La cessione del Milan assomiglia a un incontro bilaterale di qualche anno. E dentro ci finiscono anche le reti televisive. E così Silvio Berlusconi si accomoda al tavolo con il Partito comunista cinese. Strano ma vero, secondo quanto riportato oggi da La Gazzetta dello Sport: la trattativa per il passaggio di proprietà del club rossonero vedrebbe impegnato direttamente il presidente cinese Xi Jinping, grande appassionato di calcio e simpatizzante del Diavolo. Così se una volta Berlusconi parlava con i tanto odiati comunisti da primo ministro, ora lo fa in veste di imprenditore privato, pensando al Milan. E non solo. Perché secondo il quotidiano sportivo il discorso sarebbe più ampio e coinvolgerebbe anche la ricerca di un partner per Mediaset con la possibilità di entrare, attraverso Fininvest, nel mercato televisivo orientale dalla porta principale. Una seconda avventura dopo quella non proprio fortunata (e affatto redditizia) con il canale sportivo Cspn.
Il ponte tra Pechino e Arcore sarebbe donna misteriosa che B. ha incontrato il giorno dopo i saluti con Bee Taechaubol, e che ora ha un nome. Si chiama Wang Xingxian ed è la direttrice della commissione The power of dream, come with love dell’organismo Apecf, Asia Pacific Exchange and Cooperation Foundation, il consorzio d’imprese che Pechino ha messo insieme per investire in Europa. Non una semplice emissaria di Richard Lee, a capo della cordata cinese, ma una donna di fiducia del governo. A conferma di quanto la Cina sia coinvolta nell’operazione negli scorsi giorni sono apparsi anche due fotomontaggi che ritraevano uno dei pezzi grossi del Partito e Wang Jianlin, il numero uno di Wanda Group già attivo nel calcio europeo con una quota di minoranza dell’Atletico Madrid e con l’acquisto di Infront, con alle spalle lo stemma del Milan e inequivocabili richiami alla trattativa. Una notizia sulla quale nel giro di qualche ora sarebbe calata la mannaia della censura che ha comportato la rimozione dal web dei due fotomontaggi.
Berlusconi tratta, dunque. E le garanzie, visto il calibro della controparte, sono sufficienti. Ma la svolta è lontana. Difficile che arrivino novità prima di giugno e la convinzione dell’ex cavaliere resta che vendere il Milan tutto e subito sarebbe un errore perché rimarrebbe la macchia di tre stagioni di basso profilo. Sabato, all’emittente ligure TeleNord, B. ha detto che il club è anche una questione di cuore e lo cederà solo se convinto fino in fondo che chi compra possa garantire investimenti in grado di riportarlo ai vertici del club europeo. Di certo i cinesi fanno sul serio. Pechino vede nel calcio un volano importante per affermare la propria leadership mondiale e l’interessamento a un brand internazionale come il Milan farebbe parte di una strategia molto più ampia per incamerare consenso e know-how da trasferire sui campi asiatici.
La partita più importante si gioca ora con Berlusconi, l’unico in grado di dire sì o no. L’offerta si aggira attorno ai 600 milioni per il 51%. Restano da capire i tempi, perché l’ingresso potrebbe essere graduale: il 30 per cento subito per poi salire fino al controllo della maggioranza nel giro di due, tre anni. Per permettere a Berlusconi di lasciare il Milan in buone mani e uscire di scena con la squadra al livello delle migliori almeno in Italia. Un ribaltone silenzioso, quello dei cinesi, mentre la pista che porta al broker Bee Teachaubol appare – quanto meno mediaticamente – congelata. Ieri Doyen Sports, il fondo tpo che farebbe da advisor sul mercato per Mr Bee, si è augurata una conclusione positiva della trattativa. Ma da quando il thailandese è apparso sulla scena non lo si era mai visto così lontano da Berlusconi, irritato dalla sua sovraesposizione mediatica e ben predisposto verso i cinesi. Del resto lo aveva promesso a Jinping nel 2009: “Se mai venderò il Milan, sarai il primo a saperlo”.
