ereditato dai loro genitori. “Non vogliamo che vada perso – spiega la signora Lia -. Noi ormai siamo anziani, non abbiamo più le energie per intraprendere l’attività agricola. Abbiamo avuto tutto quello che si poteva avere dalla vita, ora vogliamo dare una mano ai giovani disoccupati, vogliamo aiutare il nostro Paese”.
Le richieste sono arrivate da tantissimi laureati, chi in Agraria, chi in Scienze politiche. Anche architetti e fisioterapisti. Età media: dai 20 ai 35 anni. Con due eccezioni. “Mi hanno scritto dei cinquantenni che hanno perso il lavoro o che vorrebbero cambiare vita, come una madre che con il figlio gestisce un ristorante a Manhattan e sarebbe disposta a fare le valigie – racconta Lia -, e poi una ragazzina di 17 anni dalla Sicilia che al posto del curriculum mi ha inviato la sua pagella, piena di bei voti”.
Sul sito web Lia e Franco hanno pubblicato foto e descrizione dei terreni che offrono. Tre appezzamenti in tutto, che verranno affidati a tre gruppi di persone diverse. Il primo, di cinque ettari, si trova a Calliano, in provincia di Asti. “Qui c’è un’antica cascina da cui abbiamo ricavato un bed and breakfast, la struttura di fianco però va ristrutturata. Potrebbe essere trasformata in un ristorante, degli appartamenti, e un garage per gli attrezzi”.
Gli altri terreni sono sulle colline in provincia di Grosseto: 17 ettari nel comune di Scarlino, di cui 12 di bosco e cinque di olivo; e altri due ettari nel comune di Gavorrano. “Ma niente è fatto per niente, direte voi, ed è vero, noi ci guadagniamo una ‘botta di vita’ – scrivono sul sito i due coniugi -. Seguire dei giovani entusiasti che con passione realizzano almeno un po’ di quanto hanno sognato è un po’ come ringiovanire”. Accettano solo progetti di agricoltura sostenibile, che preservino il più possibile le colture già esistenti (vite e olivo), evitino l’utilizzo di sostanze chimiche e promuovano il mercato locale e i gas (gruppi di acquisto solidale). La selezione è aperta fino al 31 maggio. Nelle mail ricevute finora, le proposte sono state le più disparate: un campeggio, un circo, un parco giochi. Lia si raccomanda: “No, solo agricoltura sostenibile”. All’inizio si erano rivolti a un consorzio genovese per un parere. “E loro hanno messo l’annuncio su Facebook”. Che ha fatto il giro del mondo.
“La nostra gioventù era diversa, negli anni Settanta c’era più entusiasmo, fermento, possibilità di fare e cambiare. Oggi c’è un modo sfiduciato di affrontare le cose, non si cresce bene. Io e mio marito non possiamo stare a guardare e basta. Lui, tra l’altro, si occupa di progetti di finanziamento e fondi europei, potrebbe aiutare i giovani a ricercare i bandi”.