Si allarga ai periti l’inchiesta sul crac della friulana Coop Carnica, crollata sotto il peso di oltre 8o milioni di debiti con buona pace dei soci prestatori rimasti col cerino in mano. Secondo quanto riportato dal Messaggero Veneto, la Procura di Udine, in una memoria allegata al piano di ammissione al concordato di CoopCa, parla di perizie “autoreferenziali” e guadagni “solo apparenti”, per mascherare le perdite della cooperativa che ha così continuato a raccogliere i prestiti degli ignari soci.

Il riferimento è alle valutazioni degli immobili della Immobilcoopca, la società della cooperativa per la gestione del patrimonio immobiliare del gruppo. A firmarle il geometra Bruno Dionisio e il commercialista Davide Veritti. Quest’ultimo, insieme al padre Giancarlo presidente del collegio sindacale di CoopCa e indagato nell’inchiesta penale sul crac, lavora nello studio Cover di Tolmezzo, di cui fanno parte anche i commercialisti Alfio Colussi (amministratore della cooperativa e vicepresidente di Immobiliarecoopca) e Luca D’Orlando, revisore contabile della coop friulana.

Secondo i pm “la perizie di stima degli immobili sarebbero state esposte in un circuito autoreferenziale” e “i dati riportati nei bilanci, anche relativamente alla valorizzazione della partecipazione Immobilcoopca, sarebbero stati ampiamente gonfiati così da creare l’apparenza di una situazione economico-patrimoniale della cooperativa più rosea di quella reale. Le iscrizioni a bilancio degli asset, quindi, “appaiono strumentali a consentire a CoopCa l’ulteriore accesso al prestito sociale rispettando formalmente ma non sostanzialmente i limiti patrimoniali stabiliti dall’ordinamento per la raccolta del prestito sociale”.

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