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Milan, “Silvio Berlusconi tratta la vendita direttamente con il presidente cinese”
Secondo quanto riportato da La Gazzetta dello sport, l'ex premier starebbe parlando con Xi Jinping per la cessione del club rossonero nell'ambito di un'operazione più ampia che coinvolgerebbe anche Mediaset. Per il quotidiano, l'obiettivo del leader di Forza Italia sarebbe entrare nel mercato televisivo orientale tramite Fininvest
La cessione del Milan assomiglia a un incontro bilaterale di qualche anno. E dentro ci finiscono anche le reti televisive. E così Silvio Berlusconi si accomoda al tavolo con il Partito comunista cinese. Strano ma vero, secondo quanto riportato oggi da La Gazzetta dello Sport: la trattativa per il passaggio di proprietà del club rossonero vedrebbe impegnato direttamente il presidente cinese Xi Jinping, grande appassionato di calcio e simpatizzante del Diavolo. Così se una volta Berlusconi parlava con i tanto odiati comunisti da primo ministro, ora lo fa in veste di imprenditore privato, pensando al Milan. E non solo. Perché secondo il quotidiano sportivo il discorso sarebbe più ampio e coinvolgerebbe anche la ricerca di un partner per Mediaset con la possibilità di entrare, attraverso Fininvest, nel mercato televisivo orientale dalla porta principale. Una seconda avventura dopo quella non proprio fortunata (e affatto redditizia) con il canale sportivo Cspn.
Il ponte tra Pechino e Arcore sarebbe donna misteriosa che B. ha incontrato il giorno dopo i saluti con Bee Taechaubol, e che ora ha un nome. Si chiama Wang Xingxian ed è la direttrice della commissione The power of dream, come with love dell’organismo Apecf, Asia Pacific Exchange and Cooperation Foundation, il consorzio d’imprese che Pechino ha messo insieme per investire in Europa. Non una semplice emissaria di Richard Lee, a capo della cordata cinese, ma una donna di fiducia del governo. A conferma di quanto la Cina sia coinvolta nell’operazione negli scorsi giorni sono apparsi anche due fotomontaggi che ritraevano uno dei pezzi grossi del Partito e Wang Jianlin, il numero uno di Wanda Group già attivo nel calcio europeo con una quota di minoranza dell’Atletico Madrid e con l’acquisto di Infront, con alle spalle lo stemma del Milan e inequivocabili richiami alla trattativa. Una notizia sulla quale nel giro di qualche ora sarebbe calata la mannaia della censura che ha comportato la rimozione dal web dei due fotomontaggi.
Berlusconi tratta, dunque. E le garanzie, visto il calibro della controparte, sono sufficienti. Ma la svolta è lontana. Difficile che arrivino novità prima di giugno e la convinzione dell’ex cavaliere resta che vendere il Milan tutto e subito sarebbe un errore perché rimarrebbe la macchia di tre stagioni di basso profilo. Sabato, all’emittente ligure TeleNord, B. ha detto che il club è anche una questione di cuore e lo cederà solo se convinto fino in fondo che chi compra possa garantire investimenti in grado di riportarlo ai vertici del club europeo. Di certo i cinesi fanno sul serio. Pechino vede nel calcio un volano importante per affermare la propria leadership mondiale e l’interessamento a un brand internazionale come il Milan farebbe parte di una strategia molto più ampia per incamerare consenso e know-how da trasferire sui campi asiatici.
La partita più importante si gioca ora con Berlusconi, l’unico in grado di dire sì o no. L’offerta si aggira attorno ai 600 milioni per il 51%. Restano da capire i tempi, perché l’ingresso potrebbe essere graduale: il 30 per cento subito per poi salire fino al controllo della maggioranza nel giro di due, tre anni. Per permettere a Berlusconi di lasciare il Milan in buone mani e uscire di scena con la squadra al livello delle migliori almeno in Italia. Un ribaltone silenzioso, quello dei cinesi, mentre la pista che porta al broker Bee Teachaubol appare – quanto meno mediaticamente – congelata. Ieri Doyen Sports, il fondo tpo che farebbe da advisor sul mercato per Mr Bee, si è augurata una conclusione positiva della trattativa. Ma da quando il thailandese è apparso sulla scena non lo si era mai visto così lontano da Berlusconi, irritato dalla sua sovraesposizione mediatica e ben predisposto verso i cinesi. Del resto lo aveva promesso a Jinping nel 2009: “Se mai venderò il Milan, sarai il primo a saperlo”.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".